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Economia

Chiusura poste, sindacati: "Preoccupazione per dipendenti"

Poste italiane, razionalizzazioni e tagli: chiudono 4 uffici nella Marca, 10 funzioneranno a giorni alterni. Sindacati: “Disagi per gli abitanti dei piccoli centri e preoccupazione per i dipendenti”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Quattro saranno chiusi, altri 10 apriranno a giorni alterni. Tempi duri per i cittadini dei piccoli centri e delle frazioni comunali: Poste italiane ha presentato un piano di razionalizzazione e chiusura degli uffici che colpisce duramente anche il Veneto e la Marca trevigiana.

“Oggi - affermano Silvano Sommariva, segretario territoriale Slp Cisl e Mauro Brollo, segretario territoriale della Slc Cgil - la legislazione permette a Poste di essere presente sul territorio in maniera meno capillare che un tempo, con tagli che riguarderanno più di 2000 uffici postali in tutta Italia. Secondo quanto annunciato dall’azienda, in Veneto saranno chiusi 69 uffici, di cui 4 in provincia di Treviso: Guia, San Pietro di Barbozza, Cimetta e Ca’ Rainati. Va ricordato che altri tre uffici (Combai, Tovena e Albina) sono stati chiusi nei mesi passati. Altri 47 uffici saranno aperti a giorni alterni; di questi, 10 sono in provincia di Treviso. A ciò vanno sommate le chiusure estive, con chiusure a giorni alterni che riguarderanno altri 30 uffici nella Marca fino al primo settembre. Sicuramente la chiusura di un ufficio postale non è paragonabile all’interruzione di un servizio sanitario o educativo, ma nei piccoli centri le poste sono un punto di riferimento per la comunità”.

L’onda lunga del risparmio, come cultura aziendale, colpisce dunque anche Poste italiane, impresa che vanta un attivo, nel 2011, di 840 milioni di euro.

"Poste, con le sue responsabilità nei confronti del servizio universale, dovrebbe  garantire una buona qualità della sua missione - proseguono i sindacalisti -. Non è chiudendo e razionalizzando gli uffici, o tagliando nel recapito della corrispondenza che assolverà i suoi compiti. Si ricorda che lo Stato paga Poste per il servizio universale. Un Paese non si misura solo per ciò che produce, ma soprattutto per la qualità dei servizi che sa erogare ai suoi cittadini. Poste è la più grande azienda di servizi in Italia, di conseguenza non può esimersi dal contribuire a tale scopo. L’etica e quindi la responsabilità sociale dell’Azienda lo impongono, attraverso fatti concreti”.

Forte è anche la preoccupazione sul fronte occupazionale. “Le ricadute che queste decisioni unilaterali stanno provocando saranno importanti - affermano Sommariva e Brollo -. L’amministratore delegato assicura che non ci saranno licenziamenti, ma riconvertire una platea cosi grande non è facile per un’azienda che razionalizza i servizi per risparmiare, ma, soprattutto, non risparmia sui premi dei dirigenti”.

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