"La mia classe" al Cinema Turroni
LA MIA CLASSE
di Daniele Gaglianone - Italia 2013
Con Valerio Mastandrea, Bassirou Ballde, Mamon Bhuiyan, Gregorio Cabral, Jessica Canahuire Laura.
Seguo da anni con simpatia la carriera cinematografica di Daniele Gaglianone. A Venezia, soprattutto, per le Giornate degli Autori, "Nemmeno il destino" (2004), "Ruggine" (2011), ma anche a Locarno dove nel 2008 ho visto un suo documentario, "La guerra non ci sarà", poi premiato con un David di Donatello.
Oggi ci racconta una storia in apparenza di finzione, "La mia classe" e poi in mezzo vi fa esplodere una realtà che subito ha il sopravvento. La classe del titolo è in una scuola multietnica di Roma dove degli stranieri adulti cercano la sera di imparare l'italiano. Glielo insegna un personaggio che in realtà recita (il nostro bravo Valerio Mastandrea), tutti gli altri invece non recitano o al massimo recitano se stessi, indiani, peruviani, turchi, iraniani, egiziani, senegalesi.
Sono lì perché, nelle loro singole realtà, ognuno appunto con origini diverse, per restare in Italia e riceverne i documenti idonei, hanno assoluta necessità di saper parlare la nostra lingua. In mezzo a loro, però, c'è anche un regista, lo stesso Gaglianone, che mentre ci dicono dei loro problemi li riprende con i mezzi del cinema per realizzare, con loro, un film documentario su di loro, anche se loro non fingono mai perché il maestro e il regista li fanno esclusivamente parlare delle loro vite in Italia, ma ecco che, con grande turbamento del maestro che recita e del regista che opera sul vero per poi costruirci un film di finzione, accade un fatto che rischia di bloccare tutto: uno degli studenti si sente dire dalle nostre autorità che non gli verrà rinnovato il permesso di soggiorno perché, anche se lì studia, non ha un lavoro e all'improvviso, così, fatica a partecipare a quelle riunioni dicendo che, per lui, tornare a casa è la morte.
Si fermerà allora quella finzione pur interpretata da personaggi-persone che su se stessi si limitano a dire il vero? Un dilemma sia per il regista sia per il maestro, presto risolto però dalla accettazione (forzata ma convinta) di quella nuova realtà.
Con cui il film si chiude in cifre dolenti e sconfortate. Un impegno forse arduo che però Gaglianone ha risolto con un senso sicuro delle immagini e della narrazione, dando spazio all'inizio con intelligenza a quell'incontro non ancora scontro fra realtà e finzione e affrontando poi lo scontro con una sensibilità forte ed accesa dove, in filigrana, si può anche leggere la polemica così attuale oggi in Italia sulle strade difficili che ancora debbono percorrere quei coraggiosi onesti che si battono per il principio dell'integrazione. Ringrazio Gaglianone che, alleandosi a loro, l'ha fatto con i mezzi più validi del cinema.
Il Tempo
Gian Luigi Rondi