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Cronaca

Perseguitata da uno stalker, parrucchiera costretta a lasciare il lavoro

"TI ROVINERO' LA VITA" Lui, un giovane della Treviso bene, viene respinto e si vendica cercando di denigrare la donna con lettere al suo titolare, ai titolari di saloni in città, ai genitori e via Facebook. Già cinque le denunce presentate ai carabinieri

TREVISO Maria, la chiameremo con questo pseudonimo, è un'apprezzata ed esperta parrucchiera trevigiana di circa 30 anni: da quasi sei mesi la sua vita è diventata un vero e proprio incubo, perseguitata da uno stalker, un ragazzo di 25 anni, figlio di una famiglia della così detta Treviso-bene. La 30enne subisce appostamenti, raffiche di messaggi, minacce e viene infine dileggiata sul posto di lavoro, con i colleghi, gli amici, con la famiglia e su Facebook con un'accusa infamante, quella di essere affetta da una grave malattia, e non solo. Per certificare ciò il giovane è arrivato a produrre un finto documento medico, con i dati della donna, diffondendolo sui social. Maria, sana come un pesce, si è vista così costretta a lasciare il salone in cui lavora, in accordo con il proprietario. Finora cinque le denunce presentate ai carabinieri di Treviso ma dal Tribunale di Treviso non arriva nessun provvedimento nei confronti del giovane.

I due si conoscono nel maggio scorso, si scambiano i numeri di telefono e diventano buoni amici. Durante un week end nei primi giorni di giugno il 25enne approccia Maria e lei cede. Tra i due ci sono alcune effusioni ma la donna chiarisce fin da subito che non aveva nessuna intenzione di avere una relazione con il ragazzo. Lui però non ne vuole sapere di mollare la presa e nell'arco di poche settimane la sua infatuazione si tramuta in ossessione con appostamenti fuori dal posto di lavoro della donna, minacce (più o meno velate) e sceneggiate plateali quando i due sfortunatamente si incrociano. La 30enne cerca di gettare acqua sul fuoco, cerca di avere un approccio amichevole, spera insomma che il suo aguzzino la smetta anche perchè la sua presenza, nei pressi del salone, è sempre più frequente ed inquietante.

Maria, per sfuggire a questi agguati, prova a eludere i controlli del 25enne: a volte esce da lavoro qualche minuto prima o cambia tragitto di ritorno a casa. Questo tentativo di sfuggire al controllo dello stalker le è fatale. Una sera, nell'agosto scorso, la 30enne viene scoperta e lui reagisce in malo modo, arrivando ad aggredirla fisicamente, con spintoni e pugni. La misura è colma: parte la prima denuncia ai carabinieri. L'offensiva del 25enne riprende così con metodi più subdoli: scrive una delirante lettera al datore di lavoro di Maria in cui la descrive in modo a dir poco infamante.

Il giovane sarebbe arrivato a produrre anche un finto documento medico che riporta una presunta malattia di cui la 30enne sarebbe affetta. Lo stalker, attraverso dei profili Facebook finti, lo avrebbe poi fatto circolare anche sui social. Nel frattempo l'azione di denigrazione continua: Maria viene sempre più dileggiata dal 25enne che arriva a diffondere le sue accuse ai genitori della 30enne e ad altri titolari di saloni del centro storico. Il persecutore spera così, facendo terra bruciata attorno a Maria, di poterla convincere ad arrendersi alla sue morbose attenzioni ma la parrucchiera non si arrende, continua a denunciare. Proprio per tutelare il titolare del salone (a sua volta ha sporto querela contro ignoti) in cui lavorava decide di interrompere di comune accordo il rapporto di lavoro. Il 25enne infatti, tra i metodi di persecuzione nei confronti della sua vittima, avrebbe spesso inviato pacchi, ordinato pizze o altro cibo, facendo consegnare tutto presso il negozio, oltre a prenotare visite mediche. Naturalmente a nome di Maria.

La donna non vuole, giustamente, arrendersi e spera che le sue denunce abbiano un esito anche se teme che ora nessuno vorrà più assumerla. "Mi viene risposto dai carabinieri che fin quando un giudice non firma un decreto di allontanamento loro hanno le mani legate": ci racconta Maria. Temi possa farti qualcosa del male? "Lo ha già fatto e comunque non sarebbe peggio di quello che sta facendo".

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