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Congresso Pd, Andreetta: "Partito vira a sinistra, noi parliamo a chi ha votato autonomia"

“Era evidente sin dall'inizio – spiega Andreetta - che il candidato sostenuto da un gruppo che va dal sindaco Manildo agli orlandiani Casellato, Tonella, Sartoretto e Quarello, partiva favorito, avendo fatto la maggioranza delle tessere"

TREVISO “La fase congressuale di un partito serve a confrontarsi sulle idee. Con il gruppo di amici che sostiene la mia candidatura, abbiamo condiviso fosse necessario per il bene del partito che coloro che si sono battuti per il Sì al referendum e hanno vinto, vista la trasversalità del voto, fossero rappresentati anche all’interno, anche se sapevamo che saremmo probabilmente stati minoranza tra gli iscritti, gli unici che hanno diritto di voto al congresso provinciale. Sapevo dunque di partire in una posizione per nulla favorita, ma la coerenza ha un valore”. Lorena Andreetta, candidata alla segreteria provinciale del Pd trevigiano, fa il punto dopo il week end che ha visto al voto molti circoli, in particolare quello cittadino del capoluogo.

“Era evidente sin dall'inizio – spiega Andreetta - che il candidato sostenuto da un gruppo che va dal sindaco Manildo agli orlandiani Casellato, Tonella, Sartoretto e Quarello, partiva favorito, avendo fatto la maggioranza delle tessere. Così come era evidente che il baricentro del partito provinciale si sarebbe spostato dai renziani verso la sinistra di Orlando. Noi andremo avanti con la convinzione che il Pd deve saper recuperare gli elettori che si sono allontanati e soprattutto aprirsi alle tante persone che hanno voglia di impegnarsi senza steccati ideologici, ma che condividono i valori migliori del Veneto: la laboriosità, la solidarietà diffusa, il dialogo e la responsabilità per il bene comune”. 

Un’ultima battuta Lorena Andreetta la riserva a chi si è battuto per l'astensione al referendum: “La Lega si sconfigge se abbiamo una proposta alternativa che convinca anche una parte degli elettori che oggi vota Zaia e dei tanti elettori veneti che hanno votato nei nostri comuni in massa per chiedere maggiore autonomia. Per farlo non basta una dirigenza unita, una volta terminato il congresso, se quella dirigenza non è capace di interpretare il sentiment di questo territorio e di rispondere alla domanda politica dei Veneti”.

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