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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Biordiversità: un concetto vitale anche per i vini del Montello?

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Qualche giorno fa sulla stampa locale è comparso un articolo dal titolo curioso, per non dire allarmante: “Asolo e Montello, i vini nati dalla Biodiversità”. Un vino può certamente venire prodotto in un contesto ambientale ad elevata biodiversità, in quanto è risaputo che l’agricoltura estensiva può innalzare la diversità biologica di un territorio. Succede indubbiamente negli agroecosistemi tradizionali, in particolare nelle Aree Agricole ad Alto Valore Naturale (HNV), che però nulla hanno a che vedere con l’attuale conduzione agronomica del trevigiano, improntata sulla monocoltura intensiva della vite. I dati riportati nell’articolo lo confermano: la produzione di bottiglie di vino Asolo Prosecco Superiore Docg è in continuo aumento ed è seguito, seppur con una produzione minore, dallo stesso vino nel Montello. Da quanto si legge, la produzione non ha nulla da invidiare a quella delle altre Docg della marca trevigiana, soprattutto in ottica di potenziale produttivo: i numeri sono in crescita, ad indicare che si può produrre di più, molto di più.

Ma come può un vino nascere dalla Biodiversità se viene prodotto da vigneti intensivi che sostituiscono prati e boschi, che inquinano falde acquifere, banalizzano le specie e uniformano il paesaggio? Siamo di fronte ad una evidente discrasia lessicale di un termine, quale “biodiversità”, che viene usato – o meglio abusato – in modo del tutto fuorviante e scorretto. Esiste un limite tra uso e abuso anche nel campo etimologico e in questo caso, l’evidente abuso del termine “biodiversità” può strumentalizzare ed annacquare le coscienze senza essere realmente compreso, adoperato col sospetto, purtroppo, di adescare l’attenzione del lettore, spesso inconsapevole del complesso significato della biodiversità. L’intenzione del Consorzio Asolo Montello pare delineata con chiarezza: estendere la superfice vitata sulla DOCG e sul Montello dove, per esempio, con l’avallo dei Sindaci, già si dichiara che il nuovo PATI toglierà il vincolo di Rete Natura 2000 sui Prati da fieno, notoriamente ricchissimi di specie vegetali e animali, per poterli sostituire con vigneti intensivi, quei vigneti che a detta del Consorzio producono “vini nati dalla Biodiversità”. Ma allora perché la comunità scientifica riconosce proprio nei prati habitat l’elevato pregio in termini di biodiversità? E si opera per limitarne per lo meno l’estensione a favore di una viticoltura non del medesimo pregio ambientale? L’articolo parla dell’intenzione del Consorzio di promuovere “varietà storiche” come Cabernet e Merlot, sottolineando che il Montello DOCG è ottenuto da Merlot, Cabernet Franc e Cabernet sauvignon con vitigni internazionali.

Ebbene, oltre alla distruzione degli ecosistemi dei prati e dei boschi per far spazio alla monocoltura, si porta all’appiattimento della diversità genetica delle cultivar, quale ulteriore contributo alla perdita della biodiversità. Le “varietà storiche” non si riducono alle tre sopracitate, hanno ben altri numeri: i dati riferiti al 1874 e riportati nella Carta Enografica della Provincia di Treviso individuano ben 25 varietà di bianco e 21 varietà di rosso, ognuna con il suo nome e il suo patrimonio genetico. Anche in questo caso il Consorzio fa uso improprio dei termini, affidandosi alla sicura – ma sciattamente banale - comunicazione tramite slogan: poche parole ad effetto che possano far sognare o rassicurare il lettore (o l’elettore). Un modus operandi che lascia trasparire un progressivo impoverimento culturale e spirituale, parallelo a quello ambientale - e che non è capace di un pensiero sul lungo periodo ove le future generazioni ne trarranno le conseguenze. Per un fatto deontologico, oltre che morale, si deve porre attenzione nell’uso di termini così delicati e spesso storpiati, senza farne un uso che, a questo punto, non può apparire che meschino uso di comodo.

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