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Politica

«Commissione d’inchiesta per la contaminazione alle ex cave»

Lo chiedono a gran voce le opposizioni del comune di Rosà (VI) per i siti Castellan e Poiana, ma sarebbero interessate anche alcune aree del trevigiano

Quello di venerdì doveva essere il briefing in cui le opposizioni del comune di Rosà (VI) facevano il punto, il loro punto, sul caso di presunto inquinamento che ha coinvolto due ex cave molto note del comprensorio, la Castellan e la Poiana. Ma l’incontro organizzato a mezzodì nella la sala consiliare del municipio in piazza della Serenissima si è trasformato in un botta e risposta al carburo con pezzi della maggioranza che hanno deciso di prendere parte all’iniziativa organizzata dai consiglieri di minoranza Alfio Piotto, capogruppo della lista Rosà civica e Paolo Stragliotto a capo del gruppo del M5S. Con loro c’erano anche, sempre per la la lista «Rosà civica» Alessandra Menon, Giulia Vanin e Flavio Nichele.

«Siamo preoccupati per i dati sul possibile inquinamento che il Comitato salvaguardia salute ed ambiente Rosà ha diffuso non più tardi dell’11 aprile  durante una serata aperta al pubblico. Le indicazioni che ci sono state fornite dal legale del comitato, l’avvocato Giorgio Destro, e dal consulente scientifico dello stesso comitato, la dottoressa Marina Lecis, debbono essere prese nella dovuta considerazione dalla giunta comunale» spiegano senza giri di parole Piotto e Stragliotto. I quali assieme a Menon, Vanin e Nichele non hanno perso un attimo ed hanno lanciato immediatamente la palla nel campo della maggioranza di centrodestra in cui il Carroccio riveste un peso considerevole.

TERRITORIO? «AI RAGGI X»

«Visto che la commissione ambiente non viene convocata da ben due anni - sostengono i cinque - chiediamo al presidente del consiglio comunale Giandomenico Bizzotto e al consiglio tutto di dare il via ad una commissione speciale» che come previsto dal regolamento del consiglio stesso si occupi di passare ai raggi X ogni singolo recondito, sia passato, sia recente, sia attuale della vicenda che riguarda la ex cava Poiana e la ex cava Castellan. Contestualmente i cinque chiedono anche che proprio in sede di commissione vengano ascoltati i rappresentanti del comitato, in una con i loro consulenti. Di più, le opposizioni chiedono anche un consiglio straordinario sul tema da tenersi alle brevissime.

SEDUTA STRAORDINARIA: LA DIATRIBA

Rispetto a questo ultimo argomento la maggioranza ha scelto una opzione diversa, ovvero quello di trattare il tema nella prossima seduta disponibile vale a dire quella del 29 aprile assieme ad altri argomenti fermo restando che la richiesta di convocazione straordinaria rimane comunque in piedi. Questa differenza di vedute ha dato il là ad un vero e proprio battibecco tra il sindaco Paolo Bordignon che ha definito speciose le critiche delle opposizioni e queste ultime che invece hanno tenuto il punto sino alla fine dell’incontro giudicando non congrua la decisione di non permettere un consiglio straordinario.

IL SINDACO DICE LA SUA

Bordignon però ha pure bacchettato gli esponenti del comitato: «Sono stati più volte invitati a dire la loro ma non si sono fatti vedere. Se costoro ritengono di avere qualche cosa da dire o se ritengono di avere in mano dei dati specifici perché non li mostrano al sindaco? O perché non li mostrano alla magistratura?». La risposta è arrivata a stretto giro da parte del legale del comitato ovvero l’avvocato Destro del foro di Padova: «Io spero che il primo cittadino si chiarisca le idee perché l’esposto che a metà marzo abbiamo depositato giustappunto in procura contiene dati e cifre che peraltro sono passati al vaglio di un laboratorio certificato. Aggiungo che nell’esposto da noi presentato a metà marzo si chiedeva alla procura berica di valutare la sussistenza di ecoreati in merito allo stato di salute del comprensorio da noi preso in esame. Ma ci interessa molto anche lo stato di salute della roggia attigua nota come roggia Restoncelli (che riguarda anche alcuni comuni trevigiani, n.d.r.)».

NUOVI RISCONTRI

Ma il legale non si ferma ed incalza: «Vorrei far presente al sindaco che il 19 aprile abbiamo presentato anche una integrazione rispetto a quell’esposto. A questo punto se il primo cittadino, che è il garante della salute pubblica del comune, ritiene di avere bisogno di maggiori informazioni, basterà che prenda un appuntamento col procuratore della repubblica. In quanto autorità il sindaco dovrebbe essere ricevuto a tambur battente». E quindi che cosa contiene l’integrazione di cui parla Destro? Più nel dettaglio si tratta di una perizia aggiuntiva firmata dalla stessa Lecis in cui si delinea uno scenario per certi versi ancor più allarmante di quello già tratteggiato con la segnalazione del mese passato.

«Dai sopralluoghi effettuati in loco e dal risultato delle analisi del campione di sedime prelevato in roggia in fase di secca a valle della discarica Castellan - si legge nella relazione agli atti della procura di Vicenza - la scrivente informa dell’esistenza di un grave ed esteso inquinamento da idrocarburi pesanti...» metalli quali «arsenico, cobalto, cromo totale, nichel, piombo e zinco... con tracce di cromo esavalente e toluene» ovvero un temibile solvente. Il tutto è corredato «da otto pagine fitte fitte tra analisi compiute presso un laboratorio veneto accreditato ed una serie di rilievi fotografici effettuati sul campo».

