Chiave classica: al teatro Accademico l'ultimo appuntamento della stagione
Ex allievi di successo e il grande repertorio: anche quest'anno Chiave Classica, stagione del Conservatorio di musica Agostino Steffani, chiude invitando alcuni giovani professionisti usciti dalla sua fucina. «E' sempre un modo importante di archiviare il cartellone - afferma il direttore Stefano Canazza - vogliamo sempre lanciare un segno di incoraggiamento e speranza verso il futuro, un ponte musicale tra la scuola e il mondo professionale».
In scena con l'orchestra d'archi dello Steffani diretta da Alberto Vianello saranno il violinista Dario Samarani, uscito da Castelfranco e avviato ad una promettente carriera, accompagnato da Paolo Tirro e la pianista Floriana Iovino, scelta tra i migliori studenti del Conservatorio di Castelfranco. In esecuzione due melodie di Edvard Grieg, il concerto in re minore per violino e pianoforte di Felix Mendelssohn e il Concerto Grosso n°1 per archi e piano obbligato di Ernst Bloch. Il catalogo di Edvard Grieg (1843 – 1907) non è estraneo a un consistente uso di certo colore folklorico. Le Due melodie per orchestra op. 53, pur non adottando direttamente materiale tematico tradizionale preesistente, richiamano con gaia naïveté un clima popolaresco. Al catalogo di composizioni giovanili di Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847) appartengono opere destinate all’esecuzione privata nella residenza familiare dell’autore. Già tra il 1820 e il 1824 egli compone una serie di dodici sinfonie per archi e nel 1823 termina un Concerto per due pianoforti e il presente Concerto per violino e pianoforte. Inevitabile che tanto la scrittura orchestrale quanto gli ampi inserti solistici risentano della scrittura di Mozart e Beethoven che qui talvolta si declina in uno stile cameristico. All’epoca della composizione del Concerto grosso del 1925, Ernest Bloch (1880-1959) vive negli Stati Uniti dal 1916 dopo aver iniziato la sua carriera di direttore in Europa. In particolare, l’opera è composta per gli studenti del Cleveland Institute of Music – pare nel tentativo di dimostrare lo stato di salute e le potenzialità di una forma compositiva antica.