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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Giornata della memoria, il ricordo della Provincia di Treviso

La Provincia di Treviso ricorda la Giornata della Memoria: storia e memoria contro il silenzio e l’indifferenza

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

La Provincia di Treviso aderisce alla Giornata della Memoria ricordando l’evento storico, nella sala Consiglio del Sant’Artemio sabato 26 gennaio alle ore 9.30, con l’artista Simone Cametti e la sua installazione Shoah.

Inoltre, si svolgerà un incontro sul tema alla presenza del presidente della Provincia di Treviso, il sindaco di Treviso, il prefetto Dino Adinolfi, con relatori Gadi Luzzatto Voghera, docente alla Boston University Study Abroad di Padova e direttore della Biblioteca Archivio “Renato Maestro” della comunità ebraica di Venezia, Erika Lorenzon e Francesca Meneghetti ricercatrici Istresco, Paolo De Stefani, professore di Diritto Internazionale Università di Padova, Luisa Cigagna del Comitato Scientifico Fondazione Fabbri. Infine, L’attore e regista Antonio Sterpi leggerà alcuni brani tratti dal saggio di Francesca Meneghetti.

Con la sua opera l’artista Cametti recupera l’usanza ebraica del periodo nomade di portare in omaggio ai defunti una pietra come simbolo d’affetto, un semplice gesto che voleva evitare l’ostentazione del dolore. Il lavoro vuole far riflettere lo spettatore evocando in chiave simbolica e metaforica la tragedia che colpì il popolo ebraico.

Che cosa accadrà alle celebrazioni per la “Giornata della Memoria” dopo la scomparsa degli ultimi testimoni e dei sopravvissuti all’Olocausto? Come continuare a ricordare senza “museificare” gli orrori della Shoah o “sacralizzare” il ricordo delle vittime? L’unica strada possibile, per evitare di cadere nella “compassione” senza riflessione, sembra quella di dare uno un sfondo “storico” al Genocidio Ebraico e inserirlo in una riflessione più ampia sul “sistema di sterminio” e di “distruzione fisica” del “nemico” messo in atto dai totalitarismi novecenteschi con una precisa strategia fondata sulla “lesione violenta” dei diritti umani che ha poi avuto tragiche conseguenze per Ebrei e non Ebrei. Se la “percezione” pubblica del Genocidio ebraico è diffusa e ritualizzata, manca invece una riflessione collettiva sulla storia “fattuale” dei comportamenti sociali che hanno reso possibile la Shoah e sui tanti “spettatori” che non hanno preso posizione contro quello che stava accadendo. Ma per “superare i riti consolatori della memoria servono gli strumenti della Storia”.

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