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Giovedì, 28 Marzo 2024

Vaia: «Se non si interviene, tra 100 anni una cosa che la terra non ha mai visto prima»

Queste le parole di uno dei climatologi più importanti al mondo il Nobel Filippo Giorgi intervenuto l'altro ieri (venerdì 25 ottobre) al convegno dal titolo “Pianeta Terra e Salute” a Monastier

Greta è una visionaria? «Greta sta dicendo cose che noi diciamo da tanti anni quindi se è visionaria lei siamo visionari anche noi». Queste le parole di uno dei climatologi più importanti al mondo il Nobel Filippo Giorgi intervenuto l'altro ieri (venerdì 25 ottobre) al convegno dal titolo “Pianeta Terra e Salute” promosso dal Centro Studi Psicosociali Antonio Calvani con il patrocinio dell’Università di Padova che si è tenuto al Park Hotel “Villa Fiorita” di Monastier.

«Greta è una ragazza che ha capito che c'è un grande problema che coinvolge soprattutto la sua generazione e quelle che verranno dopo di lei. Ha capito che bisogna attivarsi molto di più di quanto si stia facendo adesso. Se non si facesse nulla per limitare le emissioni di gas serra, i modelli ci dicono che potremmo avere un riscaldamento globale fino a 4-5 gradi dalle temperature attuali - ha detto il prof. Filippo Giorgi che ha fatto parte dell'IPCC, Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici, vincitore del Premio Nobel nel 2007 - per avere un'idea di ciò che significa prendiamo in considerazione 20.000 anni fa quando c'è stato il picco dell'ultima era glaciale. Le temperature globali erano di 5-6 gradi più basse. Quindi noi in 100 anni potremmo dare al sistema climatico la stessa perturbazione, la stessa differenza tra un Era glaciale e un periodo interglaciale. Una cosa che la terra non ha mai visto prima».

Questo significherebbe un completo sconvolgimento del sistema climatico. Zone che adesso sono rigogliose potrebbero diventare desertiche. Quest'anno i ghiacci della Groenlandia si sono sciolti ad un ritmo che non si era mai visto prima a causa delle temperature molto alte dell'artico. Se si dovessero sciogliere gran parte dei ghiacci della Groenlandia avremmo metri di innalzamento del livello del mare. Questo significa tutte le zone costiere. Sarebbe un completo sconvolgimento.  Il pianeta si adatta e sopravvive. Al tempo dei dinosauri il pianeta era 10 gradi più caldo. Quello che non può sopravvivere è la società come oggi la conosciamo.” Alla domanda se Greta fa bene, il Nobel ha risposto che l’attivista svedese fa… benissimo.

“Fridays for future” è un movimento molto positivo perché è propositivo. Non c'è antagonismo e dà a questi ragazzi un senso di speranza e di coinvolgimento, soprattutto qualcosa che io non ho visto per tanti anni. Greta- conclude Giorgi - è riuscita a portare fuori una necessità di cambiare le cose in meglio che i nostri ragazzi hanno e che finora non sono riusciti ad esprimere. L’evento, dopo l'introduzione di Emanuela Calvani presidente del Centro Studi e organizzatore dell'evento, ha visto la partecipazione anche di medici, scienziati ambientali ma anche economisti e giovani studenti di 6 scuole superiori del Veneto che si sono confrontati, dopo un lavoro durato alcuni mesi nelle loro scuole, sulle conseguenze sanitarie della febbre planetaria.

Si è parlato di malattie tropicali e ondate di calore; eventi acuti e catastrofici, malattie croniche non trasmissibili, come patologie cardiovascolari e respiratorie, con conseguente riduzione della speranza di vita e mortalità prematura per ictus o cardiopatia coronarica ma anche perdita di biodiversità, carestie e migrazioni. L’effetto indiretto del riscaldamento globale.

Interessantissimo il coinvolgimento delle scuole. 150 studenti di 6 istituti superiori veneti, Besta e Canova di Treviso, Astori e Berto di Mogliano, Parini di Mestre e Dante Alighieri di Padova hanno esposto i poster che sintetizzano il loro lavoro di approfondimento e di discussione effettuato nel corso degli ultimi mesi su specifici temi ambientali.

