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Salute Conegliano

Urologi e radiologi dell'Ulss 2 premiati dalla Società europea di radiologia

Uno studio delle equipe di Conegliano e Vittorio Veneto sull'uso della diagnostica nei tumori al rene è stato selezionato come uno dei migliori al mondo. Sarà presentato a Vienna

Uno studio effettuato dal team di radiologi e urologi degli ospedali di Conegliano e Vittorio Veneto è stato selezionato dalle Società europea di Radiologia tra migliaia di studi provenienti da tutto il mondo e a marzo sarà illustrato allo “European Congress of Radiology” di Vienna, evento top nell’ambito della diagnostica.

«Questo invito, da parte di una delle massime società mondiali di diagnostica rappresenta un  riconoscimento importante, che ci rende orgogliosi – commenta Francesco Benazzi, direttore generale dell’Ulss 2 – E’, anche, la conferma di come le sinergie tra Unità Operative e il lavoro di gruppo, rappresentino un valore aggiunto per la nostra già ottima sanità. Quella della specializzazione e delle  collaborazioni è la strada che dobbiamo percorrere». «Il nostro studio, nato da un’idea del dottor Gioulis, è frutto di un lavoro congiunto delle équipe di radiologia e urologia portato avanti negli ultimi sei mesi - spiegano i primari Piccoli e Valerio - Lo studio, realizzato grazie alle nuove tecnologie di cui la direzione ci ha dotati, ci ha permesso di stabilire che una diagnostica meno complessa, come quella ecografica (che non utilizza radiazioni ionizzanti), può fornire informazioni addirittura superiori alla Tac, nel caso di indagini su pazienti affetti da tumori cistici del rene». L’elevata professionalità raggiunta dalle due équipe è il frutto di un continuo scambio di competenze, scambio attuato al fine di ridurre l’esposizione radiologica, migliorare l’accuratezza diagnostica e di conseguenza la terapia, ponendo sempre al centro il paziente. Alla competenza degli specialisti si è aggiunto il supporto organizzativo e tecnologico che la direzione dell’ospedale e dell’azienda hanno dato al gruppo. «Il lavoro in sinergia – concludono Piccoli e Valerio – ci permette di valutare, caso per caso, quale sia il miglior iter sia diagnostico che terapeutico per il paziente. Alcune procedure non sono, infatti, solo chirurgiche ma, anche mininvasive e prevedono la collaborazione tra gli specialisti radiologi e urologi. Questa modalità di lavoro congiunto consente un iter più veloce per il paziente e un’ottimizzazione della terapia». 

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