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Economia

Lavoro, 300 commercialisti fanno i conti alle società trevigiane

I commercialisti presentano il Tax Rate di Marca. Un rapporto tra imposte correnti e risultato di esercizio ante imposte, delle società trevigiane

TREVISO Presentata ieri pomeriggio al centro congressi dell’hotel BHR di Quinto di Treviso, nell’ambito dell’assemblea annuale di approvazione del bilancio consuntivo dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso, la ricerca sulla valutazione dell’incidenza delle imposte a carico delle società di capitali della Marca. L’analisi è stata realizzata dall’Associazione Dottori Commercialisti Esperti Contabili di Treviso in collaborazione con la Commissione di Studio di Diritto Tributario Nazionale e Internazionale dell’Ordine e il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

La ricerca si è focalizzata sul territorio della Provincia di Treviso ed ha esaminato la distribuzione statistica all’interno di gruppi dimensionali più rappresentativi dell’economia locale, con l’obiettivo di offrire un’occasione di riflessione e confronto tra gli operatori del settore, quali Dottori Commercialisti, Istituzioni, mondo imprenditoriale e comunità scientifica, valutando l’andamento della pressione fiscale sulle circa 18.000 società di capitali che hanno sede nella Provincia di Treviso, senza tralasciare un confronto a livello regionale e nazionale.

L’analisi è stata effettuata dai dottori commercialisti Michele Fiorese, Filippo Giacomazzi, Filippo Lorcet e Marcantonio Zago dell’Ordine dei Commercialisti di Treviso utilizzando la banca dati AIDA Bureau van Dijk e presentata all’assemblea dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili che si è tenuta ieri pomeriggio al centro congressi BHR di Quinto di Treviso alla presenza di 320 professionisti. Alla tavola rotonda coordinata dal commercialista Antonio Viotto presidente della Commissione di Studio di Diritto Tributario Nazionale e Internazionale ODCEC Treviso sono intervenuti Chiara Mio, Dino Rizzi, Giorgio Bertinetti e Moreno Mancin tutti docenti dell’Università Ca' Foscari di Venezia.

Nel Veneto sono attive circa 103.000 società, pari all’8% del totale nazionale, che hanno registrato nei bilanci del 2016 ricavi delle vendite ed imposte correnti complessivi rispettivamente pari al 9,6% e al 9,8% del totale nazionale, portando la Regione Veneto a posizionarsi alle spalle di Lombardia e Lazio. In regione le società attive che superano i 25 milioni di euro di ricavi annui sono, in termini di numerosità, l’1,4%, ma rappresentano il 61% dei ricavi prodotti ed il 45% delle imposte dichiarate a livello regionale. Al contrario, le società attive che realizzano ricavi di vendita annuali inferiori a 250mila euro rappresentano numericamente quasi il 44% del totale regionale, registrando, tuttavia, solo l’1% dei ricavi ed il 4% delle imposte complessivamente dichiarate.

In provincia di Treviso risiede circa il 18% delle società attive nel Veneto, pari a circa 18 mila unità (in aumento di circa 3.000 unità rispetto alla ricerca del 2017). A tali società corrisponde il 23% dei ricavi delle vendite prodotti e circa il 18% di imposte dichiarate nella Regione Veneto. Con particolare riferimento all’ambito della Provincia di Treviso è stato analizzato il Tax rate delle società attive nel periodo 2013-2016, escludendo dal campione i soggetti in perdita civilistica. Il Tax rate è stato costruito come rapporto fra le “Imposte correnti” e il “Risultato prima delle imposte”.

Ciò che ne emerge è, da un lato, un valore crescente del Tax Rate a partire dalle società di piccolissime dimensioni e fino ai soggetti con ricavi non superiori a 5 milioni di euro. Nel 2016 il valore mediano (da non confondersi con la media, quindi il valore che si posiziona esattamente alla metà di tutte le rilevazioni, una volta ordinate in modo crescente) dell’indice di cui trattasi passa infatti dal 32% al 36%, per poi decrescere nelle classi successive, attestandosi al 34% nelle società con ricavi da 5 a 25 milioni ed al 32% nelle società con ricavi oltre i 25 milioni. Altro aspetto di indubbio interesse è il trend storico del Tax Rate nelle annualità 2013-2016, che è complessivamente decrescente, per tutte le classi rilevate, passando, ad esempio, nella classe da 1 a 5 milioni di euro di ricavi, da un valore mediano del 52% nel 2013 a uno del 49% del 2014 e del 36% del 2016.

L’assorbimento del flusso di cassa delle imprese dovuto al carico fiscale registra anche in questo caso una decrescita nel periodo 2013-2016 con valori che passano, sempre per la classe di società da 1 a 5 MLN di fatturato, dal 42% del 2013 al 32% del 2016. Si evidenziano comunque valori elevati a livello di 75° percentile che raggiungo anche il 64% e spesso si attestano attorno al 50% (i.e. circa la metà della liquidità generata viene drenata dalle imposte). L’analisi si è poi sviluppata nella ricerca di un’eventuale correlazione tra Tax Rate e grado di indebitamento delle società; sotto questo profilo, la rappresentazione dei dati si dimostra simile negli esercizi 2013-2016, evidenziando, in ultima istanza, una pressione fiscale leggermente superiore sulle società caratterizzate da un maggior grado di indebitamento.

Un altro dei trend rilevati nell’analisi, inoltre, compara le voci dei ricavi e delle imposte della Provincia di Treviso senza alcuna esclusione o suddivisione in classi, ma considerando solo le società che disponevano dei dati per tutti gli anni del periodo considerato: ciò che ne deriva è un evidente aumento dei ricavi delle vendite +6% del 2014 rispetto al 2013, +5% del 2015 rispetto al 2014 e +4% del 2016 rispetto al 2015), la voce delle imposte ha registrato un incremento dell’8% nel 2014, una flessione nel 2015 e un incremento del 9% nel 2016. Il trend viene sostanzialmente confermato da un confronto con la Regione Veneto.

I dati della ricerca - ha osservato David Moro presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso -  trovano conferma nelle analisi dell’OCSE, si nota la riduzione della pressione fiscale, ma l'aliquota fiscale rimane troppo elevata. Più significativo appare il dato relativo assorbimento dei flussi di cassa delle imposte.  Ma il disallineamento del tax rate a livello europeo crea una serie di difformità che sono alla base di potenziali condizioni per provocare effetti negativi sulla concorrenza all’interno del territorio della comunità Europea, cui si cerca di porre rimedio con una serie di accorgimenti quali transfer pricing e scambio di informazioni. Su questo aspetto credo la soluzione dovrebbe essere a monte con un intervento mirato del legislatore. Tuttavia, finchè la sovranità fiscale sarà ritenuta presupposto immodificabile, credo non ci saranno grossi margini per riequilibrare il sistema.

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