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Migranti ai giardinetti di via Roma: sulla questione interviene il politico Luigi Calesso

L'esponente trevigiano di Impegno civile punta il dito contro la presenza di migranti nei giardinetti di via Roma e chiede un intervento maggiore delle amministrazioni locali nella questione migranti

TREVISO "I giardinetti di via Roma trasformati in dormitorio dei richiedenti asilo non sono un problema che si risolve con le facce meste degli assessori in visita sul posto né con le ridicole richieste di non fare polemiche". A dichiararlo è Luigi Calesso, esponente trevigiano di Impegno civile. "La questione" commenta il politico "non si risolve sgomberando i profughi da quel luogo perché si ottiene l'unico risultato di spostare il problema: del resto, questi richiedenti asilo non erano stati allontanati qualche giorno fa dalla Cittadella delle istituzioni? La postazione fissa della polizia municipale ai giardinetti servirà ad evitare che il problema si riproponga lì, ma non lo risolverà, con ogni probabilità ne causerà solo lo "spostamento" in qualche altro luogo della città".

Il trevigiano continua poi con queste affermazioni: "Se l'amministrazione non dispone di risorse e strutture adeguate per dare un alloggio a queste persone (che sono legittimamente in Italia quanto hanno ottenuto lo status di rifugiati) è necessario almeno che intervenga per tentare di rimuovere le cause di questa situazione indegna di un Paese civile. In primo luogo l'amministrazione può e deve chiedere con forza al ministro Minniti (con cui ci sarebbero ottimi e proficui rapporti) che vengano modificate le norme italiane sull'accoglienza per garantire a chi ottiene lo status di rifugiato un percorso “protetto” di inserimento nella nostra società e nel mondo del lavoro: oggi chi ottiene lo status è immediatamente escluso dai programmi di accoglienza e, teoricamente, da quel giorno dovrebbe provvedere del tutto autonomamente alle proprie necessità. E’ evidente che chi per mesi è stato all’interno di un centro di accoglienza ed ha sviluppato scarsissimi rapporti con la realtà sociale ed economica che lo circonda non è certo in grado di trovare lavoro e casa in qualche giorno.  

In secondo luogo l'amministrazione dovrebbe intervenire su chi gestisce l'accoglienza dei richiedenti asilo per intensificare i percorsi di formazione scolastica e professionale e di inserimento nel mondo del lavoro. L'esperienza del laboratorio artigianale autogestito di Talking Hands è importante ed andrebbe sostenuta dal Comune perché offre ai richiedenti asilo una occasione di lavoro e di reddito, quello che serve per evitare che, ottenuto lo status di rifugiato, queste persone si ritrovino letteralmente su una strada perché non hanno più diritto a rimanere nei centri di accoglienza. Ci sono state altre esperienze positive di questo tipo, ma una attività organica e costante per favorire l'inserimento dei richiedenti asilo nel tessuto economico dovrebbe diventare la regola. L'amministrazione potrebbe farsi carico di richiedere questo impegno a chi gestisce i centri di accoglienza ed a verificarne il rispetto. Come ho già detto esiste la possibilità, già diventata realtà ad esempio in provincia di Firenze, di sottoscrivere un protocollo tra Prefettura e Comuni proprio perché le amministrazioni locali abbiano la possibilità di intervenire su strutture e modalità dell'accoglienza dei richiedenti asilo: perché Treviso non lo ha ancora fatto?"

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