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Crisi settore lattiero-caseario: cinque proposte per evitare il default delle stalle

L'assessore all'agricoltura della Regione Veneto, Giuseppe Pan: "La crisi ha una dimensione europea e può essere affrontata solo su scala europea"

TREVISO “L’accordo sul prezzo del latte è scaduto la settimana scorsa e per i 3300 produttori veneti si profila il rischio di dover chiudere le stalle se il governo italiano non riuscirà a strappare alla prossima riunione del consiglio europeo dell’agricoltura un intervento di sostegno”. L’assessore all’agricoltura della Regione Veneto Giuseppe Pan torna ad alzare la voce in merito alla crisi del settore lattiero-caseario, in vista del vertice dei ministri dell’Agricoltura dei 28 paesi Ue, in programma lunedì prossimo a  Bruxelles.

“La crisi ha una dimensione europea e può essere affrontata solo  su scala europea: il prezzo del latte alla stalla è ormai inferiore ai costi di produzione non solo per i produttori italiani, ma anche  per alcuni dei nostri competitors, come i colleghi bavaresi. Con il latte pagato ora dalle grandi industrie meno di 30 centesimi al litro, cioè 11-12 centesimi in meno di quanto costa produrlo, gli allevatori possono solo chiudere i battenti e abbattere i loro capi”.

Al ministro Maurizio Martina, Giuseppe Pan ha consegnato un dossier con i dati della crisi del settore in Veneto, e con le misure richieste, da produttori, associazioni di categoria e Regione, per salvare un settore che vale il 10 per cento della produzione di latte italiano e il 17 per cento dei formaggi d’origine protetta.

“Gli interventi possibili, sui quali il governo italiano dovrebbe investire tutta la propria azione di pressing e capacità di alleanza sui tavoli europei, riassume Pan, sono:

1) la tracciabilità di filiera e l’etichettatura

2) il rafforzamento delle norme per una effettiva organizzazione e rappresentatività del settore, anche ai fini di una vera contrattazione e indicizzazione del prezzo

3) la revisione del regime ‘de minimis’, perché in una situazione di crisi generalizzata la soglia degli aiuti alle imprese consentiti in deroga alla libera concorrenzadovrebbe essere raddoppiata, come si fece nel 2008;

4) il potenziamento della promozione del prodotto verso i paesi extra Ue;

5) la diminuzione del limite del 30%, compatibilmente con il WTO, per la soglia di danno nella gestione del rischio”.

Ad affrontare il tema  sulla complicata situazione dei produttori di latte del Veneto, anche il consigliere regionale del Movimento 5,  Stelle Simone Scarabel che ha partecipato nella giornata di martedì al convegno “Latte, la sfida per produrre”, tenutosi nella biblioteca di Vedelago. “Oggi sono venuto ad ascoltare i produttori di latte e le loro forti preoccupazioni per il futuro – spiega Scarabel - per anni le associazioni di categoria hanno portato avanti i loro interessi dimenticando di essere loro al servizio dei produttori, non viceversa”.

“In questi anni di crisi è un dovere creare forme di collaborazione e servono regole per tutelare i produttori. Come consumatori dobbiamo sapere se il latte che beviamo o quello usato per i formaggi che acquistiamo è italiano! Allora poi vedremo se il mercato premierà ancora chi vende un falso made in Italy – continua il consigliere - oltre al noto problema del "italian sounding" che spaccia prodotti esteri per italiani, abbiamo anche prodotti italiani fatti con il latte tedesco o francese. Basta saperlo!”.

“Se non aiutiamo questo importante settore, saremo invasi dai grandi gruppi esteri che hanno interesse solo ad acquistare il marchio - conclude Scarabel - la Regione metta a disposizione i suoi veterinari per controllare il latte che proviene dall'estero, potrebbe essere un primo segnale forte per tutelare il nostro latte. Poi servono aiuti per tutti quegli allevatori che si sono indebitati per non fallire”.

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