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Sabato, 20 Aprile 2024
Teatro Asolo

Ad Asolo rivive l'amore tra Eleonora Duse e Gabriele D'Annunzio

Sabato 29 settembre, al Teatro Duse ore 20.45, andrà in scena "A Ghisola, tuo Gabri" con Giancarlo Dettori e Franca Nuti. Uno spettacolo teatrale a cura dell'Academia dei Rinnovati

ASOLO Sono trascorsi cent’anni da quando l’amore, intenso e totalizzante, incendiava le circa settecento lettere che Eleonora Duse, la Divina, e Gabriele D’Annunzio, il Vate, iniziarono a scambiarsi dopo l’incontro a Venezia nel 1894: il carteggio intercorso tra loro restituisce lo spaccato di un’epoca, di un mondo, e ad esso è ispirato il recital “A Ghisola, tuo Gabri” ideato dal regista veneziano Giuseppe Emiliani e che sarà portato in scena da Giancarlo Dettori e Franca Nuti sabato 29 settembre alle 20.45 al Teatro Duse di Asolo (unica data veneta), nel borgo trevigiano che fece da sfondo al sentimento dell’attrice e del poeta, grazie all’Academia dei Rinnovati, che ha promosso e organizzato l’iniziativa in collaborazione con il Comune di Asolo.

Eleonora Duse è una delle tre grandi donne di Asolo, assieme alla regina Caterina Cornaro e alla viaggiatrice e scrittrice Freya Stark: iniziò a frequentare il borgo nel 1892, vi prese casa nel 1920 e volle infine esservi sepolta nel 1924. L’Academia dei Rinnovati, associazione fondata a fine 2017 che si pone in continuità con gli intenti dell’omonimo gruppo costituito nel 1750 da dieci patrizi asolani, ovvero promuovere la cultura del territorio e il territorio attraverso la cultura attualizzando i propri messaggi e iniziative, si propone di riaccendere l’attenzione sul personaggio e sulla vita della Duse, svelando anche gli aspetti di fragilità e debolezza della Divina, nella certezza che questi potranno farcela amare ancora di più. La passione, ma anche la tenerezza: quello tra la Duse e D’Annunzio fu un amore tormentato, l’incontro -  scontro tra due differenti modi di vivere la relazione di coppia, eppure delicato, come testimonia il nomignolo “Ghisola” (dal nome dantesco Ghisolabella) con cui il Vate chiamava, nella dolcezza dei momenti più intimi, la prima delle dive. Una liaison, la loro, che ebbe anche un risvolto nelle vite professionali: lei, attrice affermata, trovò la penna che cercava per dare vita a nuovi testi capaci di superare il suo repertorio tradizionale, lui, giovane poeta, scoprì in lei l’ispirazione per numerosi componimenti, oltre che il supporto e i finanziamenti per le messe in scena. Chi meglio di una delle più grandi coppie del teatro italiano, insieme non solo sul palcoscenico ma anche nella vita, avrebbe potuto ridare cuore e voce alle infinite sfumature di un amore ammantato nel mito come quello tra la Divina e il Vate? Lui è Giancarlo Dettori, cagliaritano, classe 1932, è un poliedrico attore, che in sessant’anni di carriera si è cimentato in importanti progetti di prosa, cinema e televisione (lo si ricorda nei film “Maledetto il giorno che t’ho incontrato” di Carlo Verdone, per il quale fu candidato nel 1992 al David di Donatello come attore non protagonista e, recentemente, “Gli sdraiati” di Francesca Archibugi, 2017) ed ha ottenuto il Premio nazionale Franco Enriquez nel 2016. Lei è sua moglie Franca Nuti, torinese, classe 1929, una delle migliori attrici teatrali italiane (è stata diretta da registi come Luca Ronconi, Giorgio Albertazzi e Franco Zeffirelli), insignita da numerosi riconoscimenti (anche il Premio “Eleonora Duse” nel 1992).

Il regista Giuseppe Emiliani, fondatore e direttore della compagnia Teatromodo di Venezia e della compagnia Teatro Nuovo e collaboratore del Teatro Stabile del Veneto, nella scrittura epistolare della Duse, quella che il Vate definiscì “scrittura ritmica e parlante”, capace di trasformare il foglio in vero e proprio palcoscenico, ha immaginato il recital “A Ghisola, tuo Gabri” e per l’adattamento drammaturgico dal carteggio Duse - D’Annunzio, realizzato nel 2004, non ha avuto dubbi e ha voluto loro, due colonne del teatro nazionale, a ridare splendore a quello che il Vate definì “un incantesimo solare”. Cosa emerge dal fitto carteggio amoroso? “Una storia d'amore tra due personaggi al limite della follia: - ebbe modo di spiegare Dettori in un’intervista a La Provincia Pavese nel 2009, alla vigilia del debutto del recital - lei figura teatralmente complessa, divisa fra un ruolo culturale importante e la disposizione sentimentale verso quello che è un maestro della favola, della fantasia, di quel vero e proprio “gioco al massacro" che è la passione d'amore. Per la Duse l'amore è teatro, nei gesti e nelle parole: le sue lettere sembrano dettate più da un drammaturgo che da un'emozione. Per D'Annunzio invece l'amore è romanzo: lo spettatore di oggi resta ancora sbalordito e commosso nel sentir dipingere questo sentimento con un lessico che non si usa più, ma si vorrebbe romanticamente poter recuperare. Ma è proprio in questo scontro tra parola scritta e parola recitata che risiede la chiave drammatica della storia d'amore e del contrasto culturale tra questi due personaggi quasi leggendari”.

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