Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore di una sfida
CAERANO SAN MARCO Sabato 3 ottobre a Caerano San Marco (teatro Maffioli, Villa Benzi Zecchini, inizio ore 20.30), va in scena “Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore di una sfida”, interpretato da Tiziana Di Masi. Ingresso libero.
Lo spettacolo, che racconta le storie dei prodotti di Libera Terra, dai terreni confiscati alle mafie, è giunto ormai al quinto anno di repliche, sfiorando le 200 repliche, e ha inaugurato un genere, il teatro civile-gastronomico, ottenendo nel 2014 i due premi Carlo Alberto Dalla Chiesa e Cultura contro le mafie. “Mafie in pentola” continua a raccogliere consensi e a muovere le coscienze degli spettatori, restituendo il senso di un'antimafia concreta e praticabile nella quotidianità.
Tiziana Di Masi racconta infatti la nuova resistenza, che viene portata avanti in quei terreni, con il lavoro dell’uomo, attraverso l'investimento nell'agricoltura biologica che è stata la reazione alle montagne di veleni scaricate dalle mafie negli anni. Questa è la sfida lanciata dalle cooperative di Libera Terra in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania e infine nel nord Italia, sempre più nelle mani dei clan che si stanno insediando anche in zone un tempo impensabili.
Scritto dal giornalista Andrea Guolo, Mafie in pentola – Libera Terra, il sapore di una sfida è il racconto di un viaggio all’interno delle cooperative di Libera Terra dove, sui terreni un tempo in mano alle mafie, è nata una "bella economia" i cui cardini si chiamano agricoltura biologica, qualità, lavoro e rispetto delle leggi. È uno spettacolo che si fonda sulla speranza e sulla rinascita, perché la terra non smette mai di rigenerarsi, basta concederle la possibilità.
Ed ecco che nella Piana di Gioia Tauro, dagli ulivi abbattuti dalla ‘ndrangheta per ricavarne legname e non cederlo alle cooperative, si originano quei polloni che daranno l’olio della speranza; ecco i vigneti bruciati dalla sacra corona unita in Puglia che tornano a fiorire e a regalare un grande vino; ecco in Sicilia l’affermazione di un’agricoltura che rompe il muro delle regole mafiose e versa finalmente i contributi ai lavoratori.
È uno spettacolo sul gusto e su alcune tra le eccellenze del nostro settore agroalimentare. Con un’interpretazione capace di sfumare dal drammatico al brillante e attraverso ilcoinvolgimento diretto del pubblico, chiamato sul palco ad assaggiare i prodotti, non “chiude” lo stomaco dello spettatore, bensì stimola la sua “fame” di legalità e di cose buone.
Il cibo si fa memoria e occasione di riscatto sociale.