Online la presentazione del libro "Donne in bicicletta"
Lo farà online sabato 16 maggio alle 17.30 Antonella Stelitano, trevigiana, giornalista, storica dello sport e autrice del volume “Donne in bicicletta. Una finestra sulla storia del ciclismo femminile in Italia” opera di quasi 500 pagine, edita da Ediciclo, nella quale si ripercorre la storia di questo sport a partire dalla fine dell'Ottocento fino a oggi. L’autrice presenterà in diretta live nel profilo Facebook e YouTube dell’agenzia Giuliamaria Dotto - pr, comunicazione, eventi (https://www.facebook.com/giuliamariadotto/ YouTube: Giuliamaria Dotto - pr, comunicazione - eventi) il suo nuovo scritto, dialogando in compagnia di Daniela Isetti, vice presidente vicario federale FCI ed Elena Cecchini, una delle cicliste italiane di punta plurivincitrice con la nazionale italiana. Tra i suoi successi l’oro ai mondiali su strada (Innsbruk 2018), e doppio argento agli europei su strada di Nyon nel 2014 e Alkmaar nel 2019. Modera Giuliamaria Dotto Pagnossin.
Nel suo nuovo libro Antonella Stelitano mette nero su bianco un racconto che non è solo sportivo ma anche di emancipazione femminile. La storia del ciclismo femminile italiano, e, più in generale del rapporto delle donne con la bicicletta nel nostro paese è il tema affrontato nel libro. Un percorso che si snoda da fine Ottocento ai giorni nostri letto attraverso le vicende di donne che, sfidando pregiudizi e luoghi comuni, hanno deciso di inforcare una bicicletta e lanciare così la loro sfida personale.
"Uno degli aspetti che mi ha maggiormente colpito è stato la totale assenza di interesse da parte della stampa, anche quella specializzata. Ci sono stati giornalisti che hanno definito le cicliste “il terzo sesso” o addirittura “ripugnanti” quando non matte, stravaganti, indecenti. Ci sono donne che negli anni ‘60 hanno perso il posto di lavoro, licenziate perché il loro titolare ne aveva letto il nome nell’ordine di arrivo di una gara. Altre a cui il medico non rilasciava il certificato di idoneità sportiva perché si pensava che chi praticava il ciclismo agonistico potesse rischiare di non aver figli. Insomma, davvero una marea di ostacoli, di insulti, di sbeffeggiamenti. Per questo raccontare la loro storia alla fine è stato dare voce a una parte della storia dello sport di questo Paese che era stata nascosta e dimenticata. Anche per questo ho voluto dedicare maggiore attenzione alle cicliste vissute in anni in cui non c’era per loro alcuna visibilità. Mi sembrava in qualche modo dovuto, considerando che per le campionesse di oggi basta “googlare” un po’ per conoscere tutto di loro” racconta l’autrice.