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Cronaca Castelfranco Veneto

Progetto “Una sala in più”: all'ospedale di Castelfranco il cinema come terapia

E' un'iniziativa di umanizzazione voluta da Fondazione Altre Parole e Ulss 2. L'assessore regionale alla cultura Corazzari: "Così miglioriamo la qualità della vita delle persone"

CASTELFRANCO VENETO Un progetto di cinema terapia d’eccezione, unico nel suo genere, grazie al supporto di Rai Cinema. Si tratta de “La sala in più”, iniziativa di umanizzazione delle cure organizzata dalla Fondazione Altre Parole onlus, voluta da Ulss 2 Marca trevigiana, patrocinata da Regione del Veneto e gestita in collaborazione con le associazioni del territorio che operano nel presidio castellano: Lilt Lega italiana per la lotta contro i tumori, Amici del Cuore di Castelfranco Veneto, Associazione diabetici Fand, Acat Nord Est Onlus, Abio Associazione per il bambino in ospedale Castelfranco Veneto e CVC Coordinamento del volontariato della castellana. Coinvolta anche Coldiretti con il suo progetto Campagna Amica che curerà una merenda a km zero prima dei film targati Rai Cinema. Venerdì la presentazione nella sala convegno del San Giacomo di Castelfranco, proprio nella sala che per tre venerdì diventerà il cinema esclusivo per i pazienti in cura a Castelfranco e Montebelluna, per i loro famigliari e per i volontari.

Presenti presso il nosocomio, accolti da Francesco Benazzi, Direttore Generale dell'ULSS 2 Marca Trevigiana e dal sindaco Stefano Marcon, Carlo Brancaleoni, dirigente responsabile dei rapporti istituzionale Rai Cinema, Cristiano Corazzari, assessore alla cultura Regione del Veneto, Fernando Gaion, Presidente della Fondazione Altre Parole onlus, Giovanni De Luca, direttore della sede Rai di Venezia, Luca Riccardi, psiconcologo e psicoterapeuta Fondazione Altre Parole onlus e  Walter Feltrin, Presidente Coldiretti Treviso – Campagna Amica. Corazzari: "Si tratta di un’esperienza di terapia attraverso il cinema, strumento importantissimo per la qualità della vita delle persone, a maggior ragione se pazienti ospedalieri, perché, è stato detto, 'le immagini rappresentano la chiave per favorire uno stato liberatorio e benefico per chiunque si immedesimi in una storia raccontata al cinema'. E’ quindi una iniziativa che valorizza il ruolo dell’arte cinematografica, perché una pellicola proiettata in un luogo di sofferenza come l’ospedale, oltre a mantenere l’importanza del messaggio culturale, ha anche il pregio di rappresentare un importante momento di evasione e di distrazione dal dolore. Il cinema ha la capacità di arrivare in modo diretto ed immediato e l’attenzione che riesce a captare è spesso profonda e completa: pur essendosi moltiplicati i mezzi di comunicazione per effetto delle nuove tecnologie, il cinema rimane uno dei più efficaci”.

A credere nell’iniziativa l’Ulss 2 Marca Trevigiana: “E’ un orgoglio avere il supporto di Rai Cinema per una attività che entra a pieno titolo nei percorsi di umanizzazione che stiamo sviluppando su più fronti – spiega Francesco Benazzi, DG Ulss 2 Marca trevigiana – Un grazie di cuore alle associazioni che hanno aderito garantendo la buona riuscita di un progetto significativo per pazienti e famigliari”. Fernando Gaion, presidente Fondazione Altre Parole: “La Fondazione Onlus “Altre Parole” si adopera per restituire alla medicina la propria dimensione antropologica, nella convinzione che una buona medicina non possa essere altro che la sintesi di progresso scientifico-tecnologico e dell’umanità. Migliorare l’attitudine e le capacità di ascolto nel personale sanitario e dare alla persona ammalata la possibilità di esprimersi, anche in modo diverso dal convenzionale (le parole), sono strumenti essenziali per valorizzare al massimo la dimensione extra-fisica della sofferenza/benessere del paziente".

