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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Cultura e partecipazione: «A Treviso involuzione preoccupante»

A dirlo sono i rappresentanti di Coalizione civica che hanno criticato la Giunta del sindaco Mario Conte per uno scarso interesse nei confronti delle manifestazioni culturali in città

«I primi mesi di vita della nuova amministrazione comunale sono stati segnati da una serie di eventi che, dipendenti o meno dall’amministrazione stessa, segnano un indebolimento della vita culturale o, comunque, una sorta di ostilità dei nuovi inquilini di Ca’ Sugana per alcune manifestazioni». Inizia con queste parole l'attacco, nemmeno troppo velato, che gli esponenti di Coalizione civica hanno rivolto in queste ore alla Giunta guidata dal sindaco Mario Conte.

«L’Home Festival dal prossimo anno si svolgerà al parco San Giuliano di Mestre e a Treviso rimarrà solo una sorta di “edizione di consolazione”: certo l’offerta del parco veneziano era difficile da rifiutare ma non pare che la nuova giunta abbia “fatto di tutto” per scongiurare il trasferimento del festival che per anni ha fatto conoscere la nostra città in tutta l’Italia e in Europa. Anche Suoni di Marca non sembra aver ricevuto dalla nuova amministrazione chissà quale positiva accoglienza e alcune autolimitazioni della manifestazione (in termini di richiamo di pubblico per evitare numeri troppo elevati di spettatori) paiono rispondere a qualche difficoltà di rapporto con il Comune. Sul fronte degli altri festival sono venuti i segnali più preoccupanti, proprio perché si tratta di decisioni prese e di scelte annunciate proprio dall’amministrazione comunale. Per quanto riguarda la rete dei festival culturali, infatti, l’unico progetto dichiarato dalla nuova amministrazione cittadina è quello della loro “concentrazione” perché “sono troppi”: nessuna importanza viene data all’originalità, alla specificità culturale delle iniziative perché bisogna pensare “con un’ottica imprenditoriale” e tutto il resto, evidentemente non ha importanza - afferma Coalizione civica - La prima decisione concreta (a dire il vero parzialmente preannunciata) è quella di tagliare di 17.000 € (su 20.000 €, riducendolo a 3.000 €) il contributo dell'amministrazione al Sole Luna Doc Film Festival, uno dei fiori all'occhiello della stagione dei festival trevigiani e della complessiva offerta culturale cittadina, un evento di portata quantomeno nazionale che, non a caso, Treviso condivide con Palermo, città di non certo minore importanza rispetto alla nostra, sotto tutti i punti di vista».

«Ovviamente nel programma elettorale del sindaco Conte c'è la "tutela dei festival" che, però, evidentemente non si concretizza sula piano dei contributi da parte dell'amministrazione comunale - punzecchiano i rappresentanti del partito - Le ragioni del taglio starebbero in quella "necessità di integrare i festival cinematografici cittadini per renderli più appetibili agli sponsor": si esprime più o meno così la nuova amministrazione, valutando gli appuntamenti culturali, a quanto pare, unicamente sulla base della capacità di attirare finanziatori privati quasi che l'obiettivo fosse quello di sgravare le casse comunali dalla necessità di finanziare la cultura. Fortunatamente il Sole Luna le sponsorizzazioni private le ha e può proseguire nel suo percorso. Stupisce poi che dall'amministrazione non venga, invece, una sola parola per l'importanza di questo appuntamento, per la sua originalità, per l'interazione che ha saputo dimostrare con il territorio, insomma, per gli aspetti propriamente culturali di un festival che altre città ci invidiano. Certo, per parlarne bisognerebbe mettere al centro la tematica intorno a cui si dipana il festival che è quella dell'incontro tra diversi, del reciproco arricchimento culturale, della conoscenza dell'altro: ovviamente di tratta di un approccio completamente altro rispetto a quello della Lega dominata dall'ostilità nei confronti di tutto ciò che è "diverso", "nuovo", "sconosciuto". Viene da chiedersi, allora, se la scelta di tagliare drasticamente il contributo non risponda a una precisa strategia di "politica culturale" che mira a togliere spazio alle manifestazioni "sgradite”. Ma c'è da chiedersi anche come l'amministrazione intende utilizzare i fondi "risparmiati" grazie al taglio del contributo al festival: saranno disponibili per altre manifestazioni culturali e, allora, per quali? Oppure verranno dirottati su altri capitoli di bilancio, con quali finalità? E c'è da chiedersi, infine, se subiranno la stessa sorte (in termini di riduzione del finanziamento comunale) gli altri festival ormai consolidatisi in città. Ci sembra, insomma - conclude Coalizione civica - che prevalga nell’attuale amministrazione una visione che privilegia le politiche culturali come funzionali ad aspetti prevalentemente (se non esclusivamente) economici, non una parola per la ricerca culturale, il rapporto tra giovani e cultura».

Anche sul fronte della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica vengono annunci (molti) e deicisioni (fortunatamente poche) non rassicuranti. Secondo gli esponenti del partito trevigiano, il primo annuncio è stato quello della eliminazione, in puro stile salviniano, della cittadinanza civica per i bambini nati a Treviso da genitori di origine straniera. «Vogliamo una città viva e libera - commenta Coalizione civica - Ci si potrà obiettare che alcuni degli errori che abbiamo citati li ha commessi anche l’amministrazione Manildo che molti di noi hanno sostenuto. Abbiamo la capacità di ammettere questi errori ma ciò non significa che non critichiamo quelli ancora più gravi che questo governo cittadino sta commettendo. Lavoriamo e lavoreremo insieme a tutti coloro, cittadini e associazioni, consiglieri di opposizione e forze politiche, che non condividono la politica di chiusura alla partecipazione, di svilimento della cultura, di delega ai privati che caratterizza la giunta Conte. Nei prossimi giorni chiederemo di incontrare proprio le associazioni e i gruppi culturali presenti in città e che danno vita a tanta parte delle attività culturali che la arricchiscono. Perché vogliamo una città viva e libera, in cui le ricchezze culturali siano patrimonio di tutti e in cui la partecipazione civile, sociale e politica sia considerata una ricchezza e non un fastidio».

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