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Economia

Metalmeccanici trevigiani: «Con la cassa integrazione stipendi dimezzati»

Allarme nelle fabbriche: secondo una stima della Fim Cisl per oltre 20mila dei 40mila addetti del settore la perdita del potere d'acquisto sarà del 50% a causa della cassa integrazione

La crisi infligge un colpo durissimo ai redditi dei lavoratori trevigiani del settore metalmeccanico. Secondo una stima della segreteria del Fim Cisl di Treviso e Belluno infatti la perdita di salario per oltre  20 mila addetti raggiungerà addirittura il  50%.

Sono numeri che di fatto  che doppiano gli effetti negativi  della recessione del 2008: se quella infatti, come spiegano le associazioni dei datori di lavori, fu una crisi grave ma che infettò l'economia reale della Marca a macchia di leopardo, il collasso dell'economia come conseguenza del fermo produttivo a causa del Corona virus non fa prigionieri e si sta allargando a macchia d'olio bruciando risorse e ricchezza in tutti i comparti. A determinare il crollo del salario per il sindacato  è l'effetto della cassa integrazione ordinaria a zero ore. «Considerando  che il lordo di un operaio di terzo livello è pari a 1.650 euro - spiegano Alessio Lovisotto, Massimo Civiero e Antonio Bianchin della Fim Cisl -  che la cassa a zero ore paga al massimo 1.000 euro al mese e che in cassa non si maturano né ferie né permessi né tredicesima, la perdita per ciascun lavoratore è della metà dello stipendio».

La Cisl evidenzia che al momento in provincia di Treviso il settore della metalmeccanica è praticamente tutto fermo. «Ad oggi - tornano a dire i sindacalisti della Fim - le richieste di cassa integrazione si attestano a quota 850 ma altre continuano ad arrivare ogni giorno». Insomma un  ricorso agli ammortizzatori che, con la proroga del fermo produttivo, potrebbe raggiungere dimensioni mai viste. «Sulla base delle richieste inoltrate dalle aziende - sottolineano Alessio Lovisotto, Massimo Civiero e Antonio Bianchin - si può ipotizzare che la cassa integrazione ordinaria coinvolgerà oltre la metà dei circa 40mila dipendenti delle imprese metalmeccaniche trevigiane. Riaprire quando l'emergenza sanitaria lo consentirà sarà molto difficile».

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