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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Santa Bona / Via G. Bindoni

Fingendosi colf “ripulivano” le case da soldi e preziosi: cinque arresti nel leccese

Già fermati per una rapina nel Salento, sono sospettati di aver perpetrato decine di colpi ai danni di vittime anziane e vulnerabili. Due della banda abitavano a Treviso

TREVISO Più delle cifre da capogiro della merce rubata, a sorprendere gli investigatori è stata la quantità di contatti e informazioni che circolava nel loro “bazar”. Ribattezzata “Case pulite” l’operazione che, all’alba di giovedì, ha portato all’arresto di cinque persone, quattro delle quali già ristretti ai domiciliari. I carabinieri della compagnia di Maglie (LE), in collaborazione coi colleghi di altre città italiane, hanno stretto le manette ai polsi dei trevigiani Dido Georgievic e e Laila Konstantino, rispettivamente un 30enne residente in via Bindoni e una 40enne di Borgo Mestre (entrambi ora in carcere a Santa Bona); Elisabetta Nikolic, 31enne di Roma e sua sorella Michela di 24 anni e Yelenia Federici, 32enne sempre romana. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip Vincenzo Brancato su richiesta del pm Roberta Licci, è stata eseguita alle 6,30 di giovedì mattina.

Soltanto la 40enne era in libertà, nonostante i suoi numerosi precedenti relativi ai reati di furto e rapina. I cinque componenti della banda, cittadini italiani di origini rom, sono sospettati di aver messo a segno decine e decine di colpi in più punti dello Stivale. Episodi accomunati da un unico fattore: ad essere prese di mira, ogni volta, vittime anziane, sole o comunque individui vulnerabili. Il primo fatto con cui quattro di loro diventano noti alle cronache locali è avvenuto nel mese di settembre, a Maglie. In quell’occasione, infatti, misero a segno una rapina nella cittadina, ai danni di due sorelle. Ad agire fu Elisabetta Nikolic, poi arrestata mentre fuggiva, nonostante stesse per scadere il periodo della sua gravidanza, in attesa dell’ottavo figlio. All'interno dell'ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari, è descritta come un soggetto davvero peiricoloso, senza scrupoli, scaltra e apatica. In quell’occasione, assieme alla complicità di altre due delle ragazze arrestate, rapinò una 81enne e una 85enne in una abitazione di via Luisa Frisari, per un maxi bottino di oltre 40mila euro. Soldi di cui non vi è più traccia.

La tecnica è la stessa con cui sono state colpite anche altre vittime: “Faccio pulizie per pochi euro, vengo per sostituire la colf, oggi è ammalata”. Un metodo diabolico che lascia intendere come la banda acquisisse precise e preventive informazioni, poi utilizzate per puntare l’obiettivo di turno. E’ con questo pretesto che quel giorno di settembre rapinarono le due anziane sorelle. Ma un testimone, insospettito da quei volti poco familiari, annotò il numero di targa di una Opel Astra e lo comunicò ai carabinieri del posto, guidati dal capitano Luigi Scalingi. Le indagini, un mese dopo, portarono al gruppo. Furono infatti fermati a Mottola, nel Tarantino, mentre erano ormai sulla strada del ritorno, in direzione delle periferie romane e delle zone di Tivoli e Frascati, dove domiciliano. Era appena passato un mese dalla rapina ai danni delle sorelle, e loro avevano fatto ritorno a Maglie, per colpire un’altra malcapitata con stratagemmi identici.

Una scusa per distrarre la donna in casa della quale venivano praticate le attività di pulizia, e poi il via ai complici che attendevano fuori dal portone. In questo secondo episodio, chè è quello contestato loro alle prime luci del giorno, sono spariti monili in oro, 300 euro in contanti, una pietra preziosa e la tessera bancomat della figlia della vittima. Fu proprio quest’ultima ad accorgersi dell’ammanco e a chiamare i militari dell’Arma. I carabinieri magliesi hanno trovato, addosso all’unico ragazzo della banda, che offriva essenzialmente supporto logistico  (lasciando che la vera mente del gruppo fosse la componente femminile), un mazzo di chiavi con decine e decine di esemplari: passepartout per accedere a ogni tipo di appartamento e mobilio. Chiavi “universali” per comodini, armadi e lucchetti. Non vi era nulla che fosse impossibile da scardinare per la banda di giovani ladri.

Peraltro, avevano non soltanto un efficiente sistema informativo, ma maneggiavano notevoli quantità di denaro che permetteva loro di potersi spostare senza intoppi, sostenendo le spese del pedaggio autostradale durante le trasferte, pagando pernottamenti presso conoscenti a Bari e dintorni, e a Lecce. Ed è proprio l’intricato intreccio di contatti con basisti locali che ha fornito lo spunto, agli inquirenti, per la prosecuzione dell’attività investigativa. Al momento, non vi sono indagati locali, ma non è escluso che possano esservi sviluppi nel corso delle prossime settimane. I carabinieri di Maglie sono, infatti, convinti che a supporto dell’attività criminale della banda, vi fossero diversi individui che risiedono attualmente nel Salento. Forse gli stessi in contatto con altre comunità, a volte anche straniere, che riescono a procacciare badanti, colf e altri profili professionali alle famiglie del Tacco.

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