Molto utile ciò che emerge da un’indagine effettuata nei mesi scorsi su 600 studenti dei 6 istituti: per il 56% di loro il cambiamento climatico è il problema più grave che l'umanità si trova in questo momento a dover affrontare. Secondo il sondaggio proposto la seconda "minaccia", con il 16% delle risposte, proviene da povertà, carenza di cibo e di acqua, mentre guerre e crisi economiche seguono ben distanziate, con il 6% ciascuna. Il rischio connesso alle armi nucleari, a differenza che nei loro coetanei di cinquant'anni fa, nei giovani è oggi praticamente scomparso, riscuotendo appena il 2% delle preferenze. Le informazioni relative al cambiamento climatico raggiungerebbero gli studenti interpellati in via prioritaria attraverso il web, seguito dalla televisione, e le fonti più attendibili vengono ritenute quelle del mondo della scienza ufficiale e delle associazioni ambientaliste.

tudenti che non si sono fermati al lavoro degli ultimi mesi ma che grazie alla metodica del World Cafè (discussione libera attorno ad un tavolo, in gruppi di 5-6 e con una tovaglia di carta per annotare idee e proposte), durante il convegno a Monastier hanno fornito le loro particolari risposte a domande mettendo nero su bianco le loro conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti per affrontare la crisi ambientale. Risultati che mostrano come gli studenti siano informati, sensibili ai problemi, capaci di selezionare le informazioni (affermano di aver fiducia principalmente degli scienziati e delle organizzazioni ambientali) e motivati a fare la loro parte per il futuro del nostro pianeta.

Ecco gli scienziati, medici e amministratori delle città colpite da eventi atmosferici che s ono intervenuti:

DANILO DE Toni di Alleghe comune bellunese martoriato dalla tempesta Vaia dell'ottobre 2018 e

ALBERTO POLO sindaco di Dolo, nel veneziano, paese colpito dalla tromba d'aria sulla Riviera del Brenta del luglio 2015

PAOLO MICHIELIN ED ENRICO DI GIORGI hanno parlato della percezione dei cambiamenti ambientali e la motivazione ad intraprendere azioni positive per ridurli e mitigarli.

PIERLUIGI GRANATA ha parlato del tema dell'economia illegale e di come le organizzazioni criminali determinino gravi danni ambientali.

L'epidemiologo STEFANO VELLA ha trattato, in particolare, l'impatto della crisi ambientale sulle malattie croniche non trasmissibili. È stato stimato che milioni di nuovi casi di malattie croniche ogni anno siano legati all'inquinamento atmosferico: patologie cardiovascolari e respiratorie, asma grave, riduzione della funzionalità polmonare. Nel lungo termine, questi effetti porteranno inevitabilmente a una riduzione della speranza di vita, e a mortalità prematura per ictus o cardiopatia coronarica, cancro ai polmoni, bronchite cronica e bronco-pneumopatie croniche ostruttive.

L'economista ENRICA DE CIAN ha introdotto il tema delle politiche per i cambiamenti climatici;

ROBERTO DE VOGLI ha spiegato come alla radice del cambiamento climatico esista un problema che pochi sembrano voler riconoscere: un modello di sviluppo economico che produce eccessive disuguaglianze all'interno dei paesi e tra i paesi;

GIANNI GALLO ha trattato il tema dell'alimentazione sana e sostenibile;

ILARIA DOIMO che ha parlato delle foreste anche luoghi dove rigenerare la mente e il corpo;

FRANCO ZANATA, ha spiegato come la tutela della salute e la salvaguardia dell’ambiente possono trovare in una gestione corretta del settore dei rifiuti

VITALIANA MURGIA ha approfondito gli effetti dell'Inquinamento atmosferico sulla salute umana;

GIANNI TAMINO ha illustrato il lungo e difficile percorso per il riconoscimento del diritto del cittadino ad un ambiente sano;

GIOIA CAPELLI ha parlato dei vettori principali di malattie, in particolare nel nostro territorio, inclusi nelle grandi categorie di zanzare, zecche e flebotomi;

PIROUS FATEH-MOGHADAM si è soffermato sul tema della mobilità individuale e collettiva e ARAN COSENTINO ATTIVISTA 17ENNE ha parlato delle sue attività in favore dell'ambiente e del mondo di oggi visto da un giovane ragazzo diventato un attivista già all'età di dodici anni.

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