Tiramisù: e se l'avessero inventato i cinesi?
Dunque, per decreto ministeriale, a firma del titolare del dicastero delle politiche agricole,alimentari e forestali, on. Martina e con un'entrata a gamba tesa degna del Montero degli anni migliori da parte dei nostri confinanti furlani, il trevigianissimo "tiramisù" il dolce celeberrimo simbolo della Marca "gioiosa et amorosa" diventa "prodotto agroalimentare tradizionale del Friuli Venezia Giulia". Un'aberrazione da canicola agostana che fa strame dei cari Ada ed Aldo Campeol del buon Nascimben e soprattutto dei 2 Giuseppe, Maffioli e Mazzotti, cultori raffinati e benemeriti della tradizione enogastronomica trevigiana, che ne fissarono canoni e disciplinare, indicando quali ingredienti e quale preparazione occorressero.
E proprio quando a Treviso sta per svolgersi il campionato mondiale di questa goduria da intenditori chè, va detto con schiettezza, il gustarla appieno è un vero rito con regole precise e senza svolazzi pindarici, qui davvero offensivi. Come non ricordare ,rabbrividendo, quella starlette dei fornelli venuta in città a pontificarci un tiramisù di pavesini e robiola, un'infamia per la storia ed un oltraggio per i 5 sensi. Oltraggio che ora si ripete con la "coppa Vetturino" di Pieris e la consorella del ristorante Roma da oggi "tiramisù unico ed autentico". La vicenda fa pensare ad una vera e propria vendetta, servita a freddo, verso l'allora ministro Zaia, oggi governatore del Veneto, che si fece defraudare, senza tanto combattere, del vino per eccellenza del Friuli, il Tocai, padre di ogni "tajùt" che si rispetti, divenuto, anche qui per aberrante decisione politica, "tipicità ungherese". Un' assurda scempiaggine che costrinse lo splendido bianco friulano a ridenominarsi in "Tai", vera oscenità lessicale e storica. In questa imbarazzante vicenda che vede la Politica fare, come purtroppo spesso accade, da maldestro Intruso, s'aggiungono tante "cicale" che, zompando giulive tra documenti consunti, ricettari della nonna, fole da "frasca" - friniscono come "certezze" quelle che sono personalissime congetture.
La tenzone agostana che potrebbe pure interessare il Prosecco, dimostra l'incapacità congenita di uscire dai campanilismi di contrada, deleteri per tutti, per concentrare invece energie e sforzi a creare dei "brand" mondiali , riconoscibili ed inattaccabili . Perchè in questa "caccia" alla primogenitura del dolce più amato al mondo potrebbe spuntare , magari dalle carte del gesuita Matteo Ricci, un bel manoscritto cinese del 1300/1400 che metterebbe la parola fine alla vicenda. Ma finchè ciò non accade, a chi fosse davvero interessato e curioso, dò un'indizio, Vecchio Moncìn, perchè come dicono i sacri testi " chi cerca trova e chiedi e ti sarà dato..". Buona caccia allora!