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Cronaca

PResa la banda che riciclava auto di lusso, tre arresti e 31 denunce

Rubavano le auto, le reimmatricolavano in un altro paese con falsa documentazione e poi le rivendevano a prezzi stracciati in internet

Avevano messo su una vera e propria organizzazione criminale italo slovacca dedita al riciclaggio di auto di lusso. Bmw, Audi, un caravan. Le rubavano, le reimmatricolavano con falsi documenti e poi le rivendevano a prezzi convenientissimi sul web. Tre arresti, trentuno denunce, 24 veicoli sequestrati per un valore di 720mila euro.

L’ATTIVITA’ L’operazione Gipsy Beach Clone, così l’hanno chiamata gli agenti di polizia, è stata condotta dalla squadra mobile della Questura di Treviso, dalla polizia stradale di Treviso, dalla stradale di Palmanova e dalle Procure di Treviso e di Udine. È  cominciata a settembre 2012 in seguito alla scoperta di alcune truffe online da parte di I.B., 25enne straniero residente a Treviso e finito in manette per truffa. Ed è proprio da qui che sono partite le indagini fino all’individuazione di un vero e proprio gruppo criminale che nel tempo ha riciclato auto di lusso trasferendole in paesi esteri. La modalità era anche inversa. Solo in un secondo momento infatti gli agenti hanno scoperto che anche i veicoli rubati all’estero venivano riciclati in Italia.

COME RICICLAVANO Il metodo era studiato alla perfezione. Ogni componente della banda aveva il suo ruolo. C’era chi si occupava di pubblicizzare i veicoli (un autolavaggio di Latisana), chi svolgeva le pratiche assicurative e chi faceva da autista per trasferire l’auto all’estero. I veicoli di lusso rubati all’estero venivano ripuliti attraverso la sostituzione del numero di telaio con un numero clone, falsi documenti di immatricolazione spagnoli e danesi e trasportati in Italia. Tutte queste operazioni venivano effettuate attraverso un’agenzia di pratiche assicurative di Latisana, ora oggetto di accertamenti per la leggerezza con cui svolgeva le pratiche. Altre indagini hanno invece fatto emergere che le auto rubate in Italia venivano esportate all’estero con documenti falsi, ad esempio in Germania, per poi ottenere le targhe tedesche, reimmatricolarle in Slovacchia e infine esportarle in Italia, dove venivano poi vendute ad acquirenti ignari del tutto. Gli stessi compratori si sono visti sequestrare dalla polizia i veicoli che avevano acquistato poco prima in buona fede.

GLI ARRESTI A finire in manette per primo il boss della banda residente a Treviso. In seguito, dietro le sbarre sono finiti anche un serbo, H.S., arrestato in Germania mentre tentava di immatricolare un veicolo trattato a Lignano Sabbiadoro e M.S., nomade fermato alla guida di un’auto falsamente immatricolata in Italia e rubata in Slovacchia. Gli inquirenti hanno accertato che i tre si appoggiavano a T.P., slovacco 43enne che si occupava di fare il lavoro sporco nel suo paese. Trentuno, invece, le persone denunciate.

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