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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Crisi e povertà, Mons. Gardin: "Un percorso a ostacoli e privo di logica"

Il vescovo di Treviso, Mons. Gianfranco Agostino Gardin, ha partecipato al convegno organizzato da Cisl sulle tematiche della povertà e della crisi

Si è tenuto oggi a Treviso un convegno organizzato da Cisl sul tema della povertà.

Presente anche il vescovo di Treviso, Mons. Gianfranco Agostino Gardin, che ha sottolineato, riferendosi a un recente rapporto della Caritas, come l'effetto complessivo delle risposte istituzionali ai problemi di povertà ed esclusione sia quello di "un percorso ad ostacoli, dotato di irrazionale logica".

I limiti riscontrati, ha rilevato Mons. Gardin, sono di varia natura, a cominciare dalla "dispersione delle misure economiche su un gran numero di provvedimenti nazionali, regionali e locali" privi di coordinamento complessivo, ai quali si aggiungono "il ritardo con cui vengono attivate le misure di sostegno economico" a favore soprattutto di chi abbia perso il lavoro e "l'estrema varietà e sperequazione nella definizione del livello di reddito" che consente l'accesso a prestazioni di tutela.

Il vescovo trevigiano ha puntato il dito anche contro il "forte carattere categoriale di gran parte delle misure di sostegno economico", che determina un fenomeno di selezione e il "progressivo restringimento delle disponibilità finanziarie nel settore socio-assistenziale".

Perciò Mons. Gardin ha invitato a un maggiore realismo, perché "il promesso e non attuato irrita il cittadino e svaluta la politica".

"L'area del disagio è in ebollizione - ha a sua volta osservato Luigi Fabbris, docente di scienze statistiche all'università di Padvoa - E, in Veneto, particolarmente tesa è la situazione sociale in aree marginali, in particolari montane".

Per Fabbris, che ha sviluppato il rapporto curato dalla Caritas citato dal vescovo, in Veneto, dove non esistono realtà urbane tali da essere classificate come "grandi periferie", le aree più a rischio di degenerazione dell'equilibrio sociale sono quelle in cui è più alta la concentrazione di soggetti con professionalità marginali.

Come le aree di montagna "nelle quali i flussi migratori si sono insediati in maggiore concentrazione, data la maggiore facilità nel reperire alloggi, e in cui la disoccupazione, incrociata alla scarsità di servizi, rischia di indurre tensioni di cui si rischia di accorgersi solo quando ormai potrebbe essere troppo tardi".

Secondo il rapporto di Fabbris, nelle zone dell'Italia del Nord la povertà è minore in base al criterio standard dell'Ue sul reddito, in cui viene ritenuto "povero" chi abbia un reddito inferiore al 60 per cento di quello mediano nazionale.

"Se anziché al reddito si facesse riferimento al potere d'acquisto, come noto ben differenziato fra le diverse latitudini - ha rilevato Fabbris - la situazione sarebbe molto più livellata".

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