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Cronaca

Coltello conficcato in gola, per la Procura la rapina è inventata: 18enne a processo

Le indagini della squadra mobile di Treviso inchioderebbero Pietro Camatta, il giovane trevigiano che nella notte del 2 agosto scorso fu trovato ferito nei pressi delle mura: raccontò di essere stato aggredito da tre giovani malviventi

Aveva denunciato una aggressione da parte  tre individui, di cui uno di colore. Ma la storia era tutta inventata. E ora Pietro Camatta, 18enne ritrovato con un coltello conficcato in gola la notte del 2 agosto scorso, finirà a processo. Nei suoi confronti il sostituto procuratore Davide Romanelli ha infatti emesso un decreto di giudizio immediato, che manderà il ragazzo davanti al giudice monocratico con l'accusa di simulazione di reato.

Camatta era stato ritrovato in un lago di sangue sotto un cespuglio dei giardinetti di Porta Fra Giocondo a Treviso. «Sono stato aggredito da tre ragazzi - aveva raccontato il 18enne - due bianchi e uno di colore». Ma le indagini condotte dalla squadra mobile di Treviso hanno svelato una realtà diversa. Nessuno aveva attaccato il ragazzo. La lama nel collo se la sarebbe piantata da solo, forse in preda a un momento di sconforto o magari nel tentativo di  compiere un gesto autolesionistico.

Il perché di quella follia Pietro Camatta non l'ha mai spiegato. Indagato dalla Procura, agli inquirenti che lo hanno interrogato dopo che nei suoi confronti era stato aperto un fascicolo di indagine ha opposto un muro di silenzio, avvalendosi sempre della facoltà di non rispondere. Pietro era stato trovato ai giardinetti da due ragazzi che lavoravano alla manifestazione Suoni di Marca in corso sulle Mura. Era a terra, semisvenuto, con un coltello conficcato nel collo che lui stesso, poco dopo, si sarebbe tolto. I giovani avevano chiamato il Suem 118 e il ragazzo era stato portato all’ospedale Ca’ Foncello dove la notte stessa fu sottoposto a un delicato intervento chirurgico per riparare le lesioni alla trachea provocate dalla lama di dieci centimetri. All'inizio si era pensato a un’aggressione a scopo di rapina, ma non gli era stato rubato nulla. Le accuse che aveva lanciato innescarono una vera e propria caccia all’uomo. Creando anche grande apprensione in città. Ma niente di quanto raccontato era vero.

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