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Zanoni (PD): “Nuovo impianto per il recupero di rifiuti speciali a Paese: l’area è già satura"

Il consigliere regionale: "I rischi sarebbero notevoli. La Regione intervenga per sottoporre il progetto alla procedura di Via”

PAESE “L’area di Paese è già compromessa a livello ambientale e il nuovo impianto di recupero di rifiuti speciali andrebbe ad aggravare la situazione. Come intende muoversi la Regione per tutelare il territorio e chi lo abita?”. La domanda è del consigliere del Partito Democratico Andrea Zanoni che ha presentato un’interrogazione a risposta scritta sul progetto della ditta Futura Recuperi, attualmente al vaglio della procedura di screening di Valutazione di impatto ambientale (Via) della Provincia di Treviso. “Su questo centro, infatti, ci sono state subito aperture sulla stampa troppo frettolose, da parte di chi, nell’amministrazione di Paese, si dovrebbe occupare di ambiente. Nessuno sembra disposto a fare le barricate, ma non ci si può limitare a dire che faranno gli accertamenti del caso. Mi auguro che il Comune abbia depositato presso la Commissione Via delle osservazioni approfondite sulle troppe criticità del progetto e che faccia il possibile perché sia fatta la procedura completa di Via, procedura che vedrebbe la partecipazione del pubblico e maggior trasparenza".

“La Giunta regionale - spiega il vicepresidente della commissione Ambiente a Palazzo Ferro Fini - ha ancora la possibilità di intervenire su questo procedimento per l’autorizzazione, essendo l’opera sicuramente impattante. Si tratta infatti di un capannone di circa 4.500 metri quadri dove sarebbero trattate migliaia di tonnellate di rifiuti l’anno, nei pressi di via Deledda, a ridosso del centro abitato con case che si trovano a meno di cento metri di distanza”.

La zona - continua Zanoni - è satura: nelle vicinanze si trova una discarica di rifiuti di amianto, la Ex Sev di via Vecelli di Paese, in cui sono attualmente stoccate illegalmente circa 20.000 tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi, un sito che non è mai stato bonificato. A ciò bisogna aggiungere gli altri 50mila metri cubi di materiali  (di cui 5mila metri cubi di rifiuti pericolosi contenenti amianto e sequestrati dalla Procura di Venezia) presenti nella cava Campagnole, sempre nelle vicinanze del nuovo centro. È evidente che si andrà a peggiorare una situazione già grave per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria con l’incremento del passaggio di mezzi pesanti e anche di quello acustico. Solo per le PM10 si calcola un aumento di 0,02 kg/Km al giorno con un incremento di +3,92%, un guaio se consideriamo che viviamo già in una delle aree con l'aria più inquinata d’Europa. Inoltre nella relazione tecnico descrittiva si parla di un rischio incendio ‘medio alto’ per la presenza contemporanea di 360 tonnellate di carta, 125 di plastiche e 5 di legno. In Veneto non passa mese che uno di questi impianti vada a fuoco per motivi anche dolosi e addirittura malavitosi. Qui il centro abitato, così come la linea ferroviaria, sono vicinissimi e nel caso di incendio sarebbero potenzialmente investiti da nubi tossiche derivanti dalla combustione dei rifiuti anche pericolosi”.

Secondo Zanoni le ragioni per stoppare il progetto sono molteplici: “Il sito si trova in una zona che comprende quattro aree di produzione Igp e una Dop e a circa 300 metri da un pozzo di approvvigionamento idrico all’interno dello stabilimento della Acqua San Benedetto, vicino ad abitati anche senza rete acquedottistica, per cui anche il prelievo idrico dei residenti avviene mediante pozzi. Il rischio di inquinamento delle falde c’è, soprattutto in caso di incidente, essendo presenti nel centro anche diversi rifiuti pericolosi derivanti dai trattamenti da riciclo”.

Non ho nulla contro il riciclo, anzi - conclude il consigliere dem - ma credo che certi impianti andrebbero autorizzati solo in aree lontane dai centri abitati e servite da una rete viaria appropriata. Stiamo parlando di un centro che per le operazioni di trattamento prevede 240 tonnellate di rifiuti al giorno e sino a ben 60.000 tonnellate all’anno. Invece per lo stoccaggio si parla di un massimo di 806 tonnellate al giorno di rifiuti, 20 delle quali contenenti sostanze pericolose. Visti i troppi effetti cumulativi della zona, mi auguro che la Giunta intervenga almeno per far sottoporre alla Via questo progetto, non so quanto compatibile con il Piano rifiuti e con le norme regionali di tutela delle falde acquifere, che altrimenti rischia di essere valutato senza la partecipazione del pubblico, solo preliminarmente e limitatamente in procedura di screening”.

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