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Camera di commercio di Treviso: il 2015 si conferma come anno della ripartenza

Dopo un terzo trimestre un po' appannato, l'ultimo scorcio d'anno si chiude con tutti gli indicatori ex post in positivo.In risalita anche il grado di utilizzo degli impianti, bene anche la raccolta ordini, sia dal mercato estero che interno

TREVISO I risultati dell’indagine congiunturale sul manifatturiero trevigiano, relativi al IV trimestre 2015, costringono ad uno sguardo strabico. Da un lato, le variazioni tendenziali di tutti gli indicatori appaiono positive, e convergono a tratteggiare un 2015 nel corso del quale si consolidano segnali di ripartenza dell’economia. Due numeri su tutti, produzione e fatturato che, rispettivamente, crescono del +3,4% e del +2,9% su base annua. D’altro canto, la stessa indagine ci pone di fronte a delle previsioni per l’inizio 2016 assai più caute, con netta prevalenza di giudizi orientati alla stazionarietà, e il ritorno di saldi negativi tra indicazioni di crescita e di flessione. Questo è quanto emerge dalla consueta indagine Venetocongiuntura – Unioncamere del Veneto, basata su di un campione di 290 imprese manifatturiere trevigiane, che danno occupazione a circa 16.000 addetti

L’analisi di dettaglio degli indicatori ex post

Sul fronte della produzione, il miglioramento avvenuto nel corso del 2015 è attestato in primo luogo dalla serie indicizzata e destagionalizzata, costruita a partire dalle variazioni congiunturali. L’indice, al di là delle fisiologiche oscillazioni, è risalito di 4 punti base da inizio anno, e di 6 punti dalla metà del 2013, primo momento di svolta del ciclo dopo la lunga fase di contrazione nei due anni precedenti. Questa risalita trova conferma anche nel grado di utilizzo degli impianti, che prosegue la sua progressione positiva e si porta oggi al 74%.

Rispetto al IV trimestre 2014 la produzione, come si è già detto, risulta in aumento del +3,4%. Dietro questa variazione, che fornisce la tendenza su base annua, è interessante considerare la distribuzione delle imprese per andamento: si può così constatare che quasi il 50% delle imprese intervistate hanno segnalato l’indicatore in aumento. Resta tuttavia non trascurabile la quota delle imprese che, al contrario, accusa flessione: pari a quasi il 29%, che sale al 34% con riferimento al settore legno-arredo.

La situazione si ripropone, in modo ancora più polarizzato, per il fatturato. La variazione tendenziale citata in apertura del +2,9% fa sintesi, in termini ponderati, di questa distribuzione delle imprese: ad un’ampia maggioranza assoluta è andata bene, soltanto per un 14% delle imprese le vendite complessive si sono mantenute stazionarie; per quasi 1/3 delle imprese intervistate le vendite sono calate. Questa distribuzione non si ripete tal quale per il fatturato estero: le imprese 10-49 si addensano attorno ad indicazioni di stazionarietà; solo un 24% ammette incremento delle vendite all’estero, quota pressoché bilanciata dalle imprese interessate da contrazione. La variazione tendenziale dell’indicatore si attesta al +2,7% rispetto al IV trimestre del 2014.

Bene la raccolta ordini, sia dal mercato estero che interno: tralasciando il rimbalzo congiunturale, la variazione tendenziale dei primi risulta del +3,5%; per i secondi è del +3,1%. Quasi 1 impresa su 2, dai 50 addetti in su, ha visto incrementare la propria raccolta ordini dell’estero, nel trimestre in esame. Che invece è rimasta stazionaria per il 60% delle imprese sotto i 50 addetti. Più equamente distribuiti i giudizi di crescita degli ordini interni, tra piccola e media impresa. Il portafoglio ordini tende ad allungarsi: i giorni di produzione assicurati salgono, in media, a 48, un valore che non si riscontrava dall’inizio del 2011.

Le previsioni per il primo trimestre 2016

Le previsioni macroeconomiche e gli indicatori anticipatori del ciclo economico stanno tratteggiando una nuova fase della “ripartenza”, molto più complicata. Il trend di fondo resta di consolidamento di una debole crescita per le economie avanzate: secondo le previsioni del FMI il PIL crescerà del +2,1% per questo aggregato, contro il +1,9% del 2015. Al +1,7% dovrà accontentarsi di “crescere” l’area euro. Ma in queste settimane si stanno aprendo molte incognite sull’entità del rallentamento delle economie emergenti, sulla dinamica al ribasso del petrolio e delle materie prime, sulle più generali attese deflazionistiche, molto pericolose per i loro effetti sulla domanda, che giustamente stanno mettendo in allerta la BCE per eventuali ulteriori interventi di politica monetaria.

A questo scenario fanno certo riferimento le previsioni degli imprenditori trevigiani, che tornano ad essere improntate ad una maggiore cautela di fondo. In estrema sintesi, prevalgono i giudizi di stazionarietà: sulle diverse variabili osservate, la maggioranza assoluta degli intervistati fornisce questa indicazione. Entrando però nel dettaglio dei singoli indicatori, emergono in modo chiaro degli sbilanci tra giudizi di crescita e di contrazione. Vediamo in che misura:

·         Produzione: il 52% delle imprese prevede stabile questo indicatore; solo un 20% scommette per un suo aumento, il 28% teme una sua contrazione.

·         Fatturato: il 48% è per la stazionarietà, il 23% per l’aumento, il 29% per la flessione

·         Raccolta ordini dal mercato interno: il 51% è per la stazionarietà, il 21% per l’aumento; il 28% per la flessione.

·         Raccolta ordini dal mercato estero: è l’unico indicatore che non presenta sbilanci a favore dei giudizi negativi. Il 48% delle imprese opta per la stazionarietà, il 28% è per l’aumento, il 24% è per la flessione.

·         Stabile l’occupazione per quasi l’84% degli intervistati.

Il presidente della Camera di Commercio di Treviso, Nicola Tognana, commenta così questa situazione, “I dati di consuntivo del 2015 certificano indubbiamente l’uscita dalla recessione, almeno come tendenza generale. Ma non c’è tanto da gioirne, visti gli scenari. L’orizzonte che le imprese hanno di fronte non è di crescita come in passato. Occorre imparare a convivere con un “nuovo pavimento” del mercato, i cui equilibri sono molto precari, ed esposti a molteplici elementi di incertezza. Fra questi, le crisi geopolitiche, il rallentamento di alcune economie emergenti, la continua discesa dei prezzi delle materie prime. Quest’ultimo fattore, in particolare, da elemento apparentemente favorevole per un’industria di trasformazione come la nostra, sta invece innestando un loop negativo fra attese deflazionistiche, rallentamento degli ordini, incertezza dei rendimenti finanziari nei settori coinvolti: cosa che a sua volta si ritrasmette all’economia reale, soprattutto sul fronte degli investimenti.”

“In questo difficile contesto - aggiunge Tognana - è da considerarsi molto importante il fatto che continui a mantenersi in territorio positivo, nel manifatturiero trevigiano, tanto la dinamica degli ordinativi esteri, quanto le previsioni sulla domanda estera. Dunque dovremo fare ancora di più per agganciare una domanda estera che certo vuole il Made in Italy, ma è molto più frammentata che in passato, mancando il traino di alcune economie emergenti.”

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