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Economia

La CNA di Treviso rivolge un appello ai parlamentari trevigiani: "Ratificare il CETA"

L’export di Marca verso il Canada vale 139 milioni di euro l’anno (2017), 11 volte l’import. Rosolen: «Grave danno per la nostra economia se il Parlamento italiano bocciasse l’accordo di libero scambio UE-Canada che abolisce i dazi doganali»

TREVISO Nel 2017 la provincia di Treviso ha esportato beni verso il Canada per un valore di 139 milioni di euro e importato merci per 12,7 milioni di euro (fonte Istat e Ufficio studi CCIAA Treviso-Belluno). «Questi dati parlano chiaro – afferma Giuliano Rosolen, direttore di CNA territoriale di Treviso - Chiediamo al Parlamento italiano di ratificare al più presto l’accordo CETA con il Canada. L’economia trevigiana ha tutto da guadagnare da un accordo che abolisce al 99% i dazi doganali, riconosce il 90% dei prodotti Dop e Igp italiani espostati in Canada (ben 41), riconosce 143 prodotti europei protetti (a fronte di nessuno canadese), facilita la movimentazione di persone e servizi».

Il CETA è un accordo di libero scambio tra UE e Canada che, oltre a vantaggi economici, è anche un modello politico di integrazione economica avanzata grazie a una serie di caratteristiche innovative: un sistema di regole che tutela le indicazioni geografiche; l’apertura reciproca del mercato degli appalti dei servizi a livello locale; la definizione comune di standard di sicurezza unita alla semplificazione dei certificati di conformità; il mutuo riconoscimento nel campo delle professioni; la protezione dei dati individuali; la tutela giuridica dei contenziosi tra imprese e Stati; il mantenimento degli obblighi assunti dall’UE e dal Canada in materia di diritti dei lavoratori e di protezione dell’ambiente e del clima.

La CNA di Treviso è preoccupata per le recenti dichiarazioni del ministro Di Maio che ha definito il CETA «un cavallo di Troia per distruggere il made in Italy», minacciando che «se anche uno solo dei funzionari italiani all’estero continuerà a difendere trattati come il CETA sarà rimosso» e decretando: «Il CETA dovrà arrivare in aula per la ratifica e questa maggioranza lo respingerà». «Se così fosse, sarebbe un grave danno per il nostro territorio, per l’economia locale e per le nostre imprese» puntualizza Rosolen. Per questo la CNA chiede a tutti i parlamentari trevigiani di fare l’interesse del territorio dal quale sono stati eletti, premendo perché l’accordo venga al più presto incardinato in Parlamento e sia favorevole il voto di chi è stato mandato a Roma anche dagli artigiani e piccoli imprenditori trevigiani.  

Per la Marca Trevigiana, il Canada è un paese commercialmente appetibile. Basti pensare che dal 2015 al 2017 l’export verso il paese nordamericano è incrementato del 16%. Le nostre imprese esportano soprattutto macchinari, apparecchiature e altri prodotti manifatturieri (52,4 milioni di euro), mobili (39,8 milioni di euro), bevande (22,4 milioni di euro). Importiamo in particolare prodotti agricoli (5,1 milioni di euro), macchinari e apparecchiature (2,3 milioni di euro) e articoli in pelle (1,3 milioni di euro). Anche i valori dell’interscambio commerciale tra Veneto e Canada sono largamente favorevoli alla nostra regione: nel 2017 l’export veneto verso il Canada è stato di 646 milioni di euro, contro importazioni del valore di 192 milioni di euro. Così come per l’Italia: 4 miliardi di export contro 1,5 di import.

La CNA è dunque favorevole alla ratifica del CETA, convinta che faccia gli interessi delle piccole imprese e imprese artigiane che rappresenta. «Non è affatto un accordo controverso come affermano i detrattori – incalza il direttore della CNA trevigiana - Oltre che un buon accordo per l’Italia per le ragioni economiche enunciate, è anche un modello avanzato di gestione della globalizzazione che, entrata in una nuova fase, ha bisogno di regole e capacità di dialogo tra i Paesi, non di esibizioni di volontà di potenza. In questo l’Unione Europea ha molto da insegnare al mondo. Sta a noi oggi, mondo delle imprese, istituzioni nazionali ed europee, decidere se giocare questa partita da protagonisti o subire l’attivismo delle scelte altri. Dobbiamo dunque attrezzarci costituendo le condizioni affinché l’Europa ne possa trarre vantaggi e in questo i negoziati commerciali rappresentando un tassello fondamentale».

La CNA chiede di riconsiderare la prassi di sottoporre trattati come il CETA alla ratifica dei parlamenti nazionali perché che li rende ostaggio di dinamiche politiche interne. Il CETA era già stato approvato prima dal Consiglio dell’Unione Europa, che rappresenta i governi di tutti gli stati membri, e poi, nel febbraio del 2017, dal Parlamento europeo che rappresenta i popoli europei. Una legittimazione sufficiente, per la CNA, secondo la quale il CETA non necessiterebbe di ulteriori passaggi nei parlamenti nazionali, cause di rallentamento di provvedimenti importanti e di indebolimento dell’Unione Europea.

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