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Cronaca

Poste Italiane e i risparmiatori trevigiani, una storia lunga 150 anni

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Da oltre 150 anni Poste è la cassaforte dei risparmiatori. Nemmeno la crisi degli ultimi anni ha modificato le preferenze degli italiani che, anzi, hanno aumentato la loro propensione al risparmio e continuato ad affidarsi agli uffici postali. La storia del risparmio postale si intreccia con lo sviluppo economico e sociale del Paese. Investendo i propri risparmi nei Buoni fruttiferi, gli italiani hanno infatti messo a disposizione dello Stato le risorse necessarie alla realizzazione di opere pubbliche e infrastrutture fondamentali per il progresso dell'Italia. In provincia di Treviso quasi 14.000 persone hanno sottoscritto nuovi libretti di risparmio; 19.000 quelli che hanno sottoscritto buoni postali fruttiferi.

Il 1925 è l'anno di nascita dei Buoni Fruttiferi Postali. I risparmiatori accolgono con grande favore questa novità delle Regie Poste, grazie anche alla possibilità di investire piccole somme e di vedersi garantita una buona redditività. Riscuotono un successo immediato: un mese dopo la prima emissione l'ammontare complessivo dei risparmi investiti in Buoni Postali Fruttiferi è di 30 milioni di lire. Nel 1925 i risparmi investiti nei Buoni Postali Fruttiferi superano i 163 milioni di lire a giugno, i 280 ad agosto; raggiungono i 380 milioni ad ottobre e i 470 milioni a dicembre dello stesso anno. Nei primi dodici mesi gli italiani investono in Buoni Postali Fruttiferi circa 750 milioni di lire. Poco più di due anni dopo la prima emissione, a giugno del 1927, sono oltre 830 milioni di lire i risparmi investiti in Buoni Postali Fruttiferi. Passa un altro anno, si supera il miliardo e quasi si raddoppia: 1.500 milioni di lire al 30 giugno del 1928.

Si pensa anche agli italiani che vivono all'estero per i quali viene messa già nel 1925 una serie speciale di Buoni Postali Fruttiferi in valuta estera, in sterline e in dollari. Sono disponibili nei tagli fissi di 100 dollari e di 5 sterline che possono essere sottoscritti dagli italiani emigrati. Il successo dei Buoni è tale che si possono sottoscrivere anche durante la seconda guerra mondiale: quelli emessi il primo ottobre del 1942 offrono un tasso di interesse del 4% poi portato al 5% nell'emissione del primo giugno del 1943 e in una successiva emissione nel 1945.

1862: il vaglia postale. Con le Regie Poste si diffonde su tutto il territorio nazionale il vaglia postale un servizio per il trasferimento rapido e sicuro di denaro. Fino al 1925 chi ha effettuato il versamento deve spedire la ricevuta al beneficiario. Dopo, le Poste provvedono alla trasmissione (via posta o via telegrafo) di una ricevuta. Dal 1865 il vaglia postale è affiancato da quello telegrafico. Nel 1861 vengono effettuati 1.400.000 vaglia; nel 1887, circa 5.200.000 mila per un valore di 542 milioni di lire, dati che testimoniano il crescente utilizzo del servizio e il notevole sviluppo industriale del Paese.

1875: le Casse di Risparmio Postali e il Libretto di Risparmio Postale. Su iniziativa del Ministro delle Finanze Quintino Sella il Parlamento approva la legge che istituisce le Casse di Risparmio Postali. Nella sua "Proposta di legge sull'istituzione delle Casse di risparmio postale", Sella scrive: "i piccoli risparmi non si formano spontaneamente: non basta per essi la libertà nelle istituzioni, il rinnovamento delle idee e l'opera dell'educazione generale, ma è interesse e compito della nazione di stimolarli e guarentirli". Con il libretto di risparmio postale disponibile dal 1876 le Poste si rivolgono in particolare ai piccoli risparmiatori. I libretti emessi sono 57 mila nel 1876, 4.300.000 nel 1901 e arrivano a circa 6 milioni nel 1912.

1917: sono istituiti i conti correnti postali. Il loro funzionamento è simile a quelli attuali: il correntista effettua depositi rivolgendosi all'ufficio postale, riceve un interesse sui depositi, può prelevare contanti con assegni postali, farsi accreditare somme di denaro da terzi, disporre pagamenti. In meno di 20 anni, i correntisti passano da 9 mila (1925) a 170 mila (1942).

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