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Cronaca

Maxi truffa da 47 milioni, nella rete tremila risparmiatori: sei in manette

Operazione condotta dal gruppo di Portogruaro della Guardia di Finanza. Truffati imprenditori, pensionati e dipendenti. I sodali promettevano lauti guadagni. Sequestrato immobile a Pieve di Soligo del valore di 700mila euro

PORTOGRUARO La mente è finita in carcere in custodia cautelare, in 5 sono finiti ai domiciliari, mentre è stato stabilito l'obbligo di dimora per altri 11 "membri" della cricca criminale. Dalle prime ore di martedì, 80 finanzieri del Comandi provinciale della guardia di finanza di Venezia - supportati dai militari di altri reparti del territorio nazionale - hanno dato esecuzione ad una serie di provvedimenti cautelari emessi dal Tribunale di Pordenone a carico di un sodalizio criminale responsabile di una maxi truffa ai danni di un centinaio di risparmiatori. Sono scattati anche una serie di sequestri di beni e disponibilità di indagati fino all'ammontare di 47 milioni di euro (cifra estorta con la truffa dalla banda), nonché perquisizione di locali ed abitazioni di interesse investigativo. Tra i beni sequestrati l'unico nella Marca è un'abitazione del valore di 700mila euro che si trova a Pieve di Soligo in via Borgo Stolfi, al civico 2.

I reati di cui dovranno rispondere gli indagati sono quelli di associazione a delinquere, truffa aggravata, esercizio abusivo di attività di gestione del risparmio e auto-riciclaggio. Il modus operandi era chiaro: i sodali offrivano investimenti nel mercato del Forex ad alto e immediato rendimento. I capitali raccolti, però, anziché essere investiti, venivano utilizzati per remunerare investimenti più risalenti e, in parte, dirottati in conti correnti italiani e stranieri degli indagati. Gli interessi degli investimenti maturati dai finanziatori più risalenti erano pagati con i soldi versati dai clienti successivi, così da rassicurare chi aveva già consegnato denaro all'organizzazione e attirare nella propria rete altri potenziali investitori interessati a lauti guadagni.

Per garantire la tenuta dell'articolato sistema architettato, il sodalizio aveva messo a disposizione dei clienti anche un sito internet creato "ad hoc", accessibile attraverso propri credenziali, in cui venivano manualmente caricati dati fittizi relativi alle percentuali di resa del capitale. In tutto questo, per aggirare i controlli delle Autorità di vigilanza finanziaria, i criminali si sono avvalsi, nel corso degli anni, di una serie di società estere con sede in Slovenia, Croazia e Gran Bretagna. Con questo sistema, tra il 2016 ed il 2018 i truffatori hanno raccolto abusivamente da circa 3mila persone, per lo più del Nordest, 72,3 milioni di euro, rimborsati ai finanziatori per soli 28,9. Nella rete dei falsi promotori sono finiti imprenditori, pensionati, lavoratori dipendenti che hanno investito i propri risparmi, eredità e liquidità pur di potersi garantire un importante tornaconto.

Con i proventi della propria attività illecita, i truffatori hanno acquistato numerosi immobili in Veneto, Friuli Venezia e Emilia Romagna, per un valore di circa 3,7 milioni di euro, il cui sequestro è in corso in queste ore. Per impedire di risalire alla provenienza dei capitali utilizzati per gli investimenti immobiliari, il sodalizio ha fatto ricorso a società e conti correnti esteri, funzionali per l'intestazione degli atti notarili e l'effettuazione dei pagamenti.

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