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Economia

Bene il manifatturiero trevigiano nel primo trimestre: +3,5% la produzione

Il quadro di fondo resta incerto ed esposto alla variabilità: segni negativi sulle variazioni congiunturali, attese più favorevoli per la parte centrale dell'anno

TREVISO Come è andata la prima parte dell’anno? Malino, rispetto al trimestre precedente, soprattutto con riferimento alle imprese più esposte sui mercati esteri. Eppure, senza grosse ripercussioni nel trend di recupero su base annua, che resta positivo per quasi tutti gli indicatori. Ciò anche per un effetto compensazione generato da quella parte di imprese (in prevalenza piccole) che lavora sulla componente nazionale della domanda, in recupero. Peraltro, le previsioni moderatamente positive per il secondo trimestre (aprile-giugno), coerenti con gli indicatori anticipatori disponibili a livello nazionale, fanno pensare ad un altro "stop and go" vissuto dal sistema imprenditoriale trevigiano. Più in generale, la variabilità e l’instabilità restano ancora i tratti di fondo del ciclo economico, esposto tanto alle incertezze degli scenari internazionali, quanto condizionato da un contesto Paese che, pur invertendo le tendenze di fondo, fatica ad avere lo stesso ritmo di crescita dell’area euro.

Produzione. Già da questo primo indicatore si impone uno sguardo strabico. La variazione tendenziale annua è del +3,5%, senza significative disparità tra imprese appartenenti alle diverse classi dimensionali. Il passo congiunturale, tuttavia, è negativo: -1,6%. E questa negatività è generata in prevalenza dalla media impresa (50 addetti e oltre, con situazioni “a macchia di leopardo” fra i settori), di contro alla “calma piatta” della piccola impresa (10-49 addetti), e ad una lieve positività per la micro-impresa (5-9 addetti).

Netta anche la distribuzione dei giudizi: la maggioranza assoluta delle medie imprese intervistate ha segnalato il fermo congiunturale della produzione; all’opposto, quasi il 47% delle micro imprese intervistate ha segnalato la produzione in aumento. Si piega conseguentemente verso il basso anche il grado di utilizzo degli impianti: passa dal 74 al 72% con riferimento al sottoinsieme più significativo delle imprese con 10 addetti e oltre.

Per il trimestre successivo, ad ogni modo, il 30% delle imprese stima in ripartenza l’indicatore (a fronte di un 18% che prevede flessione). La quota di ottimisti, peraltro, sale al 40% con riferimento alle imprese con 50 addetti e oltre. Diventano più scettiche, invece, le micro imprese: solo un 20% infatti è ottimista, contro un 24% pessimista, che probabilmente si attende di entrare nell’onda negativa che oggi ha riguardato alcune imprese capofila.

Fatturato e nuovi ordinativi. La parziale divergenza tra performance sui mercati esteri e sul mercato nazionale (al rovescio di come solitamente abituati) emerge in modo abbastanza chiaro dalle variazioni congiunturali sul fatturato. Quello estero conosce una flessione del -5,3%, più sostenuta nella media impresa, ma che non risparmia neppure la piccola impresa. Anche le vendite in Italia risultano in flessione nel trimestre (-2,1%); ma si smarcano in positivo, rispetto a questo dato, le microimprese (+2,2%).

Abbastanza speculare la situazione nella raccolta trimestrale dei nuovi ordinativi: per quelli dall’estero è lieve contrazione per tutte le classi dimensionali (sarebbe più corretto dire “calma piatta”, visti i numeri prossimi allo zero); per quelli dal mercato interno si ripropone questo "incrocio" tra flessione congiunturale (per le aziende più strutturate, piccole e medie) e crescita (+1,7%) per le micro-imprese.

Tanto per fatturato, quanto per raccolta ordini, le variazioni su base annua sono meno preoccupanti: confermano i ritmi di crescita rilevati a fine 2015 (attorno al 3-3,5%), con giusto una lieve tendenza al miglioramento per gli ordinativi interni. Che dovrebbe proiettarsi anche nel secondo trimestre dell’anno, stando alle previsioni.

E' l'insieme più strutturato di imprese (10 addetti e oltre) a fornire indicazioni positive al riguardo: il 35% degli intervistati prevede aumento della domanda interna (tra aprile e giugno), contro un 18% pessimista, e un 47% che ritiene la situazione stazionaria. Un po’ più attendiste le micro imprese (57% orientate per la stazionarietà, con la quota residuale che si divide pressoché a metà tra ottimisti e pessimisti, con una leggera prevalenza dei primi).

Anche sulla domanda estera le previsioni sono buone, facendo fugare, almeno nel breve, il rischio di un ulteriore rallentamento di questa componente. Quasi il 38% delle imprese intervistate (dai 10 addetti e oltre) ritiene possibile un aumento degli ordini dall’estero, a fronte di un marginale 14% che invece considera possibile una loro contrazione. Le medie imprese, nel complesso, sono più propense ad indicare questo recupero sui mercati esteri: ma all’interno di questa classe dimensionale appare un po’ più elevata la quota di imprese (18%) che potrebbe essere ancora esposta a difficoltà. Un’impresa su quattro, fra le micro, vede la possibilità di un lieve miglioramento sulla domanda estera.

Le previsioni sul fatturato fanno sintesi di questi giudizi sulle componenti della domanda. Con riferimento al sottoinsieme delle imprese con 10 addetti e oltre, il 41% degli intervistati si sbilancia per una moderata crescita delle vendite; un altro 41% opta per la stazionarietà; il rimanente 18% si colloca in una prospettiva di contrazione delle vendite. Scenario cui paiono leggermente più esposte le microimprese (23,8%): che comunque si addensano in maggioranza assoluta (54,4%) su giudizi di stazionarietà.

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