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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Inquinamento da PFAS, la Regione Veneto è l'unica che ha affrontatao il problema

L'assessore alla sanità, Luca Coletto, ha affermato che ora è in corso la fase che riguarda il monitoraggio su alimenti e sulla popolazione

TREVISO La Regione del Veneto, a fronte di una segnalazione da parte del Cnr nel  2013, è stata l’unica che si è immediatamente attivata per affrontare il problema della presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nell’acqua, anche in assenza di indicazioni normative in merito, proprio perché la salute pubblica è una questione prioritaria.

Grazie agli interventi messi in atto, utilizzando gli strumenti al più elevato livello tecnico e scientifico oggi disponibili, il fenomeno è sotto controllo e l’acqua ad uso potabile è monitorata costantemente. Tutti i dati relativi ai 18.760 campionamenti finora effettuati sono consultabili da tutti sul sito dell’ARPAV. Lo hanno ribadito, con il corredo di una corposa serie di dati e di  report, gli assessori regionali all’ambiente e alla sanità intervenendo martedì al termine della seduta straordinaria del consiglio regionale per fare il punto sul problema dell’inquinamento da PFAS che ha interessato 79 comuni del Veneto.

L’assessore all’ambiente ha fatto rilevare che la Regione segue la vicenda sin dal 2013, quando fu approvata la prima delibera sull’argomento, seguita da altri provvedimenti. Da subito è stata anche avviata una totale collaborazione con le Procure di Padova, Vicenza e Verona, che prosegue tuttora. Ha ricordato che la bonifica delle acque superficiali captate dagli acquedotti è stata completata nei giorni immediatamente successivi alla segnalazione del problema da parte del Cnr con l’installazione di adeguati filtri in tutti gli acquedotti e precise raccomandazioni di attenzione ai titolari di pozzi privati. Precise indicazioni operative sono state impartite anche all’azienda individuata come fonte dell’inquinamento.

L’assessore ha sottolineato che il Veneto ha posto in tutte le sedi tecniche e governative il problema della mancanza di limiti di legge per queste sostanze e proprio in risposta a queste sollecitazioni sono stati indicati dal ministero dei valori di performance a cui attenersi. “Il Veneto – ha detto -  è al di sotto di questi limiti e sono da evitare quindi inutili allarmismi, La stessa OMS ha riconosciuto che la nostra Regione è un esempio virtuoso di gestione coordinata di questa problematica, su cui è comunque necessario che anche il governo intervenga concretamente dal punto di vista del supporto finanziario”.

L’assessore alla sanità ha detto che ora è in corso la fase che riguarda il monitoraggio su alimenti e sulla popolazione. Occorre la massima scientificità, e per questo la Regione si è affidata alla maggior autorità scientifica nazionale che è l’istituto superiore di sanità. Tra breve avremo gli esiti e si potranno conoscere scientificamente la situazione e quali possono essere le potenziali patologie collegate.

"La Giunta Regionale – ha aggiunto - ha lavorato in pieno spirito di squadra fin dal primo minuto assumendosi, prima in Italia, in maniera organica e coordinata l’onere di affrontare il problema, anche accettando responsabilità che avremmo benissimo potuto evitare. La ricerca internazionale era partita nel 2006, ma ne fummo informati solo nel 2013. Un’informazione più tempestiva ci avrebbe permesso di partire prima."

“Nessuno dimentichi – ha concluso - che, in pochi giorni, il Veneto ha messo in sicurezza gli acquedotti spendendo 2 milioni 500 mila euro. Sono già stati stanziati 500 mila euro per i biomonitoraggi e sul tema dei PFAS tutti i tecnici regionali - della sanità, dell’ambiente, dell’agricoltura - hanno lavorato e lavorano con competenza e impegno su un fronte difficile e privo di riferimenti normativi. Non ammetto, come invece è stato fatto, che si sia tentato di fare dietrologie di cattivo gusto. Io non sono un tecnico, ma dei miei tecnici mi fido al cento per cento e li ringrazio per il lavoro che hanno fatto e per quello che faranno”.

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