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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il Governo impugna lo Statuto Veneto: bufera a Palazzo Balbi

Il Governo ha impuganto lo Statuto del Veneto, votato dal Consiglio regionale l'11 gennaio. Meraviglia e tensioni tra i membri del Consiglio. Zaia: "Mossa centralista"

Spento con un secchio di acqua gelida l’entusiasmo di Palazzo Balbi per il nuovo Statuto della Regione Veneto. Il documento, approvato all’unanimità dall’assemblea regionale lo scorso 11 gennaio, è stato impugnato dal Governo. Ne hanno dato notizia ieri il presidente e il vicepresidente della commissione che ha redatto lo Statuto, Carlo Alberto Tesserin e Sergio Reolon.

ZAIA - Indignato il governatore della Regione, Luca Zaia: “Il segnale che arriva da questo provvedimento del Governo pone la questione di come Roma, sempre più ancorata a una brutale logica centralista, continui a disattendere ogni legittima aspirazione dei nostri territori”, ha dichiarato Zaia, che ha promesso di reagire di conseguenza.

AUTONOMIA FINANZIARIA - Il secco no del Consiglio dei Ministri riguarda, in particolare, il comma IV dell’articolo 30, che prevede l’autonomia finanziaria del Veneto: “La Regione, d'intesa con il Consiglio delle autonomie locali, adatta i vincoli posti dalla legislazione statale in materia di coordinamento della finanza pubblica alle specifiche esigenze del Veneto”, recita il documento.

“L'Esecutivo Monti si sta dimostrando lontano dal Veneto e dalle sue legittime aspettative – hanno ribadito il capogruppo e il vicecapogruppo del PdL nel Consiglio regionale, Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo – L'articolo impugnato è la fotocopia di principi contenuti nei decreti sul federalismo”.

SCHIAFFO AL FEDERALISMO - Bond e Cortelazzo, che si dicono pronti a marciare su Roma, non sono gli unici a leggere la decisione del Governo come un netto rifiuto al federalismo. Anche il vicepresidente della Giunta regionale, Marino Zorzato (PdL), ha sottolineato come l’articolo 30 dello Statuto rappresenti “l'applicazione pratica del federalismo in terra veneta”. Perciò “impugnare tale disposizione davanti al giudice costituzionale significa che da parte di questo Governo c'è una preclusione all'applicazione del federalismo. È un passo indietro nei rapporti tra Stato e Regioni e, allo stesso tempo, un punto a favore del centralismo”.

“Da un Governo che in tre mesi si è dimostrato a più riprese centralista ed antifederalista, era logico attendersi che fosse toccato un punto dello Statuto che fa perno proprio sulle 'specifiche esigenze del Veneto'”, fa eco a Zorzato il presidente del gruppo leghista, Federico Caner.

CHI LA FA L’ASPETTI - E se il movimento indipendentista Veneto Stato parla dello Statuto come di una menzogna, invocando l’indipendenza, la capogruppo del Pd in Consiglio Regionale, Laura Puppato, commenta laconicamente: “Chi la fa l’aspetti”.

“Il Veneto sta impugnando tutto quello che ha messo in campo il Governo – ha spiegato Puppato – Quindi dovevamo aspettarci una particolare attenzione verso chi si considera all'opposizione del Governo nazionale. Insomma, chi la fa l'aspetti".

"Il punto impugnato – prosegue la capogruppo del Pd – è quello in cui la Regione si è 'dimenticata' dello Stato, perché afferma che d'intesa con il consiglio delle autonomie può adattare i vincoli legislativi posti dallo Stato. Per noi l'intenzione era di considerare il patto di stabilità come elemento di correzione e calmierazione regionale possibile, mentre evidentemente è stato letto come un eccesso di autonomia".

UN PICCOLO DISPETTO - Meravigliato anche il presidente del Consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato, che insinua, come Puppato, che si tratti di una ripicca: "Siamo infatti convinti - ha spiegato - che la norma da noi prevista sia in perfetta sintonia con la legge sul federalismo fiscale approvata nel 2009 che, presumo, il nuovo Governo non ha ancora abrogato. Non vorrei che si trattasse di un piccolo dispetto nei confronti di una Regione guidata dall'esponente di un partito che non solo non appoggia il Governo, ma lo osteggia in modo molto deciso, talora persino plateale".

Non ha tardato la replica del governatore Veneto: “Mi dispiace leggere le dichiarazioni di Clodovaldo Ruffato, anche perché il lavoro sullo Statuto ha coinvolto tutti: Consiglio, Giunta, ciascun consigliere e quindi ovviamente anche il presidente Ruffato”.

“Come si sa – ha commentato Zaia – c’è un gioco al quale partecipano molti in Italia ed è quello di tirarsi indietro quando la sfida si fa dura. Se la vittoria ha tanti padri, la sconfitta è quasi sempre orfana; ne prendiamo atto un’altra volta”.

LEGGE ELETORALE - L’impugnazione del Governo verrà comunicata ufficialmente alla Regione nei prossimi giorni, dopodichè il testo dello Statuto sarà sottoposto alla Corte Costituzionale.

L’articolo riguardante l’autonomia finanziaria del Veneto, però, non è l’unico punto messo in discussione da Roma. I rilievi governativi riguardano anche la legge elettorale della Regione e, più precisamente, le modalità con le quali calcolare il numero dei seggi dell’assemblea veneta, nella prossima legislatura, ovvero sulla base della consistenza numerica della popolazione.

A destare preoccupazione tra i membri della Giunta veneta sono soprattutto i tempi necessari alla Corte costituzionale per trarre le sue conclusioni: “Bloccare lo Statuto davanti al giudice costituzionale – hanno commentato Bond e Cortelazzo – significa bloccare per lungo tempo quella stagione di riforme e di interventi che il Veneto stava studiando da anni”.

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