Paesaggi che cambiano: rassegna dedicata ad Andrea Zanzotto
TREVISO La Fondazione Benetton Studi Ricerche organizza anche quest’anno la rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, con un primo ciclo di proiezioni in calendario tra ottobre e dicembre. Sono cinque gli appuntamenti durante i quali il mezzo cinematografico rappresenta un’insostituibile chiave di accesso a luoghi e paesaggi che si trovano al centro di storie di trascuratezze e abbandoni, conflitti e tensioni, aspettative e promesse mancate, riappropriazioni e invenzioni. Ogni storia, attorno alla quale vivono interessi e sguardi diversi, è un frammento del mosaico che si compone attraverso linguaggi e contributi differenti e che mostra parallelamente situazioni di resistenza e impegno, nuove attitudini e comportamenti responsabili e attenti nella cura dei luoghi.
La serata inaugurale, mercoledì 7 ottobre alle ore 21, avrà come protagonista Davide Ferrario che introdurrà al pubblico il suo documentario La zuppa del demonio (Italia, 2014, 80’). Presentato l’anno scorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, mai arrivato nelle sale trevigiane, racconta il progresso italiano dagli inizi del ’900 agli anni ’70, rievocando quell’atmosfera di ottimismo generale e cieca fiducia nella modernizzazione del paese, in nome dei quali i nostri paesaggi hanno subito le pesanti trasformazioni che hanno originato il degrado e le devastazioni con i quali facciamo i conti quotidianamente. Il film, il cui titolo rinvia alle parole con le quali Dino Buzzati descriveva le lavorazioni nell’altoforno in un documentario industriale del 1964, racconta quanto avvenuto nel secolo scorso attraverso materiali dell’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea, spezzoni di film di quel periodo e interventi di autori illustri come Goffredo Parise e Italo Calvino. Di fronte alle ruspe che distruggono gli uliveti per far posto a quella che è poi diventata l’Ilva di Taranto, lo sguardo di Ferrario rievoca anche le grandi speranze di allora condivise trasversalmente per un domani sicuramente migliore, così come la certezza di una crescita felice e collettiva, l’energia e la voglia di futuro di cui tanto si sente la mancanza oggi.
Questo racconto rappresenta una premessa ideale al programma, curato da Simonetta Zanon, che anche in questa stagione è dedicato, in modo non formale, ad Andrea Zanzotto, custode della memoria delle nostre terre, cantore disincantato di paesaggi sfregiati e di una natura ostinata che resiste, figura esemplare che ha sempre saputo coniugare l’arte poetica con l’impegno civile.
La rassegna proseguirà mercoledì 21 ottobre con il documentario Contadini di montagna (Italia, 2015, 74’) di Michele Trentini. Con il geografo Mauro Varotto, il regista presenterà il suo ultimo lavoro, vincitore del Premio Bertarelli del Touring Club Italiano al Trento Film Festival. Nella Valle di Cembra in Trentino, nel contesto di uno dei paesaggi terrazzati più suggestivi dell’arco alpino, coltivato quasi esclusivamente a vigneto, due generazioni di contadini di montagna si raccontano. Se i gesti dell’uomo tra i filari appaiono quasi immutati, la nuova generazione sembra interrogarsi maggiormente sulle contraddizioni dell’agricoltura di montagna, della diversificazione colturale e della tutela del paesaggio.
Due le proiezioni in calendario a novembre.
Prossimi al mare (Italia, 2014, 61’) di Daniele Frison è il documentario che ruota attorno all’ex Ospedale al Mare del Lido di Venezia, dove nell’agosto del 2011 alcuni attivisti del Teatro Valle Occupato di Roma riaprono il teatro dell’Ospedale, chiuso da molti anni, e successivamente un gruppo di cittadini attivi per la difesa dei beni comuni ripulisce e mette a disposizione della comunità gli spazi dell’ex Teatro Marinoni (4 novembre).
Qui (Italia, 2014, 120’) di Daniele Gaglianone è il racconto in soggettiva di dieci valsusini che da venticinque anni si oppongono con tenacia al progetto Tav Torino-Lione. Dieci ritratti attraverso i quali comprendere i perché di un territorio che si è sollevato così ostinatamente. Il film restituisce chiara e forte la richiesta dei cittadini di essere ascoltati e la scoperta amara del tradimento della politica nazionale, accusata di aver abbandonato questa gente al loro destino, lasciandola sola a vedersela con la polizia antisommossa (18 novembre).
La rassegna si chiude il 2 dicembre con una riflessione sui siti militari dismessi e sul destino di chi ha vissuto e lavorato in questi luoghi e nelle caserme. Dalla pace di Vienna del 1866 fino alla fine della Guerra Fredda, il Friuli Venezia Giulia è stato disseminato di edifici militari. La successiva smobilitazione dell’esercito ha comportato l’abbandono di circa 400 siti. Un paese di primule e caserme (Italia, 2014, durata 68’), con la regia di Diego Clericuzio, è in viaggio in un paesaggio mutato, un caso unico al mondo per vastità, tipologia e storia, che parla di uomini, economia, società, politica, ambiente.
Tutti i film saranno presentati dai rispettivi autori che dopo la proiezione ne discuteranno con il pubblico. Per le scuole secondarie di secondo grado è possibile riservare i posti per un’intera classe o per gruppi di studenti.