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Cronaca Selvana / Via Cal di Breda

Dopo vent'anni l'Osservatorio cultura turismo ambiente "Antelao" lascia Villa Manfrin

Il commiato ufficiale è avvenuto nel pomeriggio dell'Epifania rinnovando una lunga tradizione del simbolico e beneaugurante "Pan e Vin" con offerta di vin brulé e dolci della tradizione

TREVISO Dopo quasi vent'anni di ininterrotta attività presso il Molinetto di Villa Manfrin, l'Osservatorio cultura turismo ambiente "Antelao" su espressa richiesta del Comune, lascerà l'ormai araldica sede entro febbraio. Il commiato ufficiale è avvenuto nel pomeriggio dell'Epifania rinnovando una lunga tradizione del simbolico e beneaugurante "Pan e Vin" con offerta di vin brulé e dolci della tradizione veneta. Un festa d'addio, presentando i nuovi progetti e incontrando molti amici che hanno collaborato o partecipato alle numerosissime attività realizzate fra Molinetto e Giardino con "Treviso in fiore" e altre proposte. E in queste settimane un intenso lavoro per sistemare l'archivio di circa trent'anni di attività da cui emergono eventi e incontri davvero esaltanti. Grande lavoro ancora per sgombrare la sede da mobili per la cospicua libreria, attrezzature tecniche e d'ufficio, scenografie utilizzate per gli spettacoli.

Una sede emblematica delle capacità dell'autentico volontariato e delle sinergie che si possono instaurare, considerato che per circa 20 anni è stato autentico laboratorio di idee, programmi, cultura e socialità con oltre mille manifestazioni fra mostre, concorsi, seminari, allestimenti floreali, spettacoli di ogni genere espressivo con almeno diecimila interpreti e un milione di spettatori. Tanta gente, tante conoscenze, tanto impegno, tante gratificazioni, una onorificenza per meriti culturali al presidente Antonio De Marco, sollecitata dall'ex Sindaco Sandro Reggiani. La parte sostanziale della presenza dell'Antelao a Villa Manfrin ha gravitato su "Treviso in fiore" e il declino dell'intensa operatività ha avuto il colpo definitivo nel 1997 con l'ultima edizione, a 20 anni dall'innovativo avvio di Santa Caterina, proseguito anche con le piazze, i musei, chiese, ville e palazzi di Treviso. Erano le "Floralia" trevigiane, a ricordo dei giochi in onore della dea Flora che si tenevano a Roma già nel primo secolo avanti Cristo. Venivano finanziati con vari tributi, ma con il passare del tempo, quel denaro fu impegnato altrove, da cui derivò la soppressione delle feste e l’immediato sdegno della dea Flora che si vendicò togliendo la sua benevole protezione. Le calamità che ne seguirono e le pressioni della gente, fecero rinsavire gli amministratori e l’ira della dea fu placata con la ripresa delle “Floralia”.

Proprio nella primavera del 1997 l'Antelao annunciava di non riuscire più a festeggiarle adeguatamente, pur "rincalzando il germoglio della fiducia e della speranza, cioè dell’impegno sociale e culturale". Nonostante le difficoltà operative e le ristrettezze congiunturali (leggi: assoluta chiusura dell'Amministrazione Comunale di Treviso) che costringevano ad un ridimensionamento drastico di gran parte del programma, l'Antelao rinnovò in strettissima economia, come sempre, e con tante collaborazioni, le feste di “Treviso in fiore”, sentendosi impegnato "a continuare a proporre alla cittadinanza e alla Marca esempi concreti di tutela e incremento del patrimonio, in particolare con ulteriore e maggior slancio verso il Giardino di Villa Manfrin e il suo Roseto (nel 1990 considerato fra i più importanti d'Italia) che meritano attenzione costante, passione e autentica professionalità per recuperare lo spirito originario e il senso della rinascita, in un afflato di adesione e fusione di sinergie". Auspici profetici, visto lo stato deplorevole in cui versa attualmente il giardino, nonostante le tante proposte dell'Antelao al Comune di una convenzione per continuare ad occuparsi attivamente della manutenzione, animazione e incentivazione.

Nonostante tutto e i numerosi tentativi di imitazione, “Treviso in fiore” rimane ancora oggi una manifestazione originale e fra quelle più autenticamente “istituzionali” della vita trevigiana. Si proponeva la difesa, il recupero e la valorizzazione del Giardino di Villa Manfrin e del verde in generale, con tutte le implicazioni estetiche ed ecologiche e iniziative di incontro, cultura e socialità, affinamento del gusto, della sensibilità e dell'amore per il territorio e una migliore qualità della vita. Il Giardino di Villa Manfrin, posto alla periferia nord di Treviso, dove si crea quell'osmosi straordinaria fra città e campagna e dove le acque di risorgiva sono le limpide vene di un territorio di grande ricchezza ambientale. Smembrato negli anni in varie destinazioni d'uso e nonostante lo sfacelo procurato dalla storia e dagli uomini (fra cui Adolph Lichtenberg la cui moglie Margherita è ancora ricordata nel nome comune), "Treviso in fiore" ha promosso una rigenerazione che ha consentito di ritrovare in pochi anni i "punti di vista", gli sfondi e le prospettive di Gianantonio Selva, fra gli alberi secolari, i corsi d'acqua e il laghetto, i rilievi e gli originali edifici, con naturali e pacati inserimenti che la nuova fruizione richiedeva e proponeva con l'originale roseto, le collezioni di conifere, iris, rododendri e piante officinali, le grandi macchie arboree, le fioriture stagionali, gli ampi spazi erbosi, i sinuosi vialetti. Un Giardino divenuto araldico per la città di Treviso, per un certo modo di porgere e di porgersi, ma soprattutto di grande, vivissima e coinvolgente socialità per migliaia di persone, sensibili nel saper cogliere autentiche opportunità di crescita.

E tutto grazie alla disponibilità per molti anni di alcune amministrazioni del Comune (proprietario del giardino) e in particolare dell'assessore Luigi Dall'Acqua e alla professionalità di un benemerito gruppo di Florovivaisti coordinati da Pierluigi Priola che - assieme al compianto Frans Bogaert - ha stimolato ad un modo nuovo di promuovere il "verde". Ma in particolare dell'"Antelao" ideatore e coordinatore dell'originale "festival" espressivo suggerito dallo straordinario "teatro verde" a ciclo continuo e in cui vi era infusa l'essenza più viva dell'impegno quasi cinquantennale di associazione di volontariato culturale gratuito.

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