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Poliziotti aggrediti da uno straniero senza documenti: arriva la protesta dei sindacati

"E' inaccettabile e inconcepibile che i poliziotti siano continuamente aggrediti senza aver la possibilità di difendersi per mancanza di materiale idoneo o per paura di essere additati di razzismo, rischiando persino il reato di tortura" ha dichiarato il COISP

TREVISO E' solo di mercoledì la notizia che ben quattro poliziotti sono finiti al pronto soccorso dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso dopo esser stati aggrediti da un giovane cittadino straniero mentre erano intenti a controllare la sussistenza o meno dei suoi documenti. Un fatto di cronaca che ha subito poi destato le attenzioni dei sindacati di polizia, pronti oggi più che mai a scagliarsi contro le condizioni di lavoro in cui devono operare ormai da mesi, o forse anni, le forze dell'ordine stesse.

"La sistematica aggressione al personale delle forze dell’ordine durante i controlli a persone sospette sta diventando cosa sempre più pericolosa anche in una piccola realtà come la provincia di Treviso. E' infatti un momento di alta tensione sociale nel quale il nostro Ministro dell’Interno, anziché chiedere al Governo di aumentare il numero sempre più esiguo di poliziotti, ci chiede di girare armati fuori dal servizio sottovalutando il fatto che le risorse economiche a disposizione sono sempre più ridotte al lumicino e non ci permettono di acquistare divise, mezzi ed equipaggiamento idonei a fronteggiare qualsivoglia situazione ordinaria di criticità ed esponendo gli stessi operatori ad un continuo pericolo - ha dichiarato la segreteria trevigiana del COISP - Ma come si può parlare di attivare misure antiterrorismo quando già mancano le basilari condizioni di sicurezza del personale che svolge l’attività ordinaria?"

"Come si può chiedere al personale di andare in giro armato quando non ci sono le condizioni per poterci difendere o fronteggiare qualsiasi assalto senza una minima, dicasi minima, tutela giuridica? Basta un semplice controllo di polizia dal quale scaturisce una reazione aggressiva da parte del fermato e se poi quest’ultimo, non sia mai, si ferisce o, peggio ancora, viene a mancare per causa indipendenti dalla volontà degli agenti, i poliziotti subiscono un autentico martirio mediatico, una sollevazione popolare con tanto di cortei avallati dalla presenza di politici. Gli stessi colleghi, oltre al danno fisico, si ritrovano così ad avere anche quello economico in quanto costretti a pagare anticipatamente spese legali e perizie varie - continua il COISP - con la sola flebile speranza di essere un giorno risarciti. Se invece, come in questo caso, vengono feriti, oltre al rischio di pagarsi le spese sanitarie per curarsi e non avere alcuna forma di risarcimento da parte dell’aggressore, avranno un danno economico anche a discapito della propria famiglia. Inutile quindi sottolineare il fatto che anche i feriti devono ringraziare il Governo per le condizioni in cui li fa lavorare, oltre che per la tutela e sicurezza che gli sta fornendo!".

"I poliziotti, sono abbandonati, senza tutela, senza garanzie e, giornalmente, si ritrovano con il rischio di pagare il proprio senso del dovere con lunghi, costosi e dolorosi processi. Logico quindi che, oggigiorno, devono pensare alla propria famiglia prima di mettere le mani addosso ad un malvivente...Certamente se chi ci governa guardasse realmente ciò che vive giornalmente il personale delle forze dell’ordine, che ha come unico obiettivo la tutela e la salvaguardia della collettività, comprenderebbe che, oltre ad aumentare e dare la certezza e la sicurezza della pena, è indispensabile mettere in primo piano le risorse per le forze dell’ordine perché solo cosi riusciremo a difenderci e a difendere il prossimo. Certamente quanto accaduto a Treviso si sarebbe potuto evitare o poteva avere un risvolto diverso, nel caso in cui le normative fossero state diverse e si fosse potuto utilizzare un semplice spray al peperoncino, che da tempo, anche grazie alle forti richieste del COISP Nazionale, è in sperimentazione in altre città".

"A seguito dell’aggressione  subita dai nostri colleghi, a noi ci pare tutto dispari - ha commentato poi il Segretario provinciale SAP Nicola Mancini - Coloro che gridano al reato di tortura europeo gridino qualche volta anche alle tutele giudiziarie europee mancanti per gli operatori della sicurezza italiana, gridino anche alla garanzie di certi paesi europei nei confronti degli agenti di polizia europei. Come dovrebbero agire quattro operatori a fronte delle regole di ingaggio super garantiste reclamate dal partito dell’anti-polizia ed alle prospettive molto vincolanti per la Forza Pubblica contenute nel progetto di legge sulle norme anti-tortura nell’approccio a persone che si oppongono all’applicazione della legge? Basta infatti già poco, uno sguardo ritenuto persecutorio o la sola manovra di ammanettamento in pubblico, che un indiziato di delitto possa adire tramite legale per avere subito un danno psicologico tanto rilevante da richiedere addirittura oltre all’imputazione dei poliziotti anche un risarcimento civile".

"Qualora poi subisca danni fisici anche in forza della sua resistenza, e della colluttazione sorta al fine dell’immobilizzazione, gli appartenenti delle forze dell’ordine rischiano da un minimo di sette anni fino all’ergastolo. Ma queste sono cose che ormai nelle piazze sentiamo dirci da tutti, consolati da quella gente onesta e esasperata. Il nostro unico torto può essere quello di difendere la sicurezza di tutti i cittadini o più semplicemente di tutti i viaggiatori su un qualsiasi treno nonostante qualcuno ci voglia perciò torturatori? La disparità di trattamento è come un macigno sui nostri interventi, spesso nell’immediatezza non si ha la freddezza di porre delle “cortesie” verso i malviventi e spesso gli operatori agiscono a fronte di un mancato addestramento dovuto alla necessità di essere sempre pronti sul territorio con tutte le forze più disponibili, specie in questo periodo storico. La sicurezza di ognuno di noi sta nella certezza della pena e nell’equità della commisurazione di essa. Oggi da 'dispari' ci sentiamo di dire che un paio di giorni in cella il cittadino extracomunitario 'regolare' gli avrebbe meritati!".

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