«GLI ENTI SI ATTIVINO»

Si tratta di uno scenario definito più volte preoccupante dal comitato, il quale chiede che altri enti oltre al comune a partire dalla Provincia di Vicenza, dall’Arpav e dalla Regione si attivino per determinare se ci siano «potenziali pericoli per i rosatesi e per coloro che vivono a valle anche in considerazione del fatto che una roggia ed una falda eventualmente contaminate produrrebbero effetti deleteri a partire da quelli sulle colture pregiate come l’asparago». Contestualmente però il comitato, in previsione della realizzazione di un edificio polifunzionale da parte della multi-utility Etra in un terreno posto a metà tra le due ex cave, chiede agli enti di verificare con attenzione le analisi che Etra starebbe conducendo sui suoi terreni: dalle quali, almeno stando alla stessa Etra, non sarebbero emerse criticità particolari. I timori del comitato infatti sono dovuti ad un ragionamento assai semplice. Qualora anche quei terreni fossero contaminati e qualora sopra venisse realizzato uno stabile una eventuale bonifica sarebbe ben più complicata.

ATMOSFERA EFFERVESCENTE

Ma come mai allora a Rosà l’aria si taglia col coltello? Da una parte c’è l’azione intimidatoria che ha colpito una troupe della Rai che stava completando un servizio proprio sul possibile inquinamento della zona oggetto delle lamentele del comitato. Poi c’è la giunta che chiede di tenere bassi i toni e chiede che le questioni che riguardano l’ambiente non diventino terreno di una querelle politica. «Quello che non accetto sono le strumentalizzazioni» aveva dichiarato il sindaco Bordignon al Giornale di Vicenza. Mentre Morena Martini, sindaco di Rossano (il cui territorio è potenzialmente interessato dalla contaminazione preconizzata dal comitato) lo stesso giorno, però sul Corriere del Veneto, aveva parlato persino di possibili speculazioni politiche. Il comitato da parte sua continua a respingere ogni addebito al mittente. «Chiediamo solo che l’amministrazione tenga nel dovuto conto le preoccupazioni di molti residenti del quartiere Cremona» spiega il portavoce Ermes Mocellin che aveva affidato il suo pensiero ad una lunga nota diramata il 16 aprile.

LA MINORANZA NON ARRETRA

E pure le opposizioni non arretrano, tanto che poche ore fa queste ultime sono tornate sul tema con un dispaccio in cui puntualizzano ulteriormente la presa di posizione maturata durante la mattinata del 19 aprile. «Riteniamo che la salubrità ambientale e la salute dei cittadini siano temi sui quali l’attenzione dovrebbe essere massima da parte di tutti e sui quali l’informazione non dovrebbe mai mancare» puntualizzano le opposizioni. Che in ultimo aggiungono: «Sono diversi i fatti che ci preoccupano: in primis, nella roggia Rostoncelli l’acqua, destinata all’irrigazione dei campi di Rosà, Rossano e Galliera Veneta, continua a defluire, nonostante il rilevamento di inquinanti nel suo alveo; ma inquietante è pure l’episodio intimidatorio avvenuto domenica 14 aprile, nel quale ignoti hanno tagliato tutti e quattro i pneumatici del furgone della troupe Rai, parcheggiato nei pressi della ex cava Pojana».

L’ASSESSORE AFONO E IL PRESIDENTE MUTO

La cosa singolare emersa durante la riunione delle minoranze è che dalla parte del pubblico ha partecipato non solo il sindaco, che ha interloquito animatamente con i relatori. Ma ha partecipato anche il presidente del consiglio Bizzotto assieme all’assessore all’ecologia Modesto Poggiana. I due non hanno proferito parola. Il primo, interpellato da chi scrive, pur a fronte di una delega specifica ha preferito rimanere in silenzio. Il secondo avrebbe avuto ben qualcosa da dire o da ridire soprattutto perché spetta a lui e non certo al primo cittadino ogni decisione sulla gestione della assemblea consiliare, ma non ha detto alcunché di significativo. Tra coloro che sono intervenuti però c’è anche il capo dell’ufficio territorio del comune di Rosà, ovvero Mirko Campagnolo, punta di diamante dell’area tecnica del comune.

IL DIRIGENTE: NIENTE MAFIA A ROSÁ

Quest’ultimo ha fatto una retrospettiva storica sullo studio condotto attorno al 2011 dalla Provincia di Vicenza con la collaborazione di Sinergeo, una srl berica specializzata in materia geotecnica. Si tratta di una campagna di monitoraggio avviata nel 2011 focalizzata principalmente verso un gruppo di siti definiti critici (fra cui l’ex cava Castellan poi divenuta discarica.

Campagnolo ha spiegato che il risultato di quella campagna avrebbe evidenziato una situazione non particolarmente critica per la Castellan, sebbene la stessa provincia raccomandasse comunque un attento monitoraggio del sito. «Per questo motivo ammesso e non concesso che qualcuno in passato, senz’altro mosso da ignoranza ambientale, possa avere gettato in roggia qualche cosa di inquinante la cosa ci può anche stare. Ma da qui a stabilire l’equazione per cui Rosà uguale mafia ce ne passa». Si tratta di parole che hanno lasciato di stucco l’uditorio perché fino a quel momento nessuno aveva proferito il termine mafia. Epperò poco prima, sempre tra il pubblico presente, in questa caso tra le fila del comitato non erano mancate le dichiarazioni di chi aveva fatto presente che nel quartiere Cremona «in tanti hanno paura di parlare» della ex cava Castellan e della ex cava Poiana, anche quest’ultima secondo Lecis era divenuta una discarica, «anche se quella non era la destinazione di quel sito».

CONTRIBUTI AUDIO

Intervista Paolo Stragliotto

Intervista a Alfio Piotto

Dichiarazioni di Mirko Campagnolo

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