rotate-mobile
Economia

Scatta la “fusione” delle popolari venete in Intesa Sanpaolo

Mario Citron (Consorzio Veneto Garanzie): “Siamo in “campo” a supporto delle imprese sia in bonis che in deteriorato. Massimo sforzo per centinaia di posizioni ad “inadempienza probabile” che dobbiamo cercare di salvare”

TREVISO “Scendiamo in campo per evitare che il giorno dell’Immacolata si trasformi in un incubo per centinaia di imprese venete! E’ quanto afferma Mario Citron Presidente del Consorzio Veneto Garanzie che spiega: “manca un giorno alla vera fusione delle ex banche venete in Intesa Sanpaolo. L’8 dicembre prossimo infatti, avverrà la migrazione informatica dei rapporti e conti correnti bancari di famiglie e imprese e dall’11 dicembre tutti i rapporti saranno gestiti da Banca Intesa. A questo punto le sfide aperte sono due: quelle delle posizioni in bonis che saranno gestite da Intesa e quelle a vario titolo di deteriorato che verranno cedute alla SgA”. Per quanto riguarda le posizioni in bonis il problema si manifesterà per le imprese che potrebbero aver difficoltà nel mantenere in Intesa lo stesso credito che aveva con le due popolari, visto le diverse “policy” del credito adottate dalle tre banche.

“Solo Consorzio Veneto Garanzie -precisa il Presidente- ha oltre 950 posizioni di imprese socie che hanno esposizioni con almeno una delle due popolari per oltre 20 milioni di euro di finanziamenti in essere. I Confidi, previa la necessaria valutazione del merito di credito, hanno già dato la piena disponibilità ad accompagnare le loro imprese socie con l’erogazione di nuove garanzie a supporto del credito e anche Banca Intesa ha dato la disponibilità a valutare congiuntamente tali posizioni”. Più difficile il percorso per le posizioni che verranno gestite dalla SgA che sembra ammontino circa 18 miliardi di cui circa la metà sono sofferenze per le quali non ci sarà molto da fare.

“Il nostro massimo sforzo -annuncia Citron- si concentrerà però sulle posizioni già garantite (alcune centinaia, tenendo conto di tutti i Confidi veneti) e classificate ad “inadempienza probabile” o ad altro stadio di deteriorato. Poiché un accurato esame potrebbe far capire se alcune di queste posizioni abbiano la possibilità di essere riportate in bonis. Oltre al danno del fallimento delle popolari, sarebbe una vera beffa -prosegue-  se fallissero anche quelle imprese che non sono completamente decotte ma stanno vivendo solo un momentaneo periodo di tensione finanziaria. A queste centinaia di imprese si deve dar loro una possibilità di superare la momentanea crisi attraverso nuovi accordi di ristrutturazione del debito accumulato, operazione questa che non può ad oggi essere svolta solo dalla SgA che non ha licenza bancaria ma potrebbe essere gestita magari con l’aiuto della stessa Banca Intesa in accordo con SgA”.

“Noi -conclude Citron- mettiamo a disposizione le competenze dei nostri 43 specialisti che operano nella sede centrale di Mestre, nelle sedi secondarie di Belluno, Treviso e Verona e nelle sedi mandamentali di Feltre, Asolo, Castelfranco, Conegliano, Montebelluna, Oderzo, Treviso, Vittorio Veneto, Bovolone, Bussolengo, Soave, Villafranca. Il radicamento territoriale, soprattutto in casi come questo, è la caratteristica vincente del modello perché consente una conoscenza approfondita della clientela e assicura la fornitura di servizi di qualità”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Scatta la “fusione” delle popolari venete in Intesa Sanpaolo

TrevisoToday è in caricamento