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Sabato, 20 Aprile 2024
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Gens nova in Veneto: «Contrastare il femminicidio con la cultura della legalità»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Sono 253 le donne che nel 2018 si sono rivolte al centro antiviolenza di Venezia, per denunciare violenze sia fisiche sia psicologiche da parte del proprio partner. 300 invece sono le richieste di aiuto prese in carico nella provincia di Treviso dalla casa rifugio Casa Alma a Asolo, dal 2015 a oggi. Dati allarmanti, se confrontati con le percentuali a livello nazionale. Secondo il rapporto Eures su “femminicidio e violenza di genere”, infatti, nel 2018 sono state 142 le donne uccise.

Da Nord a Sud non si era mai registrata una percentuale così alta di vittime femminili prima d’ora. E i dati forniti dai centri antiviolenza della regione dimostrano che anche nel Veneto i casi di violenza sono in costante crescita, con 4.733 richieste d’aiuto ai centri antiviolenza e agli sportelli d’ascolto, secondo gli ultimi dati ufficiali del 2017. Per questo l’associazione nazionale Gens Nova, che da 15 anni si occupa delle fasce deboli della popolazione (familiari delle vittime di femminicidio, donne in difficoltà, bambini, anziani), il Comune di Marcon e la Commissione Pari Opportunità Intercomunale (che comprende i Comuni di Casale sul Sile, Casier, Preganziol, Mogliano Veneto, Zero Branco e Marcon) hanno organizzato un evento a Marcon, previsto per venerdì, 29 novembre, alle 16,45, nella Sala consiliare del Centro Civico, in via della Cultura, per parlare degli “Stati d’animo della violenza di genere, aspetti psicologici e giuridici”. L’evento ha avuto il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi e degli Avvocati del Veneto, questi ultimi hanno riconosciuto due crediti formativi agli avvocati partecipanti. In particolare, verranno illustrate le criticità che il nuovo “codice rosso” presenta. E sarà proprio una donna, vittima di maltrattamenti e lesioni, Ezia Salminici, di Bari, arrivata in ospedale con quattro costole rotte dopo l’aggressione da parte del suo ex, a evidenziare i limiti della legge. In collegamento ci sarà anche Massimo Mangiapelo, lo zio di Federica, 16 anni, uccisa dal fidanzato, che metterà in luce le difficoltà che incontrano i familiari delle vittime di violenza nel “sopravvivere”, nei casi peggiori, ai loro cari, spesso minorenni. “Il primo limite del codice rosso è che non è stato previsto l’arresto in flagranza nel caso di violazione del divieto di avvicinamento, spiega il presidente nazionale di Gens Nova, l’avvocato Antonio La Scala. In base al nuovo codice rosso se una persona viola il divieto di avvicinamento verrà denunciato e processato per questo nuovo reato ma non è possibile fare l’arresto in flagranza come sarebbe opportuno fare in questi casi. Il secondo e grande limite riguarda invece la formazione professionale delle forze dell’ordine che è fondamentale per far comprendere la gravità della situazione e come intervenire nei casi di denuncia. Il terzo limite riguarda i tempi. La tempestività, richiamata nel codice rosso, di fatto è solo un principio sulla carta poiché i tempi di chiusura delle indagini sono sempre lunghi”. All’evento, moderato dal consigliere nazionale e delegata per Veneto e Friuli Venezia Giulia di Gens Nova, Stefania Bonduan, parteciperà anche Elena di Bernardo, psicologa e psicoterapeuta, la quale si concentrerà principalmente sugli aspetti psicologici della violenza di genere. Ma il percorso di formazione e sensibilizzazione di Gens Nova parte sempre dalla scuola. La mattina, infatti, alle 10.00, il presidente La Scala incontrerà oltre 500 studenti dell’Istituto Enaudi, al centro giovanile di Bassano del Grappa, per parlare loro di legalità e lotta alle mafie. Un progetto che Gens Nova ha avviato in tutte le scuole d’Italia. “La mafia la si combatte già dai banchi di scuola e da dentro la famiglia – afferma l’avvocato La Scala – cominciando a rispettare il prossimo evitando fenomeni di bullismo e cyberbullismo, che altro non sono che forme di prepotenza e la prepotenza non è altro che l’inizio di una vita da mafioso. Si può contrastare anche il femminicidio se a scuola si insegna la legalità”. Ai ragazzi parlerà anche Michela Pavesi, la zia di Cristina, vittima di mafia, morta a causa dell’attentato a un treno portavalori fatto da Felice Maniero, ex capo della “mala del Brenta”. Interverrà inoltre il sindacalista che ha subito diverse intimidazioni per il suo lavoro, Salvatore Livorno, che presenterà anche il suo libro denuncia “Quanta bella monnezza!”.

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