Quartiere Latino Libri: lezione magistrale di Angelo Schwarz
CONEGLIANO In occasione della mostra “Le altre immagini di un Occhiomagico. Per una archeologia visiva di un futuro anteriore”, ospitata fino all’8 marzo alla galleria Vision in Motion di via XX Settembre e alla libreria Quartiere Latino di via XI Febbraio, a Conegliano, sabato 7 febbraio alle 17 presso Quartiere Latino Libri si terrà una lezione del professor Angelo Schwarz sul tema “Cosa è fotografia?”.
SCHEDA Critico e storico della fotografia, già ordinario di Storia e tecniche della fotografia nell'Accademia delle Belle Arti di Venezia, Schwarz porrà una domanda che non va intesa come espediente retorico per un commento critico espressamente dedicato alle intriganti fotografie di Occhiomagico alias Giancarlo Maiocchi, esposte nella mostra; il che non vuol dire che, nel corso dell’incontro, alcune delle immagini esposte non possano essere chiamate in causa. In realtà il tema, nell’epoca del dilagare dell’immagine digitale, è ben più ampio.
Tre anni fa, dai documenti che Facebook dovette presentare per il debutto in borsa, si evinceva che nel solo ultimo trimestre del 2011 venivano caricate più di 250 milioni di nuove foto ogni giorno: 7,5 miliardi di foto caricate ogni mese, pari a 10,4 milioni di immagini ogni sera o 3 mila al secondo. Ma non solo. Secondo la società di venture capital KPCB tra gennaio e maggio 2014 sarebbero state caricate nel oltre 1,8 miliardi di foto. A fronte della dimensione enorme di questa onda, un vero e proprio tsunami, il vecchio tormentone, per quando debitamente aggiornato, se la fotografia sia arte o meno – questione particolarmente in voga negli anni Settanta – lascia il tempo che trova. Nel 1985, Schwarz affermava che “la fotografia è una esperienza schizofrenica socialmente diffusa e indotta da un sistema di produzione tecnologica e tecnocratica di immagini. E’ evidente che questa non è propriamente una definizione e, per più di un verso, è eccessiva, ad esempio, sul piano della patologia del comportamento, ma non meno (...)”. Lo tsunami fotografico sarebbe arrivato nell’arcipelago della fotografia 30 anni dopo.