Nelle piccole imprese della Marca a pagare la crisi sono soprattutto i giovani. Questo il quadro che emerge dall’indagine dell’Osservatorio Cisl sull’andamento del mercato del lavoro in provincia di Treviso nella prima parte del 2012.

Da gennaio a fine giugno sono stati 4.345 i licenziamenti, mentre 2.955 sono stati i lavoratori messi in mobilità dalle piccole imprese. Nelle grandi aziende il 37 per cento dei tagli ha riguardato dipendenti con più di 50 anni, mentre nelle realtà più piccole un lavoratore licenziato su tre ha tra i 30 e 40 anni.

La prima metà dell’anno in corso ha visto un’esplosione della cassa integrazione ordinaria, con un 43 per cento in più di ore autorizzate rispetto allo stesso periodo del 2011: 2.880.628. Colpa degli impianti per lo più fermi, che nel primo trimestre di quest’anno sono rimasti inutilizzati per il 72,9 per cento, con un conseguente calo della produzione e del fatturato del 4,5 per cento.

“Purtroppo – commenta Alfio Calvagna, segretario della Cisl di Treviso – dal punto di vista dei licenziamenti, siamo tornati ai livelli dell’esplosione della crisi, a cavallo fra il 2009 e il 2010. Solo nei primi mesi dell’anno hanno chiuso 680 attività lavorative, delle quali 250 nel settore delle costruzioni, 167 del commercio, 132 del manifatturiero, settore all’interno del quale a soffrire di più è il metalmeccanico, che ha perso 47 aziende, il legno/arredo, che ne ha perse 29 e il sistema moda con meno 24 aziende”.

“Siamo di fronte a una disoccupazione consistente e di lungo periodo - prosegue Calvagna – Le imprese hanno esaurito la possibilità di utilizzare la cassa integrazione straordinaria, ecco perché aumenta quella ordinaria e il numero di licenziamenti. Alla fine dell’anno scorso c’erano 100 aziende in cassa integrazione straordinaria, 71 delle quali entro dicembre 2012 termineranno l’utilizzo di questo ammortizzatore”.