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Un trevigiano alla "Race Across the West" negli USA: Walter Cadamuro tenterà l'impresa

Il 44enne di Cimadolmo è pronto per ritentare l'avventura di percorrere 1500 chilometri in bici attraverso gli Stati Uniti, per un'anticipazione della gara più lunga e dura al mondo

CIMADOLMO Il trevigiano Walter Cadamuro ci riprova! Dopo la sfortunata partecipazione dello scorso anno che lo ha visto abbandonare la gara solo dopo appena 500 miglia, il 44enne sarà di nuovo alla partenza ad Oceanside CA il prossimo 13 Giugno (insieme al connazionale Marcello Luca). Il tutto per raggiungere un sogno, quello di raggiungere la città di Durango in Colorado e portare così a termine la 'Race Across the West' negli USA (appuntamento propedeutico alla RAAM). Una corsa che anche quest'anno è stata preparata meticolosamente, soprattutto per evitare i guai fisici (al classico 'sottosella', n.d.r.) che nel 2016 lo avevano costretto anzitempo a terminare il suo percorso verso il traguardo.

Ma che cos'è la RAAM? "Beh, si tratta 'semplicemente' di quella che viene considerata dagli amanti dell'ultracycling la gara pià lunga e dura al mondo" racconta Cadamuro, "per me poi un sogno che coltivo da anni. Chi sà cosa è la teme e la ama allo stesso tempo. Mi sono posto questo obbiettivo tanto tempo fa ormai e so che è un progetto ambizioso e un pò folle, di certo non per tutti, ma ho imparato che nelle cose in cui si crede bisogna anche osare. Ed è quello che farò negli Stati Uniti".

Walter partirà quindi il prossimo 13 giugno e dovrebbe arrivare a Durango qualche giorno dopo, il 17, dopo ben 1494 chilometri trascorsi a pedalare in bicicletta. Ad accompagnarlo in questa avventura ci sarà una 'crew' di tutto rispetto composta da: Mauro Farabegoli (presenza quasi costante dal 2000 ad oggi), Marino Balzani (anche lui spesso presente dal 2007 ad oggi), Marco Stefani (in gara nel 2016), Moreno Colla, Paolo Perissinotto, Paolo Pasin e William Forniz. Un team di spessore quindi, anche perchè appuntamento molto atteso come anticipazione della Race Across America che incorona solo i migliori atleti di ultra-endurance. La RAAM è infatti fra le più note imprese di resistenza. Non è una corsa a tappe, ma una gara no-stop, la più ardua che esista: 5000km dal Pacifico alla costa Est, con i migliori che impiegano poco più di 7 giorni per attraversare il continente. La fatica fisica è indubbia, con il sonno e l'alimentazione a vestire i panni di avversario più temibile e il vincitore ufficiale è il primo concorrente in solitario che arriva al traguardo.

Il progetto del noto atleta trevigiano è poi sostenuto dall'azienda Elastic Interface by CyTech di San Vendemiano, la società Bike Siystem di Carbonera e dal Dynamo Camp per un risvolto anche sociale per i bambini gravemente malati. "Tengo a precisare che non ho alcun passato agonistico se non da amatore sia della corsa che della bike. In passato ho comunque fatto diverse maratone e granfondo in mtb, ma da subito ho capito che non ero fatto per le gare sprint, ma per le gare dove entrava un po’ in gioco la resistenza di testa. Dopo anni di digiuno per le mille cose della vita, quali lavoro, casa, famiglia, a quarant’anni quasi inaspettatamente ho voluto rimettermi in gioco scoprendo il triathlon e puntando direttamente a gare medio lunghe quali il 70.3 e gli ironman. Dopo 4 ironman in due anni, nei quali ho scoperto la bellezza di poter fare giri lunghi in bike, sempre più è emerso quel sogno, chiuso in un cassetto, di poter percorrere la Monument Valley in bicicletta. Un sogno, fin dai tempi di Biasiolo, quando leggevo di lui e vedevo la softride che aveva...sognavo, sognavo e sognavo. La RAAM è sempre stata 'La gara' per me, ancor oggi un miraggio perché la considero per pochi, nessuno può immaginare neanche lontanamente cosa possano essere tutti quei giorni continuamente in bici. Però so che posso puntare a realizzare il sogno di fare un po’ di questa gara, quasi un terzo, forse il più bello, il West degli Stati Uniti". Da un anno ormai però Walter Cadamuro ci ha preso gusto, partecipando il mese scorso anche all Race Across Italy in preparazione del viaggio negli 'States':

