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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Rischio idraulico, la mappa dei fiumi a rischio esondazione

La Foiv traccia un'analisi sui corsi critici: "C’è un progetto, mai cantierato, per creare un bacino di laminazione in località “Pra dei Gai”"

TREVISO — Livenza, Piave, Muson, Bacchiglione e Brenta. Sono questi, secondo la Foiv (Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri del Veneto), i corsi d’acqua del Nordest che negli ultimi anni si sono dimostrati ad alta criticità. E le cause del rischio idrogeologico che si viene a creare a causa di eventi meteorologici eccezionali dovuti anche a improvvisi cambiamenti climatici, sono da ricercare soprattutto nell’esagerata cementificazione secondo la Foiv. “La cementificazione degli ultimi 50 anni – spiega Gian Pietro Napol, presidente Foiv – ha ridotto i tempi di corrivazione, che equivale al tempo che una goccia impiega per percorrere un bacino dal punto più lontano della sezione di chiusura, aumentando la quantità d’acqua che confluisce nei corsi d’acqua naturali e artificiali che fanno da collettori verso il mare. Di conseguenza, la mancata manutenzione e pulizia degli alvei, degli argini dei fiumi e canali e, come nel recente caso del Bisagno di Genova, la carenza di sezione e quindi di portata, provoca le esondazioni”.

Di recente è stato istituito dalla Foiv un gruppo di lavoro sul rischio idraulico, costituito da ingegneri esperti che operano sul territorio, per dare un supporto agli enti competenti, con il compito di raccogliere informazioni e redigere una mappatura delle principali criticità presenti sul territorio regionale e trasmetterle a suddetti enti, implementando le banche dati esistenti. “Da decenni si discute e si presentano studi di fattibilità e progetti, ma ad oggi non è stato avviato alcun intervento – continua Napol -. La soluzione individuata consiste nella realizzazione di bacini di laminazione, permettendo ai corsi d’acqua di espandersi in caso di piena. Sono, cioè, delle esondazioni “controllate” perché circoscritte ad una determinata zona. C’è un progetto, mai cantierato, per creare un bacino di laminazione in località “Pra dei Gai” nei comuni di Portobuffolè e Mansuè in provincia di Treviso, per la regimazione delle piene del Livenza. Ci sono proposte per la regimazione delle piene del Piave: diga con bacino di Falzè di Piave, casse di espansione delle “Grave di Papadopoli”, ma soprattutto a causa delle avversioni delle popolazioni e delle amministrazioni locali, siamo ancora agli studi di fattibilità. Per il Muson è prevista la realizzazione di un bacino di laminazione in località Spineda, tra i comuni di Riese Pio X e Fonte, i cui lavori dovrebbero partire nella prossima primavera”.

Secondo la Foiv, è della Regione il compito di redigere un master plan delle portate e delle criticità dei corsi d’acqua che scorrono in Veneto. Questo necessariamente il primo passo per dare corso alla progettazione e alla realizzazione delle conseguenti necessarie opere idrauliche, al fine di scongiurare possibili esondazioni quali quelle tragiche che hanno mietuto vittime a Refrontolo in provincia di Treviso e quelle che hanno comunque gravemente danneggiato centri abitati e zone rurali in tutta la regione. “Auspichiamo– conclude Napol – che lo Stato, e di conseguenza le Regioni destinino maggiori risorse economiche per la salvaguardia del territorio. Ricordo che le entrate dello Stato per la cosiddetta tassa ambientale, a carico delle attività che inquinano, ammontano a 47 miliardi di euro all’anno e di questa, che dovrebbe essere una tassa di scopo finalizzata alla tutela dell’ambiente, solo 470 milioni sono stati destinati a tal fine nell’ultimo anno”.

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