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Dalla benzina all’elettricità con un kit. Ci ha pensato Treviso

Una rete di autoriparatori, elettricisti, impiantisti ed esperti di elettronica aderenti a Confartigianato della Marca trevigiana, hanno studiato come rendere possibile la conversione

Grazie a un team di artigiani di Treviso anche il Bel Paese ha messo a punto un kit per trasformare la vecchia auto a benzina in un veicolo ecologico che percorre decine di chilometri con pochi centesimi di elettricità. Il kit di metamorfosi, collaudato già in molti prototipi, è pronto per il brevetto. Si parla di un kit standard, perché anche nel nostro Paese non sono mancate le sperimentazioni amatoriali di autoveicoli convertiti da benzina a elettricità, quello che ancora mancava era un kit professionale in grado di superare i rigorosi test di sicurezza previsti in caso di modifiche strutturali agli autoveicoli.

Il progetto, un vero condensato di tecnologia e sperimentazione, si è concretizzato solo grazie alla condivisione delle esperienze fatte sul campo dai riparatori della Marca: per due anni, i tecnici hanno lavorato per la modifica in chiave ecologica delle vecchie autovetture a un costo di trasformazione molto più basso rispetto all’acquisto di una nuova quattroruote elettrica.  La trasformazione, tecnicamente “retrofit” elettrico, accanto ai vantaggi per i cittadini e l’ambiente, secondo Dal Bo potrebbe diventare presto un business capace di rivitalizzare una fetta importante di imprese artigiane. “L’idea è quella che si formi una rete di officine di autoriparatori che già operano.

Come ogni innovazione porta vantaggi e svantaggi e come tale è criticata e omaggiata. Il punto nodale del qui pro quo su quale sia l’auto meno inquinante riguarda la costruzione di veicoli elettrici, perché dispendiosa di anidride carbonica durante il ciclo produttivo; e poi c’è la questione batterie e motori elettrici, colpevoli di provocare impiego eccessivo di materiali nocivi, alluminio, nichel e rame. E a bollare come inquinante il veicolo elettrico è stata l’Università norvegese della scienza e della tecnologia. A suo tempo non si fece attendere la risposta della Commissione Italiana Veicoli Elettrici Stradali secondo cui il paragone tra le diverse alimentazioni vede vincitore sempre l’elettrico in quanto “l’energia impiegata per costruire qualsiasi tipo di veicolo rappresenta una parte minima di tutto il ciclo di vita della macchina, e quindi non è un parametro indicativo per l’analisi”.

Certamente c’è un problemino da risolvere: l’omologazione, un passo indispensabile per avviare la produzione industriale del ‘kit made in Treviso’. La prossima sfida di Confartigianato autoriparazione sarà dunque operare per rimuovere questo ostacolo che rischia di bloccare il progetto. Lo sottolinea Severino Dal Bo’, presidente degli autoriparatori di Confartigianato Veneto: “Se non c’è l’omologazione il kit non può essere commercializzato, se non può essere commercializzato vengono a mancare gli investimenti per fare anche la ricerca e quindi è un po’ il cane che morde la coda”.
A fini di tutela ambientale, il dibattito su quale sia la miglior fonte di approvvigionamento per un automobile non è concluso, e si è svolto a suon di ricerche scientifiche sbandierate qua e là. Ma l’idea di fare il pieno a qualsiasi auto attaccando semplicemente la spina, è ancora decisamente allettante.

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