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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Professore trevigiano con quattro figli lascia la sua casa a sei richiedenti asilo

Il professor Antonio Silvio Calò e la moglie Nicoletta andranno a vivere nella parrocchia di Santa Maria del Sile a partire dal giorno di Natale. Un'incredibile storia di accoglienza

TREVISO Lasciare la propria casa non è mai una scelta da prendere a cuor leggero, si sa. C'è chi però non ha alcun problema a trasferirsi dal tetto in cui ha cresciuto i propri figli a una piccola parrocchia di provincia pur di aiutare e lasciare spazio a chi, una casa propria, non l'ha mai avuta.

Antonio Silvio Calò, è un professore originario del sud Italia, da molti anni residente a Camalò di Povegliano. Per diverso tempo ha insegnato filosofia al liceo classico Canova di Treviso e, all'incirca un paio d'anni fa, ha deciso di accogliere nella casa che condivide con la moglie Nicoletta, sei richiedenti asilo provenienti da realtà estremamente problematiche dell'Africa. Nonostante la coppia di coniugi trevigiani abbia quattro figli, tutti adulti, Calò non ha esitato un attimo nel momento di prendere la decisione di andarsene di casa e lasciare il focolare domestico ai richiedenti asilo che aveva accolto come fossero suoi figli. Calò non si propone come esempio e non invita altri a fare la stessa cosa perché sa che il caso suo e della sua famiglia è eccezionale. Ma sono proprio l’esperienza e la scelta - per la loro eccezionalità - che meritano di essere raccontate. E questo vale specialmente in un momento come questo in cui, di fronte alle tragedie che succedono nel mondo, il sentimento dominante (sentimento che naturalmente in parte si può senza dubbio capire) sembra essere quello della paura e della richiesta di protezione e rassicurazione ad ogni costo. A riportare la notizia è il Gazzettino di Treviso.

Privandosi di uno dei suoi beni averi più importanti, Calò ha deciso di andare a vivere con la moglie Nicoletta nella parrocchia di Santa Maria del Sile, ospite dal parroco Giovanni Kirshner. Un'altra scelta ben consapevole nel tentativo di voler aiutare chi sta attraversando un momento di grande difficoltà e solitudine. I parroci di provincia sono sempre più soli nel loro operato all'interno della chiesa cattolica. La decisione di Calò diventa così una dimostrazione di accoglienza totale, non solo nei confronti di chi proviene da realtà totalmente opposte rispetto alla nostra, ma anche nei confronti di figure istituzionali ed ecclesiastiche che sono altrettanto bisognose di amore e attenzioni. La sua decisione, sta scatenando reazioni a dir poco contrastanti in Rete, ma Calò non sembra preoccuparsene. A renderlo felice è la consapevolezza di essere riuscito a fare del bene nella maniera a lui più congeniale. Un gesto davvero più unico che raro.

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