Un film proiettato ai pazienti nel corso di una degenza ospedaliera, con i suoi contenuti artistici e di attualità, può essere un potente mezzo per suscitare riflessioni ed emozioni e, aggiungendo note di leggerezza alla storia di un ricovero, contribuisce a rendere l’ambiente ospedaliero più amichevole, più vicino alla gente. E anche un ambiente ospedaliero “diverso” è in grado di favorire un miglior “ascolto” e maggiori possibilità di esprimersi. Walter Feltrin, presidente Coldiretti Treviso: “Consideriamo un onore l’essere stati coinvolti in un simile progetto che è importantissimo per il suo significato e il suo messaggio. Campagna Amica ha ormai una reputazione tale che vederla coinvolta in un progetto in un ospedale, al fianco di Rai Cinema e della Fondazione Altre Parole, è un vero orgoglio per noi produttori agricoli che vogliamo dare garanzie di salubrità, origine e bontà ai prodotti che finiscono sulle tavole dei consumatori. Quindi grazie all’Ulss 2 Marca trevigiana per la fiducia”.

Luca Riccardi, psicologo Fondazione Altre Parole: “Il cinema è uno strumento importantissimo per la qualità della vita delle persone, a maggior ragione se sono pazienti ospedalieri. La Fondazione è riuscita ad inserire Giuliano Montaldo, uno dei maestri del cinema italiano, all'interno del suo comitato scientifico. Perché cinematherapy? Com'è possibile esprimere i propri sentimenti e stare meglio, se si è soltanto spettatori? Attraverso un meccanismo di difesa psicologico che si chiama 'proiezione': le nostre situazioni interne vengono rivissute al di fuori di noi, dove sentimenti inespressi e dolore non visibile vengono proiettati sullo schermo, prendendo forma nei personaggi e nelle scene dei film. Le immagini rappresentano, dunque, la chiave per favorire uno stato liberatorio e benefico per chiunque si immedesimi in una storia raccontata al cinema. Ognuno di noi al cinema ha senz’altro riso e pianto almeno una volta, magari in compagni della propria famiglia o della propria fidanzata, moglie o marito".

Cinematherapy in ospedale? Chiunque abbia vissuto un ricovero ospedaliero si ricorderà della noia e della necessità di uscire dalla propria stanza per fare qualcosa di diverso, che non sia camminare per i corridoi, mangiare e aspettare le visite dei parenti. Ad oggi il numero dei ricoveri è in crescita e sempre più persone si sentono sole e isolate nella loro sofferenza, lontane dai loro cari. Ma l’ospedale diventa anche luogo in cui si fanno grandi amicizie, dove il compagno di stanza o di reparto conosciuto durante il ricovero entrano a far parte delle nostre telefonate e messaggi quotidiani, delle nostre amicizie su facebook e sugli altri social network. "Perché allora non compiere un’opera di empowerment degli aspetti positivi che l’ospedalizzazione offre, creando situazioni di socializzazione e di discussione che fanno scorrere velocemente le lancette dell’orologio dell’ospedale?".

Ecco perché la Fondazione Altre Parole si è fortemente impegnata nella promozione del cinema all’interno dell’ospedale: il fatto di creare momenti ricreativi e costruiti ad hoc dai professionisti della Fondazione per i pazienti costituisce un setting utile affinché il cinema divenga terapia. I risultati preliminari di un recente studio italiano, tratto da un'esperienza del policlinico Gemelli di Roma dove sono stati coinvolti 240 pazienti (di cui 120 bambini), sono incoraggianti: “Dalle prime evidenze, misurando una serie di parametri psicologici e psicomotori, risulta un miglioramento tra il 20 e il 30 per cento nella percezione del dolore nei pazienti che hanno fatto esperienza della terapia con cinema”.

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