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Contro la violenza: Codice Rosa, un progetto per fermarla

Convegno sabato 14 aprile promosso da Coordinamento Donne e Fnp Cisl Treviso, Commissione per la Pari Opportunità del Comune e Associazione Donne Medico

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Un codice privilegiato di accesso al Pronto Soccorso per garantire un’assistenza adeguata alle vittime di violenza appartenenti alle fasce deboli della popolazione: donne, minori e anziani. Il “Codice Rosa”, la proposta lanciata dalla Cisl di Treviso in occasione del 25 novembre 2011, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, è al centro del convegno promosso dal Coordinamento Donne e Fnp Cisl Treviso, dalla Commissione per la Pari Opportunità del Comune di Treviso e dall’Associazione Donne Medico di Mogliano Veneto, che si svolgerà sabato 14 aprile dalle 8.30 alle 12.30 presso la sala conferenze dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso.

Fra i relatori, Roberto Della Rocca, dirigente della squadra mobile della questura di Treviso, Gianfranco Lusito, comandante provinciale dei carabinieri, Paolo Rosi, direttore del Suem della Usl 9, Letizia Pirrami, medico legale e presidente dell’associazione Donne Medico di Mogliano Veneto, Claudio Dario, direttore generale Usl 9 e Giovanni Francesco Cicero, procuratore capo di Treviso.

Codice rosso per le emergenze, giallo per pazienti mediamente critici, verde per prestazioni differibili, bianco per pazienti non urgenti. La proposta della Cisl trevigiana, della Commissione Pari Opportunità del Comune di Treviso e dell’Associazione Donne Medico è precisa: aggiungere il “Codice Rosa”, procedura esclusiva e dedicata alle persone che hanno subito violenza sessuale e domestica, al fine di tutelare e assistere al meglio le vittime di soprusi. Nel corso del convegno di sabato la richiesta di attivare, oltre ai normali codici di “triage” attribuiti ai pazienti che accedono al Pronto Soccorso secondo le classi di emergenza, un codice criptato nei casi in cui vi sia il sospetto di una violenza sessuale o domestica, sarà rivolta alle tre Usl trevigiane, alla Procura e alle forze dell’ordine.

Al momento dell’attivazione, si renderà operativo un protocollo d’intervento mirato ad assicurare massima tutela attraverso percorsi assistenziali protetti che garantiscano la privacy e l’incolumità fisica e psichica della vittima. E’ ciò che accade a Grosseto e a Parma, dove i percorsi “rosa” sono già stati attivati. Le esperienze saranno illustrate sabato a Treviso da Antonella Vezzani, dirigente medico dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma e segretaria nazionale AIDM e da Vittoria Doretti, responsabile per la Asl 9 di Grosseto della Task Force Interistituzionale, la “squadra” di medici, magistrati, personale infermieristico e polizia giudiziaria chiamata a intervenire nei casi di sospetta violenza. Il principale compito del gruppo di lavoro è quello dell’assistenza sanitaria e giudiziaria delle vittime di violenza, ma anche quello dell’individuazione e dall’emersione di tutti quegli episodi nelle quali le vittime che si rivolgono al Pronto Soccorso difficilmente raccontano di essere stato oggetto, per paura, vergogna, timore di ritorsioni.

“Le donne del Coordinamento Fnp Cisl - spiega Vanna Da Deppo del Coordinamento Donne dei Pensionati Cisl Treviso - chiedono alle autorità competenti l’attivazione del Codice Rosa, un percorso agevolato per aiutare l’emersione dei tanti episodi di violenza che si registrano anche in provincia di Treviso. Tante persone già molto fragili, in particolar modo anziane, hanno bisogno di un percorso dedicato che le aiuti e le sostenga con competenza e sensibilità. Far finta di non vedere o nascondere le violenze significa incentivare questi comportamenti vigliacchi. Lanciamo anche un appello ai medici di base, che dovrebbero essere i primi a segnalare questi problemi”.

“Abbiamo accolto l’invito della Cisl e dell’Associazione Donne Medico ad unirci nella promozione di questo percorso - aggiunge Valeria Zagolin, presidente della Commissione pari opportunità del Comune di Treviso - perché riteniamo sia un percorso molto positivo per tutte le vittime di violenza, per farle sentire meno sole nel dramma che stanno vivendo e per accompagnarle in un percorso di tutela e assistenza nella massima sicurezza. Ci piacerebbe che Treviso fosse l’apripista in Veneto per l’attivazione di questi percorsi protetti”.

“L’obiettivo del convegno - aggiunge Maria Alessandra Geremia, tesoriera dell’associazione Donne Medico di Mogliano Veneto - è quello riporre l’attenzione su una proposta che di fatto indica un percorso operativo, che parte dall’eliminazione dell’attesa al Pronto Soccorso e passa per la certezza per il paziente di essere affidato a personale competente e preparato. Per noi medici di medicina generale sarebbe inoltre fondamentale avere dei punti di riferimento a cui potersi rivolgere in caso di dubbi su nostri pazienti, come spesso accade”.

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