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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Susegana

Uccise il cognato nel 1991, arrestato 27 anni dopo ad Agrigento

Souhair Lekbir, 59 anni, responsabile del delitto avvenuto a Susegana, catturato dalla squadra mobile di Treviso. Dopo l'omicidio, diventato latitante, non aveva più lasciato l'Italia e nel 1994 aveva ottenuto il permesso di soggiorno

SUSEGANA Susegana, 31 agosto 1991, quasi 27 anni fa. Una tranquilla giornata di fine estate, funestata da un delitto violento, finito nell'oblio. Durante una furiosa lite scoppiata all'interno di un'abitazione, tra due cittadini marocchini, Souhair Lekbir, oggi 59 anni, venditore ambulante, uccise, fracassandogli il cranio con un corpo contundente, il cognato, Laohoucine El Mahmoudi. Il killer non verrà più rintracciato: fuggì via subito dopo il delitto e sparì nel nulla. L'ipotesi più accreditata fu quella della fuga verso il Paese d'origine. A distanza di quasi 30 anni gli investigatori della squadra mobile di Treviso sono riusciti a catturare il responsabile dell'omicidio (condannato, il 14 settembre 1992, in contumacia a 15 anni di reclusioni) che si era nel frattempo trasferito ad Agrigento dove da anni viveva tranquillamente con i suoi famigliari.

Lo straniero, ottenuto il permesso di soggiorno (nel 1994) e divenuto poi cittadino italiano, è stato identificato grazie ad una minuziosa analisi, svolta dagli investigatori della polizia scientifica di Padova, delle fotografie usate per i documenti ottenuti negli anni dal 59enne. Il "confronto somatico fisionomico" non lascia spazio a dubbi: il killer di Susegana era lui e ora si trova rinchiuso nel carcere di Agrigento. Quando le manette sono scattate, racconta il capo della squadra mobile di Treviso, Claudio Di Paola, lo straniero si è detto innocente e ha pregato Allah.

L'esame delle foto di Souhair Lekbir è stato fondamentale: l'uomo, nel richiedere i documenti italiani (permesso di soggiorno, patente, carta d'identità), aveva fornito una data di nascita diversa da quella reale (impossibile la verifica attraverso le autorità marocchine). A complicare il quadro anche il suo nome, molto comune tra i cittadini marocchini. Fondamentale è stata la testimonianza del padre del 59enne (che vive in Marocco). L'uomo venne sentito dall'Interpol e visionando la foto del figlio risalente al 1991 e quella attuale, confermò che si trattava della stessa persona.

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