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Dalla Treviso di Maffioli alla Food Economy: il futuro della ristorazione in pochi passi

"Domandarci da dove vengono i prodotti che cuciniamo e mangiamo è un passo indispensabile - ha sottolineato Elio Tronchin vicepresidente di CentroMarca Banca Credito Cooperativo di Treviso - per riscoprire il nostro territorio e le sue eccellenze alimentari"

TREVISO Grande interesse al convegno del 29 aprile, organizzato da Confcommercio e Centro Marca Banca, prima tappa ufficiale del Festival della Cucina ideato da Veneto Comunicazione in programma nei ristoranti trevigiani fino a fine maggio.

È partita dal passato la riflessione sulla Food Economy, protagonista venerdì, al Maggior Consiglio, col ricordo di Giuseppe Maffioli, padrino ufficiale della ristorazione trevigiana nonché significativa figura culturale, eclettica e poliedrica, che ha saputo caratterizzare la grande stagione di Treviso e la nascita del Gruppo Ristoratori Confcommercio, primo gruppo sindacale in Italia che ha “fatto networking, anticipando di 30 anni il concetto di rete e trasformando la concorrenza tra colleghi in risorsa, confronto, amicizia”, per arrivare ad analizzare la Food economy, che prende il nome dal titolo del bel libro di Antonio Belloni. “Il futuro” ha ribadito Renato Salvadori, presidente di Confcommercio in apertura “sta nella capacità della ristorazione di farsi interprete delle esigenze del consumatore attento, di fare sintesi tra prodotto, lavorazione e servizio, per generare cultura e identità, solo così quel grande patrimonio di abilità e saperi può generare nuova economia e sviluppo”.

“Domandarci da dove vengono i prodotti che cuciniamo e mangiamo è un passo indispensabile - ha sottolineato Elio Tronchin vicepresidente di CentroMarca Banca Credito Cooperativo di Treviso - per riscoprire il nostro territorio e le sue eccellenze in campo alimentare. La tracciabilità è il grande valore aggiunto da offrire a consumatori e gourmet, in un momento in cui importiamo tonnellate di pomodoro dalla Cina, metà del latte in commercio arriva dall’estero e due prosciutti su tre sono made in Germania e Olanda.” “Ciò che caratterizza la nuova economia del food” - ha spiegato l’autore Antonio Belloni – “è la tecnologia, elemento dirompente che spettacolarizza e trasforma il cibo in qualcosa di immateriale che si impone agli occhi ed alle orecchie, non più solo allo stomaco. Prova ne è la sovraesposizione mediatica del cibo, protagonista assoluto di oltre 70 canali televisivi”. “L’interesse per il cibo” - ha spiegato poi la relatrice Mara Manente, direttrice del Ciset – “si trasforma in una autentica ricerca di viaggi all’insegna del reperimento del “bello, buono e ben fatto”, trend del momento e potente leva di sviluppo per il turismo enogastronomico, che in dieci anni ha raddoppiato i flussi e per circa il 2% dei turisti diventa addirittura la motivazione prevalente del viaggio”. “Un turismo - quello enogastronomico - che in Veneto dà grandi risultati: registra infatti una spesa media di 134 euro a turista contro i 102 di altre zone del territorio”.

Precursore dei moderni concetti del food, ma al contempo fedele ambasciatore dei valori del territorio, è Arrigo Cipriani, intervenuto in chiusura al convegno come testimone del settore. Un successo, quello di Cipriani, che ha non solo portato la venezianità del mondo, creando lavoro per 3000 persone e 350 cuochi, ma reso grande una cucina semplice improntata ai sapori del territorio. La ricetta di Cipriani è un mix di cultura, civiltà, competenza, libertà, sorrisi, umiltà e capacità di accoglienza, perché, secondo Cipriani,  “il vero lusso non è fatto dal denaro, ma dall’anima e dalla convinzione che sta dietro ad ogni piatto ed ogni ricetta”. Come quello delle “castraure” (made in Cipriani), piantate a migliaia e coltivate con pazienza e sapienza sotto il sole di Torcello, capaci di sorprendere i più esigenti palati del mondo. Per un filiera cortissima e diretta che diventa progetto globale.

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