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Cronaca Silea

Prende la mira e spara, l'ultimo litigio tra il genero ed il suocero-killer

Un solo colpo con traiettoria diritta partito da breve distanza rispetto al 63enne, raggiunto da un colpo di fucile al viso. C'è il nullaosta per i funerali di Paolo Tamai

Ha quasi certamente mirato prima di fare fuoco Giovanni Padovan, il 91enne che domenica mattina a Silea ha ucciso il genero, il 63enne Paolo Tamai, con un colpo esploso dal suo fucile da caccia. E' la conclusione a cui sono giunti gli investigatori alla luce degli esami balistici seguiti all'autopsia sul corpo della vittima condotta ieri dal medico patologo Alberto Furlanetto. Padovan, che ha ammesso di aver ammazzato Tamai subito dopo essere stato preso in consegna dai carabinieri ma che durante l'udienza di convalida si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del giudice, ha fatto fuoco dal suo giardino, separato da quello di Tamai da una bassa recinzione. Un solo colpo con traiettoria diritta partito da breve distanza rispetto al 63enne, raggiunto dal pallettone al viso. Il proiettile è entrato poco sotto l'occhio destro per conficcarsi poi nella scatola cranica dopo aver provocati lesioni mortali al cervello.

Futili e abbietti, secondo le accuse mosse dal sostituto procuratore Davide Romanelli, i motivi dell'omicidio: Padovan avrebbe sparato in ragione della vecchia ruggine con il marito della figlia, un rancore alimentato anche dalla presunta aggressione che l'anziano avrebbe subito da parte di Tamai nel lontano 2004 e per la quale, dopo essersi fatto refertare in Ospedale a Treviso lesioni giudicate guaribili in 10 giorni, aveva denunciato il 63enne. Nel frattempo la Procura ha dato ieri il nulla osta ai funerali di Paolo Tamai.

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