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Cronaca

Il Veneto e l'Italia nella morsa di caldo e siccità: confermato dalla Regione lo stato di crisi

Le temperature altissime degli ultimi giorni hanno costretto la Giunta regionale a prendere dei provvedimenti urgenti, come l'obbligo di tenere chiuse le fontane comunali

TREVISO La Regione Veneto negli ultimi giorni, come da programma, ha confermato per un altro mese, fino al 15 luglio, lo stato di carenza idrica sul territorio. Per il bacino del Piave le disposizioni sono analoghe al precedente dispositivo: “Le utenze irrigue dovranno ridurre il prelievo di concessione del 20% rispetto a quanto assentito dal decreto di concessione, nel periodo compreso tra il 15 maggio e il 31 maggio 2017 e del 12% fino 15 luglio 2017”.

L'ordinanza regionale stabilisce inoltre che: sino al 15 luglio 2017 i pozzi a salienza naturale destinati all'utilizzo ornamentale senza specifico impiego (fontane a getto continuo) debbano restare chiusi; di incaricare il Sindaco del comune territorialmente interessato di intervenire nel caso di mancato rispetto della disposizione di cui al punto precedente, previa diffida degli interessati, procedendo all'esecuzione d'ufficio a spese dell'inandempiente; di incaricare, per il periodo di validità dell'ordinanza, la Direzione Operativa in collaborazione con i Consorzi di bonifica del controllo e del rispetto dei disciplinari di concessione per i pozzi irrigui e antibrina".

Per quanto riguarda il Consorzio Piave, l’Amministrazione conferma le disposizioni già adottate per il precedente provvedimento: va data priorità agli usi umani (acquedottistici) e irrigui, solo successivamente gli altri (orti/giardini, industriali) e solo se soddisfatti i primi e i prelievi dal fiume sono ridotti al fine di conservare il volume accumulato ed assicurare il massimo riempimento dei laghi alpini, in vista di poter disporre del maggior volume quando il fabbisogno diventerà elevato. "Invitiamo agricoltori e cittadini a dare il proprio contributo alla situazione siccitosa: l’uso accorto della risorsa idrica significa il soddisfacimento dei reali fabbisogni delle colture agricole, il rispetto dei corretti quantitativi di prelievo ed i turni assegnati. Verranno pertanto potenziati i controlli al fine di prevenire o perseguire gli usi non autorizzati e non coerenti con i regolamenti consorziali".

I DATI - Se l’Italia, pur “a macchia di leopardo”, soffre un’annunciata crisi idrica, è soprattutto al Nord che l’allarme è rosso: è quanto emerge dai dati resi noti dall’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) e riguardanti gli invasi di interesse dei Consorzi di bonifica.

La disponibilità d’acqua al Nord è praticamente dimezzata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con apice in Emilia Romagna, dove è stato richiesto lo stato di calamità naturale e dove si segnala una disponibilità di meno di 5 milioni di metri cubi (a Maggio 2016 erano oltre 18 milioni). Crescono, in Lombardia e Veneto, le preoccupazioni soprattutto per la rapida discesa del livello del lago di Garda, oggi al 49,6% del riempimento: cm. 76,6 contro una media storica, nel periodo, pari a 106 centimetri. Sotto la media storica è sceso anche il livello del  lago di Como, oggi all ’86,2% della capacità di riempimento: cm.86,8 contro una media di cm. 100,8 . A ciò, va aggiunto che gli invasi montani trattengono acqua pari a circa il 20% della capacità, assolutamente insufficiente a sostenere i fabbisogni irrigui per la stagione in corso; la continua mancanza di precipitazioni sta aggravando, in particolare, la disponibilità idrica dei bacini montani del fiume Adige.

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