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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Il Treviso Basket a pochi giorni dall’esordio: la parola a Stefano Pillastrini

Il coach della De' Longhi si racconta ai microfoni di Treviso Today, esprimendo le sue impressioni sul precampionato e sull’imminente avvio di stagione. Preoccupa soprattutto la condizione fisica

TREVISO La settimana della Supercoppa è ormai alle spalle, il Treviso Basket ha battuto Biella in Semifinale per poi cedere contro Trieste, al termine di una partita combattuta. Adesso però viene il bello: domenica 1 ottobre infatti i ragazzi di coach Pillastrini esordiranno in campionato sul campo di Piacenza, mentre la prima al Palaverde è in programma il weekend dopo contro Bergamo. In questi giorni che fungono da vigilia all’inizio della serie A2, abbiamo fatto qualche domanda proprio a Stefano Pillastrini, giunto ormai al quarto anno sulla panchina del Treviso Basket e pronto ad inseguire con decisione il sogno promozione in serie A. Il coach, nativo di Ferrara, ha toccato numerosi temi. 

Coach, partiamo con un giudizio sul precampionato e sulla Supercoppa.

I risultati del precampionato mi interessano relativamente, però abbiamo vinto qualche partita ed è una cosa che di solito non mi capita spesso in precampionato. La squadra ha lavorato con impegno, tuttavia è stata una fase abbastanza problematica. Abbiamo avuto veramente tanti infortuni e sono preoccupato per questo inizio di stagione. Più che altro per il fatto che abbiamo affrontato tutto il precampionato con solo due dei quattro lunghi a disposizione e sarà così anche in questo inizio di stagione. Sicuramente Barbante e Poser hanno dato una gran mano e va loro merito, però questo aspetto pesa.

Sorge dunque spontaneo chiederle com’è la condizione fisica in generale.

Non è buona, già partivamo sapendo che Negri sarebbe stato fuori tutto il precampionato, così come sapevamo che pure Fantinelli avrebbe fatto fatica, d’altronde entrambi i ragazzi hanno subito un intervento chirurgico. Già questo era un handicap importante, poi Bruttini non c’è mai stato e come lui neppure Nikolic, inoltre Antonutti ha saltato diversi giorni. Tutto ciò, aggiunto a problemi che è normale trovare in fase di preparazione, ci ha reso la vita difficile. Le difficoltà però rinforzano dal punto di vista mentale, spero siano dunque utili per il futuro.

Domenica fate l’esordio a Piacenza, che partita si aspetta dal punto di vista tattico? 

Faccio fatica a fare delle previsioni concrete, nel senso che le squadre in precampionato raramente scoprono le loro carte. Sarà la prima partita in cui l’aspetto tattico comincerà ad avere un peso e non ho idea di come possano fare loro e di come possiamo reagire noi. So però di andare lì con dei giocatori bravi e quindi la mia speranza è quella di fare una partita concreta e solida. Chiaramente Piacenza è un avversario tosto, con un mix di veterani di spessore e americani che sanno il fatto loro. E’ una partita difficile così come lo saranno le altre.

I giocatori di fatto sono assieme da poco più di un mese, è dunque normale che vada trovata una certa alchimia nel gruppo. Si aspetta una partenza più difficile rispetto agli anni scorsi?

Può succedere. A dire il vero in carriera non mi è mai capitato, di solito nei miei campionati è una costante che l’inizio e la fine siano le parti migliori, mentre quella centrale il momento in cui abbiamo qualche difficoltà in più. Tuttavia, è vero che la squadra è nuova e abbiamo avuto diversi acciacchi in precampionato, quindi ci può esssere una partenza a rilento.

I giocatori sono quasi tutti nuovi, c’è qualcuno che l’ha colpita in particolare?

Non credo che ci sia una classifica dei singoli da fare, tutti hanno dato il proprio contributo con grande impegno. Ognuno di loro sta cercando di dare una mano alla squadra, vogliono essere utili alla causa comune. Vedo grande coesione e voglia di diventare un gruppo unito, perciò non ci sono classifiche da fare.

Su Barbante e Poser si è già espresso in precedenza, parliamo dunque di De Zardo. L’anno scorso è stato ai box tutta la stagione per due gravi infortuni. Tenendo conto che è un giocatore di qualità, quest’anno cosa può dare?

Sicuramente ha tanta qualità. Ma deve avere tanta pazienza, perché purtroppo gli infortuni hanno sicuramente rallentato la crescita prepotente che stava avendo. Ci deve essere in lui la consapevolezza che non riparte da dove ha lasciato ma per forza di cose più indietro. Perché rientrare dopo un anno in cui subisci due infortuni seri, con il secondo per certi versi ancora più grave del primo, presuppone un adattamento importante. In questo momento gli riesce tutto difficile, ma la sua fisicità e il suo talento prevaranno.  Sono convinto che rivedremo presto il vero De Zardo.

Avete a disposizione ancora un tesseramento non comunitario, tenendo conto della situazione sotto canestro si può dire che aggiungerete un lungo?

No, non abbiamo scelto nessun tipo di settore perché qualsiasi reparto diventa corto in caso di inforunio, specie se succede a due giocatori nello stesso ruolo. Se ad esempio si fosse fatto male uno tra Fantinelli e Sabatini saremmo stati ancora più corti. Non abbiamo nessuna intenzione di spendere il visto per infortuni che speriamo essere di lieve entità, quindi cerchiamo di lavorare per vedere la squadra al completo per poi vedere eventualmente dove intervenire durante la stagione.

La concorrenza per salire in Serie A è tanta, soprattutto per la formula che prevede solo una promozione. Che squadre vede favorite?

Le squadre che si sono mosse sul mercato con più aggressività sono state Trieste, Fortitudo e noi. Anche nell’altro girone ci sono buone squadre, direi Casale su tutte. Ne vedo tante di qualità anche nel nostro, mi riferisco a Udine, Verona e Ferrara. Se vedrò queste squadre al vertice non mi soprenderò affatto, anche se magari avendo un roster più corto rispetto alle prime tre che ho citato avranno bisogno di un’esplosione. Vedremo dunque una stagione bellissima, con tanti avversari validi. Inoltre, il mercato aperto porta sempre a possibili variazioni, per questo bisogna essere prudenti.

Questo sarà il suo quarto anno a Treviso. Rimanere così tanto su una panchina non è facile, specie di questi tempi. Che stimoli si è dato alla fine della scorsa stagione per restare?

Gli stimoli sono fortissimi, sia perché voglio portare Treviso dove merita, sia per la crescita di una società molto bella e organizzata, a cui credo di aver dato il mio contributo. Tra l’altro mi sembra che il trend nella pallacanestro per fortuna stia cambiando, Dalmasson è all’ottavo anno sulla panchina di Trieste e Boniciolli è da parecchio tempo a Bologna. A livello di vertice cito De Raffaele e Buscaglia.  Le società serie programmano per cinque o sei anni, cambiando poco anche quando non arrivano i risultati. Questa è la vera forza di un progetto serio: andare avanti nonostante qualche risultato possa essere al di sotto delle aspettative. Noi abbiamo fatto tre stagioni bellissime e spero che le prossime siano in linea con quelle appena passate.

A questo punto, in bocca al lupo per domenica!

Crepi il lupo!

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