"Oramai ci siamo, maggio è stato un mese un pò così, di alti e bassi, con anche un'ultima settimana che mi ha portato tre giorni di influenza e raffreddore che inizialmente ho fatto finta di non sentire. Meglio ora che più avanti. Probabilmente il fisico mi ha detto di fermarmi e così ho fatto. Quest'anno la gara mi dà meno tensione, so che quel che dovevo fare come allenamento l'ho fatto, trascurando le ultime settimane causa gli altri impegni quali lavoro, il mio Marco e organizzazione viaggio. Non so interpretare questo mio pre partenza. Sempicemente non ci penso. Son consapevole che ho i miei soliti problemini soprasella, ma quest'anno sono molto più preparato nell'affrontarli. Sò cosa mi aspetta, so che siamo pronti a battagliare, e sopratutto non dò per scontato assolutamente niente. sono 15 'Time station', le affronterò una alla volta , piccoli grandi traguardi con un nemico principale, il caldo. I 28 gradi di questi giorni sono un assaggio. Lì avremo dai 35 ai 45 gradi durante il giorno, un pò più secchi , ma pur sempre una temperatura superiore a quella del nostro corpo, quindi non si espelle calore all'aria. Sono 8 mesi in cui ho fatto 11000Km, molti fatti sui rulli, circa 400h di allenamento, con lo stesso sistematico programma settimanale, tutti i giorni feriali 1h secca in pausa pranzo e i sabati il lungo, domenica riposo dedicato al mio Marco. Son contento della mia determinazione nell'aver affrontato sta sfida, ho dato e investito veramente tanto quest'anno, tanto tempo, tanta energia e anche economicamente. Sono azzardi, rischi che fai solo se ci credi e sogni fino in fondo, forse solo perchè si è folli. Non c'è un perchè. Qualcuno mi ha detto "Che gusto ci trovi?", non gli ho risposto, perchè non si può spiegare perche si fanno ste cose. Uno le ha dentro, e la peggior cosa è non tentare. Mi rifaccio ad un post di un'amica (Giulia): "Tra vent'anni non sarete delusi dalle cose che avete fatto, ma da quelle che non aveter fatto. Mark Twain". Io non elogio il fisico di chi fa questa disciplina, ma la mente, sono affascinato dall'energia, dalla convinzione che hanno queste persone, quasi sempre mai state professioniste. E' la testa che ti porta alla fine, e nella testa, in tutte quelle ore passa di tutto, passano i ricordi, di tutti i tipi, passano le emozioni, passano le lacrime senza un perchè. E le emozioni sono sempre più forti, più avanti vai, più ti lasci trasportare dalla squadra, dai messaggi degli amici. E la squadra è fondamentale, ho avuto la fortuna di avere al mio fianco degli amici che mi hanno aiutato con tutta la loro forza a raggiungere i miei traguardi. Loro lo sanno che sono grato per sempre. Perché mi hanno regalato dei momenti di gloria e felicità che ricorderò a vita. Come ho gìà detto tempo fà, quest'anno ho voluto dare un risvolto comunicativo ad un'associazione che si occupa dei bambini, Dynamo Camp. Spero di dare anche solo un minimo di contributo a far conoscere questa bellissima associazione, che ha come obiettivo una cosa che noi tutti amiamo, dare un sorriso ai bambini meno fortunati, a dar loro e ai loro familiari momenti di felicità che altrimenti non potrebbero avere. I bimbi sono il nostro futuro, e la loro infanzia, la loro felicità, la loro serenità è un dovere di tutti noi.  Chiudo questa mia riflessione pomeridiana con alcune foto fatte alle mie due signore che mi accompagneranno in questo viaggio e alla mia divisa.  Grazie a tutti di seguirmi, e , credetemi, avrò bisogno del vostro aiuto. Ci conto! RAW sto arrivando!"

"Purtroppo non esiste il modo di replicare le condizioni in cui ci si troverà negli Stati Uniti. Non c’è gara in Europa cosi lunga o così calda (deserto dell’Arizona) o addirittura alienante (i rettilinei monotoni del Kansas!!) come la RAAM. La Race Around Ireland potrebbe essere un buon banco di prova con i suoi 2200 km e soprattuto le condizioni climatiche avverse. Anche partecipare alla Parigi-Brest-Parigi o alla 1001 miglia negli anni che coincidono con la RACE ACROSS AMERICA in solitaria da randonneer sarebbe l’ideale. Le randonnèe, sebbene qualcuno sostenga il contrario, per chi si avvicina alla RAAM sono fondamentali. Da subito alla RAAM si è costantemente a rischio di DNF (did not finish), dalle prime ore di gara le condizioni climatiche iniziano ad essere difficili, si abbandona rapidamente la costa californiana per dirigersi verso la porta dell’inferno, Borrego Spring. 21km, la Glass Elevator, così chiamata perché è molto ripida e segna la differenza tra temperature ancora influenzate dall’oceano a temperature desertiche, quindi secche e decisamente più elevate. Quindi è facile che si passi dai 30 ai 40/50 gradi. Una discesa calda, che chiarisce subito le idee, facendo capire al corridore a cosa andrà incontro." (cit. "Di Race Across America non si guarisce più")

Race Across The West 2016 - WALTER CADAMURO from raamitalia on Vimeo.

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