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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Piano Cave, Zanoni: "A Treviso si potrà scavare più che in tutto il resto del Veneto"

Il consigliere del Partito Democratico torna sul discusso argomento: "Il Piano Cave è un provvedimento condizionato dalle troppe autorizzazioni concesse in passato"

TREVISO “Abbiamo scritto una pagina storica di questo Consiglio, perché dopo 36 anni viene data attuazione alla legge 44 del 1982, che prevedeva l’approvazione del Piano regionale di attività di cava (Prac) entro 150 giorni.

Da allora sono passate 8 legislature e 12 Giunte. Un vuoto normativo di pianificazione che non è stato certo senza conseguenze. Anzi, sono ferite della nostra terra ben visibili e che mai si potranno rimarginare”. Così il Consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni, relatore di minoranza sul Prac a proposito del provvedimento approvato ieri in aula, con 31 voti favorevoli (Lega, Lista Zaia, Veneto Civico, AMP, FI, FdI, CDV), 5 voti di astensione (M5S), 10 voti contrari (PD, AMP, LEU), e su cui il gruppo dem aveva presentato una trentina di emendamenti sui 54 totali. “Pensiamo al preoccupante fenomeno della realizzazione di cave sottofalda, cave che hanno portato ‘a giorno’ la falda acquifera privandola della difesa naturale, il suolo, dall’inquinamento - spiega il Vicepresidente della commissione Ambiente – cave aperte in passato che in diversi casi continueranno a operare in deroga e ad estrarre sabbia e ghiaia sottofalda. Non dimentichiamo poi i gravi episodi di corruzione legati al rilascio delle autorizzazioni, con tanto di lingotti d’oro intascati da chi doveva dare ‘il via libera’ e successivi processi in tribunale che sono andati avanti per anni”.

“Nonostante sia finalmente arrivata l’approvazione - prosegue il consigliere - questo piano cave presenta grosse criticità e lacune per quanto riguarda la Valutazione ambientale strategica (Vas), il Rapporto ambientale e la Valutazione di incidenza ambientale (Vinca). Il non assoggettare il Piano ad una nuova procedura Vas, nonostante la precedente fosse stata svolta in un contesto ambientale ormai ‘vecchio’, è sbagliato. Questo secondo noi ha determinato una valutazione non sufficientemente approfondita su questioni ambientali diventate ormai emergenza, come la siccità causata dai cambiamenti climatici e la contaminazione delle falde acquifere in alcune aree, con particolare riferimento alle sostanza perfluoralchiliche (Pfas e Pfoa). Quest’ultimo caso è significativo. In 638 pagine del Prac, inclusi i sei allegati, non se ne fa mai riferimento. Non c’è traccia del problema, che tra l’altro si è verificato in corrispondenza dell’ambito estrattivo Vicenza 2 e che è interessato quasi per intero dal fenomeno di contaminazione da Pfas. La Giunta doveva porre maggiore attenzione: sono stati gli stessi Comuni di Trissino e Arzignano a scriverci, ipotizzando che sabbie e ghiaie estratte andrebbero conferite in discarica”.

Questo piano non vincola l’utilizzo degli inerti da demolizione che volevamo rendere obbligatorio almeno nella misura del 30% per le opere pubbliche, per dare così seguito all’economia circolare, una delle più importanti politiche su cui si sta impegnando l’Unione Europea che di consentirebbe di risparmiare il nostro capitale naturale che è una risorsa non rinnovabili come la ghiaia e la sabbia. Zanoni si sofferma infine sulle volumetrie dei materiali da scavare, facendo alcune puntualizzazioni: “È stato detto che in provincia di Treviso questo Piano prevede zero metri cubi di sabbie e ghiaia da estrarre. Non è un’affermazione corretta, poiché ci sono le cosiddette riserve, ovvero le autorizzazioni già acquisite dai cavatori nell’assalto alla diligenza, i cosiddetti diritti acquisiti. E a Treviso ci sono già 69 milioni di metri cubi scavabili, 18,6 previsti nei prossimi dieci anni. Altro che zero! Tutta la programmazione del Piano si porta dietro una palla al piede che si chiama ‘riserve’ e che la condiziona pesantemente. Riserve che sono state agevolate grazie al vuoto pianificatorio lungo 36 anni, dovuto all’incapacità della politica veneta di darsi un poiano. Si tratta quindi un Prac monco, condizionato dagli errori del passato”.

Questo piano nei prossimi dieci anni prevede le seguenti quantità, espresse in milioni di metri cubi, di sabbia e ghiaia che si potrà scavare grazie a nuove autorizzazioni: per Verona 5, Vicenza 4,5, Treviso 0,0. Il PRAC inoltre mette nero su bianco le riserve, ovvero le autorizzazioni di escavazioni già rilasciate ma non ancora realizzate, che sono pari a 9,4 milioni per Verona, 5,1 milioni per Vicenza e 69,2 milioni per Treviso. Infine sempre il PRAC stima le riserve che verranno sfruttate nei prossimi dieci anni di pianificazione, ovvero 3,6 milioni per Verona, 3,9 per Vicenza e ben 18,6 milioni per Treviso. E’ perciò evidente che questo PRAC non blocca nessuna attività e nemmeno riequilibra le macroscopiche differenze tra le tre province venete nelle quali si trovano i giacimenti di ghiaia, Treviso infatti nei prossimi dieci anni con i suoi 18,6 milioni di metri cubi stimati, che potrebbero arrivare a 69,2, avrà una possibilità di scavare pari a oltre l’80% delle quantità complessive scavabili in Veneto.

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